La lista della morte

Berta Cáceres doveva morire. Il nome dell’attivista ambientalista honduregna assassinata il 3 marzo di quest’anno era stato inserito in una lista di persone ritenute scomode dal governo, e consegnata a forze speciali militari.
Apprendiamo questi fatti grazie alla testimonianza rilasciata al Guardian dal comandante Cruz, un tenente di 24 anni che ha abbandonato il battaglione di cui era alla guida piuttosto che rispettare l’ordine ricevuto.
Cruz, uno pseudonimo scelto per evitare rappresaglie, ha raccontato di una lista dove comparivano nomi e foto di decine di attivisti/e per i diritti sociali e ambientali che è stata consegnata a due unità militari di elite, con l’ordine di eliminare ogni bersaglio riportato
sull’elenco.

Questo ci dimostra che gli squadroni della morte operano nelle forze armate, che vengono utilizzati per sbarazzarsi di persone che si oppongono ai piani del governo. Questo ci mostra che le violazioni dei diritti umani sono politica di Stato in Honduras. Bertita Zúñiga (figlia di Berta)

Secondo quanto riportato dall’ex tenente, il nome di Berta era stato inserito su una particolare lista consegnata poi alla Forza di Sicurezza Interistituzionale (Fusina), che nell’estate del 2015 è stata rafforzata dall’arrivo di 300 marines statunitensi e numerosi agenti dell’FBI.
L’esempio di Cruz, fuggito in un paese vicino, è stato seguito da molti altri compagni di cui ora si sono perse le tracce o si teme che siano stati uccisi.

Se fossi tornato a casa, mi avrebbero ucciso. Dieci dei miei ex colleghi non si trovano. Sono certo al 100% che Berta Cáceres è stato ucciso dall’esercito.

Gli atti di violenza in Honduras sono aumentati in maniera esponenziale dopo il colpo di stato militare nel luglio del 2009 che, da allora, ha condotto ad un governo di destra.
Un governo che ha dato licenza per la realizzazione di numerose grandi opere, tra le quali miniere e dighe idroelettriche in aree ecologicamente sensibili.
La repressione ai danni degli ambientalisti in Honduras si è fatta sempre più forte, e si stima che siano almeno 109 gli/le attivisti assassinati tra il 2010 e il 2015, anno che ha fatto registrare un picco delle uccisioni tra i difensori della Terra.
Nel 2015 sono stati uccisi 185 attivisti in 16 diversi paesi, tra i quali figurano il Brasile (50 omicidi), le Filippine (33) e la Colombia (26).
Un indagine condotta dal Global Witness ha documentato 16 omicidi avvenuti per mano di gruppi paramilitari, 13 dall’esercito, 11 della polizia e altri 11 per opera di vigilantes privati.