Riflessioni antispeciste: l’evoluzione è presa di coscienza

Il veganismo, punto di partenza e trampolino di lancio verso la cultura e il percorso antispecista, è una scelta altruistica, forma di opposizione e di critica radicale nei confronti di quel sistema votato al consumismo, al capitalismo, allo specismo, all’esaurimento di ogni risorsa della Terra.
Ultimamente termini e definizioni che dovrebbero rappresentare un’idea ben precisa di società, vengono invece usate e attribuite senza giusta causa, più per motivi di aggregazione tendenti all’auto-ghettizzazione, o per identificare mere scelte commerciali che di fatto svuotano il veganismo dei suoi valoro originari.
Un panorama che porta a definirsi vegan o antispecista senza molto spesso sapere veramente di cosa si sta parlando, pensando magari che il tutto si riconduca ad una semplice, quanto riduttiva, scelta alimentare, ad una moda o, peggio ancora, un bacino dove poter sfogare manie di protagonismo e il proprio ego.
L’obiettivo, il fine ultimo di cui bisogna esser consci quando si intraprende il percorso antispecista deve essere rappresentato dal rispetto nei confronti di ogni forma di vita che abita la Terra, iniziando dalla Terra stessa, senza distinzione alcuna di etnia, credo religioso, sesso o specie.
Un rispetto che va espresso attraverso ogni singola scelta quotidiana e che è fondamentale riuscire a riprodurre ogni qual volta si scende in piazza per mostrare la verità, attraverso una comunicazione che sia rigorosa, ma non prevaricatrice.
A tal proposito oggi vi proponiamo la riflessione di Alec Dreiser, che ha voluto condividere con noi/voi la sua personale esperienza di avvicinamento al veganismo e, di conseguenza, all’antispecismo.

Ho scelto questo scatto di Rossella Di Micco un'artista che ammiro molto, per raccontare tutto questo movimento interiore, che possa diventare simbolo in tutti i cuori del pianeta. (Alec Dreiser)

Ho scelto questo scatto di Rossella Di Micco un’artista che ammiro molto, per raccontare tutto questo movimento interiore, che possa
diventare simbolo in tutti i cuori del pianeta. (Alec Dreiser)

