Un muro contro natura

Siamo tutt* abitanti della Terra, un pianeta che ospita infinite specie vegetali e animali, tra cui l’animale umano, alle quali dovrebbe essere garantita la possibilità di vivere e muoversi liberamente, attraverso un rispetto reciproco che impedisca di stilare classifiche in base alla specie di appartenenza, al sesso, all’etnia, alla religione o al genere.
Invece alimentiamo un già sufficientemente diffuso clima di intolleranza e di desiderio di dominio istituendo confini e barriere là dove prima regnava la natura libera e incontrastata, limitando così la vita degli animali umani e non umani, e persistendo in quell’opera di violenza perpetrata ai danni della Terra.

Nel 2009, sul confine tra Stati Uniti e Messico, è stata avviata la costruzione di una barriera che ora si estende a intermittenza per 650 miglia: una linea d’acciaio alta cinque metri che taglia come una cicatrice il Lower Rio Grande Valley National Wildlife Refuge vicino a McAllen, in Texas.wall usa messico
Prima dell’inizio dei lavori, il Dipartimento texano dei Parchi e della Vita Selvatica aveva stilato una lista delle specie che con probabilità sarebbero state colpite dal progetto. In questo rapporto figuravano 10 di piante e diversi animali presenti nelle liste federali e statali come specie a rischio, 23 sulla lista texana e altre dozzine di specie che sarebbero state minacciate, ma nonostante questo il muro è stato eretto.
La barriera è stata costituita con l’intenzione di limitare l’immigrazione clandestina tra Messico e Stati Uniti, un progetto che rischia di espandersi, come hanno promesso i candidati alla presidenza Ted Cruz, Donald Trump e Marco Rubio nel caso fossero eletti.
Le sezioni del muro presenti nella parte del Texas intersecano e isolano terreni pubblici e privati, minacciando di decimare habitat naturali e lasciando ad appassire intere comunità che si basano sul turismo da entrambi i lati del confine. Il danno ambientale e sociale provocato da questo muro va a pesare sulle spalle di chi prova ad attraversare il confine dal Messico agli Stati Uniti in cerca di asilo.
La valle del Rio Grande è uno dei luoghi più ricchi di biodiversità dell’America del Nord con più di 700 specie di soli vertebrati e lì vi passano due delle più importanti rotte di uccelli migratori, arrivando a contarne anche 500 specie differenti.rospo
Le specie maggiormente minacciate dall’opera sono quelle di taglia ridotta che appartengono a piccole popolazioni, i cui habitat sono stati direttamente danneggiati dalla spaccatura portata dalla barriera. Molte di queste specie rientrano già nella lista di quelle danneggiate: i rospi Arroyo, le rane californiane dalle zampe rosse, le salamandre dalle macchie nere, le tartarughe di stagno del Pacifico e il jaguarondi, un piccolo gatto selvatico.
Un ulteriore studio ha evidenziato l’effetto di isolamento provocato dalle limitazioni di movimento dovute alla barriera: in questo modo, le varie specie arrivano a ridurre gli scambi di materiale genetico e gli animali diventano molto più vulnerabili alle malattie. Tra queste specie, le principali sono il gufo pigmato ferrugginoso, la pecora dal corno grosso, gli orsi neri e i puma.
I pali della barriera attraversano la Nature Conservacy’s Lennox Foundation Southmost Preserve vicino a Brownsville e i membri dello staff hanno osservato un incremento dei numeri di cervi dalla coda bianca e di javelina in quella zona.
Un pessimo segnale: il numero di questi animali infatti non è aumentato, ma la loro vita selvatica è stata forzata fuori dal proprio habitat naturale che li ha poi spinti verso la riserva.
Laura Huffman, direttrice della succursale texana della Nature Conservacy’s, ha dichiarato:

La barriera è la definizione perfetta della frammentazione dell’habitat, la vera e propria definizione di ciò che inibisce il libero movimento della vita selvatica all’interno del proprio habitat naturale.

La barriera colpisce il 70% dei tre rifugi nazionali della vita selvatica della valle, e sono stati osservati drastici cambiamenti nei movimenti degli animali. Molti di loro, tra cui le linci rosse, hanno capito che esistono delle aperture tra le sezioni della barriera e sono stati visti muoversi su entrambi i lati del muro.lince rossa
Partendo dal fatto che gli animali si muovono tanto quanto ne hanno bisogno, ma non di più, questo suggerisce che qualcosa li sta obbligando a cambiare abitudini, anche se questo significa percorrere un chilometro in più del solito per fare il giro della barriera, come ha dichiarato la biologa del U.S. Fish and Wildlife Service (FWS) Hilary Swarts.
Le linci rosse probabilmente non riescono a trovare sufficiente cibo da un lato solo della barriera; questo significa che se il muro fosse ingrandito loro rischierebbero di morire a causa della carenza di risorse.
La valle del Rio Grande è anche la casa dei circa cinquanta gattopardi rimasti negli Stati Uniti, ma potrebbero non sopravvivere ai danni provocati dalla barriera che ha frammentato il loro habitat, separando queste poche dozzine di felini texani dai loro cugini più grandi e geneticamente diversi che risiedono nel Messico settentrionale, un incontro fondamentale per il mantenimento della specie.

La barriera non va allargata, ma abbattuta, perché a lungo termine questa limitazione può determinare l’estinzione di molte specie animali. Ma va abbattuta anche per il significato in sé che trasmette, affinché possano essere sgretolati tutti quei simboli di intolleranza, divisione e spaccatura artificiali che stanno affliggendo la Terra.

Fonte: Newsweek