Brasile – Samarco: un crimine ambientale che poteva essere evitato

Nao Foi Acidente, non è stato un incidente quello che il 5 novembre scorso ha sconvolto il Brasile, seppellendo di fango tossico la città di Bento Rodrigues per poi riversarsi nel Rio Doce, fiume che si estende per 650 chilometri sino a sfociare nell’Oceano Atlantico.anti-mining-brazil-300x225
“La più grande catastrofe ambientale nella storia del Brasile”, così è stato rinominato questo disastro che ancora oggi continua ad essere ignorato da molti media, ma in verità si dovrebbe parlare di crimine ambientale.
Il crollo della diga di contenimento di rifiuti tossici prodotti dalle operazioni minerarie condotte da Samarco, per cui adesso sono incriminate anche le imprese Vale (del Brasile) e BHP Billiton (anglo-australiana), forse poteva essere evitato.
Le multinazionali coinvolte nel fatto potrebbero essere incriminate per danno ambientale, e gli amministratori e funzionari accusati di omicidio (volontario o involontario).
Ma l’iter di negligenza che caratterizza questo disastro parte a monte, in quanto la licenza rilasciata a Samarco per condurre le operazioni minerarie era scaduta già da due anni quando la diga è crollata.
Una negligenza che ha provocato 17 vittime, 2 dispersi, la morte di migliaia di animali, foreste tropicali devastate e lasciato 280.000 persone senza acqua potabile.
Il fango tossico fuoriuscito dalla diga di Samarco scorre ancora, i rilevamenti effettuati nel Rio Doce hanno evidenziato un’elevata presenza di metalli pesanti e batteri, acque avvelenate che da oltre tre mesi continuano a riversarsi nell’Oceano Atlantico.
Il governo brasiliano ha richiesto alle multinazionali implicate il pagamento di una multa per l’ammontare di 5.2 miliardi di dollari.
Una sanzione utile solo ad ingrassare le tasche di un governo che ha permesso questo disastro, come sta permettendo la devastazione ambientale portata dalla centrale idroelettrica di Belo Monte.belo_alligator2
La multa combinata alle aziende coinvolte nel crollo della diga non impedirà loro di proseguire il lavoro, in Brasile o altrove, con il rischio evidente che presto si ripetano tragedie analoghe, figlie di un falso progresso che gioca con la vita della Terra e di chi la abita.

Fonti: Earth First Journal – GreenMe