Le etichette e i generi creano aggregazione e separazione. La mia scelta radicale di non cibarmi di altri esseri viventi muniti di sistema nervoso centrale, avvenne senza piena coscienza del movimento vegano. L’adesione dopo fu ovviamente necessaria non per aggregazione, ma per unione nella lotta, che ritengo personalmente fondamentale e scevra da giudizio verso chi non segue questa filosofia. Appoggiare la causa fu una reazione proporzionale alla mia presa di coscienza su certi movimenti economici, politici e sistemici che girano intorno alla macchina business animale. La mia lotta interiore nel quotidiano è per la resistenza contro il capitale, contro le corporazioni, contro un sistema ignorante che muove sul controllo di una massa critica dormiente e pigra che preferisce vibrare sull’odio, sulla violenza, sulla rabbia, sul rancore e sulla vendetta invece che sull’amore e il rispetto incondizionati, la pace, la tolleranza, l’intelletto e la ricerca di alternative concrete. Quindi la questione salutista o etica non mi hanno mai toccato perché secondo me lì interviene il buonsenso come legge cosmica universale. Sempre però solo subordinata alla coscienza della realtà esperita del singolo individuo che AGISCE, quando per EMPATIA è nella condizione di SAPERE e quindi di ESSERE. Basterebbe avere un minimo coscienza di sé e sapersi ascoltare. Detto questo conosco amici compagni onnivori – consapevoli delle loro scelte erronee per loro stessi, esposte con autocritica invidiabile – che stimo e che ammirano le mie di scelte. Amici che tra l’altro hanno fatto la scelta di boicottare allevamenti intensivi e ridurre di molto il consumo di proteine animali verso quello che spero potrà essere un cambiamento più consapevole per un futuro in cui si possa prendere consapevolezza che sono proprio gli allevamenti bio e non intensivi i primi coinvolti nella macchina dell’olocausto animale. Ogni anno, durante qualunque festa di impostazione religiosa, ho lottato per svegliare coscienze con azioni su atti non necessari come il consumismo, proprio nei giorni dove culturalmente il sistema sionista in cui viviamo ci invita a sacrificare innocenti indifesi, portandoci costantemente all’omologazione priva di coscienza interiore individuale. Parlo di sacrifici biblici e delle curiose evoluzioni postume (come l’omicidio perpetuato “senza recare sofferenza” all’animale sacrificato per la carne halel araba, come per altre culture/credo non occidentali o di impostazione monoteista). Dobbiamo superare il momento storico in cui ci siamo interrotti: il medioevo. Dobbiamo ritrovare la gnosi e la curiosità di evolverci su tutti i livelli, da quello spirituale a quello sociale, da quello interiore a quello relazionale. Viviamo in un mondo virtuale dentro una menzogna che chiamiamo sistema. Questo sistema non funziona palesemente ma ci illudiamo e lo nutriamo perché governati dalla paura del cambiamento. Chi fa ogni tipo di scelta anti sistema è spesso messo nella condizione di doversi spiegare e fare buon viso a cattivo gioco. Chi sceglie di diventare vegano come posizione politica (l’unica sensata a mio avviso) deve ridere della bassa ironia e della superficialità con cui viene trattato l’argomento da chi non è interessato al cambiamento, o da chi con arroganza vede qualunque forma di moto con paura e risponde con l’unico riflesso possibile: la volgarità. E’ un problema tipico di ogni contro cultura. Però la mia riflessione non vuole andare a chi non ha fatto la scelta di cambiare, perché ripeto: la realtà esiste solo subordinata alla coscienza individuale. Voglio parlare a tutti i fratelli compagni vegani che uniti nella lotta sono stanchi e arrabbiati. Condivido la vostra stanchezza e la vostra rabbia. Ma voglio ricordarvi che la nostra è una lotta armata di luce per perseverare verso l’amore. Non possiamo svegliare le coscienze con il terrorismo mediatico carico di rabbia, perché così facendo generiamo repressione, controllo e alibi a chi vuole invece ostacolare la lotta con programmatica consapevolezza – parlo delle multinazionali, delle corporation, ecc. Il confine tra ego e buonsenso è molto sottile e chi prende coscienza di qualunque forma di ingiustizia sistemica, deve fare lo sforzo di distaccarsi emotivamente per attuare il cambiamento con lucidità, semplicemente nel proprio quotidiano contingente. Parlo di lotta perché si tratta sempre e solo di una lotta di classe. Il medium di massa è ipocrita e strutturalmente incapace di dare una dimensione reale delle azioni di tutti i compagni attivisti. Solo l’esperienza diretta, la creazione di un’alternativa reale che possa entrare in tutte le case e possa essere sperimentata sulla propria pelle potrebbe svegliare la coscienza del singolo addormentato. Ma vomitare il nostro senso di impotenza addosso a chi ha scelto per il momento di non prendere coscienza, ci degrada a violenti. Il compito di chi ha preso coscienza è quello di interiorizzare e porsi al di sopra del giudizio per muovere verso l’alternativa a cui si anela. Quindi rispondiamo con amore alle provocazioni e l’ignoranza dei popoli trasmuterà in intelligenza. Impegniamoci nel quotidiano a fare delle scelte, delle rinunce e scendiamo piano piano sempre meno a compromessi ma senza mai cadere vittime del senso di colpa, coscienti che fuori dal sistema non abbiamo via di scampo. E’ molto difficile ma si può fare tutto con amore, reinventando il mondo partendo dalla nostra cuccia e portando in strada l’esempio del nostro cambiamento senza bisogno di fare proselitismo. Siamo già ricolmi di dogmi, di sovrastrutture culturali e meccanismi pseudo psicologici, non serve continuare a inquinare anche solo psichicamente. La lotta di classe sarà prima di tutto psichica. Si parte dal simbolo per consolidare il segno. Facciamo il salto evolutivo se ne abbiamo coscienza. Il nostro dovrebbe essere un atteggiamento gnostico e incondizionato. Sbagliamo tutti cercando di fare la cosa giusta e siamo sulla terra per fare esperienza, quindi saremo sempre e comunque in eterna contraddizione. Siate pure sensibili ed emotivi, che non c’è niente di male nella vulnerabilità – la vera forza dell’essere che muove entropico – ma non fatevi governare dalla paura.