L’Amazzonia peruviana sta affogando nel petrolio

Il petrolio invade nuovamente la parte nord della foresta amazzonica peruviana.
Il 24 giugno scorso gli abitanti di una villaggio hanno segnalato una fuoriuscita dalle tubature che trasportano il greggio attraverso le Ande sino alla costa del Pacifico.
Lo sversamento di petrolio, che in breve tempo ha raggiunto il fiume Maranon, proviene dall’impianto di proprietà della Petroperù. Quella stessa compagnia al centro di altri due incidenti analoghi accaduti all’inizio del 2016 che hanno colpito le località di Chiriaco e Mayuriaga, facendo registrare la perdita complessiva di circa 2.000 barili di greggio.

Le barriere di legno e plastica erette per arrestare la discesa del petrolio fuoriuscito dall'oleodotto cedono sotto i colpi delle grandi piogge, facendo scivolare il greggio nei fiumi di Chiriaco e Maranon. Foto: Barbara Fraser

Le barriere di legno e plastica erette per arrestare la discesa del petrolio fuoriuscito dall’oleodotto cedono sotto i colpi delle grandi piogge, facendo scivolare il greggio nei fiumi di Chiriaco e Maranon. Foto: Barbara Fraser

Secondo le stime del governo peruviano si tratterebbe del ventesimo disastro ambientale in cinque anni.
Quest’ultimo incidente sarebbe avvenuto nel corso di operazioni di manutenzione, e mentre gli investigatori esaminano l’accaduto, le operazioni per bonificare i siti di Chiriaco e del fiume Morona, colpiti ad inizio anno, sono ancora in corso.
Intanto aumentano i timori dei popoli colpiti in merito alla potabilità delle acque, considerando che gli esami effettuati sugli abitanti della comunità di Cuninico nel mese di giugno hanno già mostrato alti livelli di mercurio e cadmio nelle urine.
Una situazione, questa, che va aggravandosi ogni giorno a partire dal 2014, quando 7.000 barili di petrolio hanno inquinato le località di Cuninico e San Pedro.
Tra gli abitanti delle comunità colpite, oltre all’incertezza e la paura delle conseguenze a cui condurrebbe l’utilizzo della acque dei fiumi interessati dai casi di sversamento, regna la disinformazione, spesso appositamente veicolata dalle stesse compagnie petrolifere.
Gli abitanti dei villaggi hanno più volte dichiarato di non essere mai stati messi in guardia sui rischi derivanti dalla presenza di un impianto petrolifero, il ché spesso ha portato molti di loro a ripulire volontariamente gli argini dei fiumi inquinati senza le dovute protezioni.

Nazareth, un villaggio tra i fiumi di Chiriaco e Maranon. I bambini mostrano i vestiti che indossavano quando sono dovuti andare a scavare il petrolio fuori dal fiume. Foto: Barbara Fraser

Nazareth, un villaggio tra i fiumi di Chiriaco e Maranon. I bambini mostrano i vestiti che indossavano quando sono dovuti andare a scavare il petrolio fuori dal fiume. Foto: Barbara Fraser

Una condizione sempre più insostenibile, tanto a livello ambientale, considerando il bacino di biodiversità vegetale e animale rappresentato dalla foresta amazzonica, quanto a livello sociale per il rischio costante di avvelenamento che corrono questi popoli, schiavi di aziende e di un sistema capitalista che li priva della libertà.

Fonte: Mongabay