La profezia dell’animalaro/a

Si chiama “profezia dell’animalaro” quell’espressione di giubilo, giudizio o offesa, conseguente ad eventi di origine naturale, e non, che hanno provocato numerose vittime tra chi consuma carne, pesce e derivati animali, o ne promuove in qualche modo la loro sofferenza.

Questa definizione, ovviamente coniata da zero per l’occasione, oltre a rimarcare l’evidenza dei fatti, vuole fungere da provocazione verso quel panorama animalaro e veganaro che si erge sul piedistallo ogni qualvolta un evento di qualche tipo provoca delle vittime tra gli animali umani, esprimendo soddisfazione per la morte di chi un tempo alimentava l’industria della carne e dei derivati animali.
Oggi, come nel 2015 quando un violento terremoto sconvolse il Nepal (dove fino a quell’anno si svolgeva il Festival di Gadhimai che prevedeva il sacrificio di numerosi animali non umani) causando la morte di oltre 8.000 persone, gli animalari invocano il karma, ovvero il principio di causa-effetto, riferendosi questa volta ad Amatrice, da cui ha origine un piatto della cucina italiana, città distrutta dal sisma che si è scatenato nella notte tra il 23 e il 24 agosto.
Ma questi sono solo due tra gli infiniti episodi che vedono protagonisti, e in cerca di protagonismo, singoli o gruppi che hanno scambiato la lotta per la liberazione animale per quella della liberazione del proprio ego, di frustrazioni personali, promuovendo intolleranza, odio e una presunta superiorità nei confronti del prossimo, esattamente la stessa benzina che alimenta quei processi di sfruttamento animale che queste persone dicono di combattere.
Un’ostentazione di superiorità che è l’esatto contrario di ciò che il veganismo dovrebbe promuovere, primo passo verso il percorso antispecista, e atto volto all’altruismo, al rispetto e alla consapevolezza che non esistono vite più o meno importanti tra loro.
Invece molti/e vegani/e spesso sembrano dimenticarsi, anche in breve tempo, di esser stati a loro volta quelli che ora definiscono come “mangia cadaveri” o “carnisti” dando vita a priori ad un giudizio rivolto dall’alto verso il basso, espresso tramite quel mal celato velo di superiorità che, oltre ad allontanare l’interlocutore di turno, di conseguenza danneggia la causa per la quale si dovrebbe lottare.
In queste ore in molti/e stanno correndo ai ripari dissociandosi da chi ha espresso i pensieri che vi abbiamo riportato, ma non è nostra intenzione associarci a loro perché a nostra volta ci porremmo su di un piano di superiorità intellettuale e morale.
Preferiamo invece denunciare e sottolineare l’accaduto consci di far parte a nostra volta di un ambiente in cui ormai regna la confusione, alimentata sopratutto da chi seguita a definirsi antispecista senza aver compreso i valori e principi di questa lotta, e il percorso di auto-miglioramento quotidiano che la contraddistingue.
Le etichette sono per i prodotti industriali, ed è esattamente quello che sta accadendo anche all’antispecismo, un termine ormai inflazionato, ma per le ragioni sbagliate, che ogni giorno viene svuotato di ogni suo scopo originale da chi se lo appunta sul petto senza
aver capito che il concetto stesso di liberazione viene meno se la lotta per quella animale non viene accompagnata da quella umana che, a sua volta deve supportare quella della Terra, perché nessuno/a e veramente libero/a se non siamo liberi/e tutti/e.
Ma questo non significa subordinare una lotta nei confronti dell’altra o considerare gli aspetti appena citati su diversi livelli di importanza, ma di maturare una visione d’insieme che porti a non vederli più questi livelli e a promuovere l’antispecismo per quello che
è in realtà.
Esprimiamo quindi solidarietà e vicinanza al popolo di Amatrice, di Accumoli e a tutti/e coloro che in questo momento si trovano in difficoltà, anche attraverso la citazione, non di un filosofo, ma di una persona comune che con la sua dichiarazione ci offre una riflessione su come bisognerebbe rapportarsi verso il prossimo ogni giorno, non solo in momenti di emergenza.

avete presente questa cosa che appena c’è un disastro partite tutt* per portare beni necessari ecc, e non vi verrebbe mai in mente di chiedere se i beni vanno a etero froci, migranti o cazzi e mazzi, senza delegare allo stato che invece se fa i cazzi suoi e pensa solo a militarizzare ecc…?
Si chiama mutuo appoggio, l’applicazione piú semplice di come sarebbe l’anarchismo.

Punti di raccolta

Segnaliamo, inoltre, che sino a domenica 28 agosto sarà attivo un punto di raccolta di generi di prima necessità a Bologna, in via Mario de Maria 5 (zona Bolognina) dalle 18 alle 20 dei prossimi giorni, e vi invitiamo ad informarci sull’esistenza di altri punti di raccolta in modo da segnalarli a nostra volta.
Modena, raccolta presso lo Stella Nera.
Val Susa, raccolta presso la valle che resiste.
Viareggio
Firenze
Livorno
Roma
Ferrara
Catania
Trieste
No Tav Terzo Valico
: raccolte ad Alessandria e Novi Ligure