L’indifferenza è complicità

Oltre 100.000 galloni di petrolio riversati in mare nel solo mese di maggio 2016: questo il quantitativo delle perdite che nel giro di due settimane si sono verificate da impianti della Shell.
Prima nel Golfo del Messico invaso da 90.000 galloni di petrolio, e successivamente in California, a seguito della perdita di altri 20.000 galloni nei pressi di San Joaquin County, da un oleodotto che trasporta greggio verso la baia di San Francisco.oil_slick_shell_750_2
Un duplice disastro ambientale passato in sordina e strategicamente omesso, ovviamente, anche dalla stessa Shell che ha comunicato il malfunzionamento del gasdotto californiano tre giorno dopo l’accaduto.
I danni maggiori agli ecosistemi potrebbero registrarsi sopratutto nel Golfo del Messico, già colpito nel 2010 dal disastro causato dalla Bp, con una ricaduta sulle specie animali e vegetali che popolano le profondità marine: coralli, delfini, squali balena e balene.
Incidenti, questi, che ormai vengono vissuti quasi con una colpevole quanto preoccupante indifferenza dall’opinione pubblica, come se ormai si considerassero parte di una routine giornaliera che accoglie con normalità l’inquinamento di un oceano, la scomparsa di una foresta, l’estinzione di una specie animale o l’uccisione di chi tenta di opporsi ai disastri causati dalle multinazionali.

Fonte: RiseUp