Donne di lotta e resistenza

Mimose, cene fuori con le amiche e regali.
La giornata della donna per molte persone ormai ha esclusivamente questo significato, una festa, ma in realtà si dovrebbe trattare di un’occasione di riflessione.
Questa giornata di celebrazione ha origine l’otto marzo del 1908, in seguito all’incendio scoppiato in una fabbrica di New York che costò la vita di centinaia di donne.
Un fatto di cui però non si hanno dati precisi, tanto da mettere in dubbio che sia realmente accaduto.
Da quel momento però l’otto marzo è diventato il giorno della donna, ma se anche le sue origini e il suo significato sono stati manipolati e persi nel tempo, così non si può dire delle condizioni di diseguaglianza e, spesso, schiavitù che molte donne, quelle che non possono festeggiare, sono costrette a subire ancora oggi: sfruttate in molti stabilimenti orientali (ma non solo) di proprietà di multinazionali come Nike, Adidas e McDonald’s, solo per fare alcuni nomi, per il consumismo occidentale.
Per questa e molte altre ragioni, a prescindere dall’origine di questa ricorrenza, vogliamo cogliere l’occasione per rendere omaggio a tutte quelle donne che lottano per qualche ideale di liberazione, che hanno lottato, che sono soggette a schiavitù, atti di violenza o prevaricazione, ricordando le vicende di alcune di loro il cui esempio ha cambiato il corso della storia.
Come Rosa Louise Parks, un’attivista statunitense figura simbolo del movimento per i diritti civili, che nel dicembre del 1955 diede vita al boicottaggio degli autobus a Montgomery quando si rifiutò di cedere il posto a una persona bianca.
Rosa, non trovando posto nella fila riservata alle persone “di colore”, si sedette nell’area comune, ma l’autista poco dopo la incitò a lasciare il posto a una persona bianca salita dopo di lei. Rosa fu arrestata e incarcerata con l’accusa di aver violato le norme civili che, all’epoca, obbligavano i neri a lasciare il posto ai bianchi nel settore comune, divenendo da quel giorno “The Mother of the Civil Rights Movement”.
Molti, però, forse non sanno che una vicenda analoga si era già svolta a Montgomery, in Alabama, con qualche mese di anticipo quando il 5 marzo dello stesso anno fu Claudette Colvin a essere arrestata per le stesse ragioni che videro l’incarcerazione di Rosa.claudette-colvin
Claudette fu pioniera del movimento dei diritti civili afroamericani, ma i leader del movimento di Montgomery non vollero fare di lei un’icona in quanto si trattava di un’adolescente rimasta incinta di un uomo sposato.
Il gesto di entrambe queste donne ha permesso di dare il via a una rivoluzione, come la resistenza di Maxima Acuna rappresenta uno dei simboli della lotta per la difesa e la liberazione della Terra.
Maxima vive nel nord del Perù, nella regione di Cajamarca, dove si trova la più grande miniera d’oro a cielo aperto di tutta l’America latina, e che la multinazionale statunitense Newmont Mining vorrebbe espandere attraverso una società satellite, la Yanacocha.
Le estrazioni d’oro, soprattutto quando si tratta di miniere a cielo aperto, prevedono l’impiego di grandi quantità di risorse idriche oltre all’utilizzo di cianuro, una sostanza nociva sia per le persone che per l’integrità della biodiversità vegetale e animale.
Maxima ormai da diverso tempo sta conducendo una lotta per impedire l’ampliamento della miniera, contro le minacce e le intimidazioni che riceve ormai quotidianamente, per difendere la propria famiglia e l’ambiente che abita da sempre, come racconta nel documentario Agua de Oro.

Dobbiamo intraprendere la lotta in tutte le parti del mondo, ovunque siamo, perché non abbiamo un pianeta di ricambio, abbiamo solo questo, e dobbiamo agire – Berta Caceres.

Non possiamo che chiudere con il ricordo di Berta Caceres, attivista ambientalista e per i diritti delle popolazioni indigene, assassinata il 3 marzo scorso nell’est dell’Honduras, un fatto che la polizia locale tenta di far apparire come una rapina finita male.
Berta è stata uccisa perché lottava e credeva in un mondo libero da regimi oppressivi e prevaricazioni ai danni dell’ambiente e delle popolazioni, come aveva dichiarato nel corso di un’intervista rilasciata alla CNN:

Lo Stato honduregno sta mettendo in atto una politica di criminalizzazione. Lo si vede dalle leggi che sono state approvate. Hanno criminalizzato il diritto umano a difendere il bene comune e l’ambiente, dando alle multinazionali il privilegio incredibile di operare in
Honduras in assoluta impunità.

In Honduras, tra il 2010 e il 2014, sono stati registrati 101 omicidi ai danni di attivisti ambientalisti, come è stato denunciato dal Copinh, realtà di cui Berta faceva parte, e che si occupa di denunciare le violazioni dei diritti umani, fermare le speculazioni minerarie, ha contribuito alla realizzazione di aree forestali protette, scuole, radio comunitarie, centri medici, anti-violenza e di formazione personale, un movimento spesso minacciato dagli squadroni della morte ingaggiati dalle multinazionali.
Lo stesso Copinh ha dichiarato che negli ultimi mesi Berta aveva ricevuto diverse minacce e intimidazioni per l’impegno e il ruolo che svolgeva all’interno del movimento:

Il Copinh è portatore di un’alternativa centrata sulla dignità umana, sul rispetto dell’ambiente e su una visione di giustizia sociale ed economica antipatriarcale, anticapitalista e antirazzista. Crediamo che la solidarietà non abbia frontiere, parte di una visione condivisa che lega tutte le realtà che si battono per la vita e il rispetto dei beni comuni. In Italia, abbiamo marciato al fianco del movimento No dal Molin, a quello No Tav e, lo scorso ottobre a Roma, per i curdi del Rojava. Il nostro appello è quello di unirci per una globalizzazione delle lotte, tesa a osteggiare la distruzione dei popoli indigeni per mano degli interessi corporativi…per oltre un anno, i nativi hanno bloccato l’accesso al cantiere resistendo a sgomberi, aggressioni, arresti, torture. Presentato ricorso all’International finance corporation (Ifc), ente finanziatore e braccio privato della Banca Mondiale, la leader indigena ha portato il caso fino alla Commissione dei diritti umani interamericana. L’ennesimo omicidio di un membro del Copinh ha convinto la Sinohydro a sciogliere il contratto e l’Ifc a ritirare i fondi. Un traguardo importante, strappato col sangue.

Una vittoria che Berta ha ottenuto a discapito della propria vita, ma il suo ricordo rivive nell’ambiente e nei fiumi che ha contribuito a salvare, molto cari alla tradizione lenca, che si pena che siano animati da forze spirituali.
Il suo impegno e la sua memoria vivranno in eterno nelle azioni di chi continua a condurre lotte per la liberazione della Terra e per i diritti civili, che adesso saranno portate avanti anche nel suo nome.berta

Fonti: Agoravox – Internazionale – Internazionale