Seal: la foca prigioniera dei rifiuti

Oggi vogliamo riportarvi la storia di Seal, per raccontare quella di migliaia di animali non umani marini che ogni giorno rimangono prigionieri degli strumenti usati per la pesca o dei rifiuti, soprattutto quelli di plastica, che finiscono nelle distese d’acqua della Terra.
Seal è una foca grigia che martedì 12 aprile, presso le coste di Cruden Bay, in Scozia, è rimasta intrappolata in una rete con la sua testa; i soccorsi hanno dichiarato di essere rimasti scioccati dalla quantità di materiale che avvolgeva il suo collo.foca reteI volontari hanno prelevato Seal per portarla al centro di soccorso SPCA di Drumoak, dove è stato possibile liberare la foca dalla rete che le impediva ogni movimento.
Grazie ai tempestivi soccorsi, Seal non ha riportato ferite ed è stato possibile restituirla al mare in tempi rapidi, come testimonia la foto che segue, dove la foca si gira verso le persone che l’hanno aiutata, quasi a cercar conferma di poter tornare a casa sua.foca liberataQuesta è una storia a lieto fine, ma deve far riflettere sui danni collaterali provocati dai rifiuti che sempre più invadono i mari e la cui produzione ognuno/a di noi può impegnarsi a diminuire, per esempio cessando l’acquisto di tutti quei prodotti confezionati in vari strati di plastica.
E poi c’è la pesca, una pratica che, oltre a saccheggiare i mari, strappando dal proprio habitat circa un trilione di specie ittiche ogni anno per ragioni di mero guadagno, causa spesso il ferimento e in molti casi la morte di animali non umani che trovano la propria casa occupata dai pescherecci e dagli strumenti di sfruttamento utilizzati da questa industria.

Fonte: The Dodo