10 MULTINAZIONALI AI RAGGI X!

Scopri il Marchio, questo è il nome della campagna condotta da Oxfam, che ha voluto “fare il processo” a dieci tra i principali marchi diffusi al mondo.
Quando parliamo di marchi intendiamo multinazionali come Nestlé, Coca Cola, Unilever, Mars, Kellog’s e molte altre, tutte specializzate nella violazione di svariati diritti, da quelli ambientali, a quelli umani, senza risparmiare quelli animali.
L’indagine è stata condotta sulla base di alcuni aspetti fondamentali che dovrebbero essere una priorità per ogni azienda:

  • il rispetto dei diritti dei lavoratori e dei contadini impiegati nella loro filiera nei paesi in via di sviluppo;

  • l’attenzione alla tematica di genere;

  • la gestione della terra e dell’acqua utilizzate nel processo produttivo;

  • le politiche di contrasto al cambiamento climatico;

  • la trasparenza adottata dall’azienda nella propria attività. 

C’è da tener conto che in questa indagine non è stato scelto come ulteriore parametro di giudizio il benessere animale, in particolare, quando si parla di queste corporazioni, per quanto riguarda i test che troppo spesso e facilmente finanziano su milioni di vite innocenti. Affermiamo senza alcun dubbio che il risultato ottenuto in questa indagine sarebbe stato ulteriormente negativo se anche questo fondamentale aspetto fosse stato considerato. 

precedenti tristemente noti: la Coca-Cola Company, a fine anni ’90, lasciò la popolazione indiana senza acqua per poter produrre la bevanda più consumata al mondo… troppo cara per le tasche degli indiani assetati.

Nel tempo abbiamo imparato a conoscere i crimini commessi da queste aziende: deforestazione, regimi oppressivi verso i popoli e le tribù che abitano le aree prescelte nelle quali erigere stabilimenti e industrie; prosciugamento delle risorse idriche locali, inquinamento di aria e acqua dovuto alla fuoriuscita di sostanze chimiche dalle varie industrie e dall’utilizzo di pesticidi, con conseguenziale morte delle specie vegetali e animali, oltre che al rischio di intossicazione e dell’insorgere di gravi patologie che corrono milioni di persone.
Tutte le grandi multinazionali, quando vengono interrogate su questi aspetti, si dichiarano sempre sensibili, impegnate costantemente a migliorare le condizioni lavorative dei propri dipendenti, a tutelare maggiormente l’ambiente e le forme di vita che ospita, a prendersi cura degli interessi e della salute dei consumatori… ma quasi sempre queste restano solo belle parole. 

Questi sono i risultati emersi dall’indagine condotta dalla Oxfam:

  • donne: alcune imprese hanno riconosciuto i diritti delle donne e i loro bisogni, ma nessuna ha intrapreso misure concrete per eliminare la discriminazione delle donne coinvolte nella loro catena produttiva;

  • terra: nessuna delle 10 Sorelle del cibo (così Oxfam ha rinominato le dieci corporazioni in questione) ha dichiarato guerra al land grabbing, nonostante tutte loro acquistino materie prime – olio di palma, soia, zucchero – spesso oggetto di fenomeni di accaparramento di terra e acqua a discapito di intere comunità locali;

  • trasparenza: se è vero che Nestlé e Unilever sono più aperte riguardo ai paesi da cui provengono le loro materie prime, né queste aziende né tutte le altre forniscono sufficienti informazioni riguardo ai propri fornitori, e questo rende molto difficile verificare quanto gli impegni in materia di sostenibilità e responsabilità sociale siano effettivamente attuati;

  • acqua: tutte le aziende esaminate stanno complessivamente aumentando la loro efficienza rispetto al consumo di acqua, ma la maggior parte non ha adottato politiche che limitino il proprio impatto sulle risorse idriche locali. Solo Pepsi si è impegnata a consultarsi con le comunità locali, mentre Nestlé ha sviluppato delle linee guida per i propri fornitori sulla gestione dell’acqua;

  • cambiamenti climatici: tutte le aziende hanno intrapreso alcuni passi per ridurre le emissioni di gas serra, ma solo Mondelez, Danone, Unilever, Coca Cola e Mars pubblicano rapporti sulle emissioni associate alla propria produzione di cibo, e solo Unilever ha assunto l’impegno di dimezzare il proprio impatto sull’effetto serra entro il 2020. Nessuna delle 10 sorelle del cibo ha ancora sviluppato delle politiche volte ad aiutare i contadini della propria filiera di produzione a rovesciare gli effetti del cambiamento climatico;

  • sostegno ai piccoli produttori: nessuna delle aziende esaminate si è ufficialmente impegnata a retribuire un salario equo ai braccianti o a stipulare accordi di commercio equo con i produttori agricoli. Solo Unilever ha adottato linee guida specifiche che favoriscono il rifornimento da produttori di piccola scala. 

Senza voler fare gli irriducibili, ma neanche passare per gli avvocati del diavolo, vogliamo specificare che, il fatto che queste aziende dicano di prendersi degli impegni, non significa che li rispetteranno; infatti, se così fosse sarebbero tutte immacolate da tempo.
Il consiglio che vi diamo noi è sempre quello di no finanziarle, di evitare i prodotti commercializzati da queste aziende privilegiando invece quelli più locali, a chilometro zero, contribuendo così a limitare anche le emissioni di Co2 dei trasporti.