Non esiste Liberazione senza quella della Terra: Amazzonia sotto assedio

L’Amazzonia, dove con oltre 430 specie di mammiferi, 1.300 specie di uccelli, 56.000 specie di piante e alberi, 5.600 specie di pesci, 1.000 specie di anfibi, e 2,5 milioni di specie di insetti risiedono i più alti livelli di biodiversità vegetale e animale della Terra, sta
diventando il distributore di benzina privato degli Stati Uniti.
Uno dei polmoni verdi della Terra sta scomparendo a colpi di deforestazione e trivellazioni funzionali alle estrazioni di greggio, che vedono gli Stati Uniti in prima fila con 170,978 barili di petrolio lavorati ogni giorno nelle raffinerie in California.amazon-crude-infographic-1200x789
Gli Stati Uniti estraggono dall’Amazzonia, dove i siti petroliferi ricoprono 283,172 miglia quadrate (una superficie più grande dello stato del Texas), il 74% delle importazioni annue totali.
Al momento solo il 7% di questi siti sono al lavoro, ma i governi nazionali puntano a sfruttarne un ulteriore 40%, compresi quelli che si trovano in aree incontaminate come nel caso del parco Yasumi dell’Ecuador, una terra che nella storia ha già patito i danni causati dalle estrazioni di petrolio.
Per 22 anni, infatti, tra il 1960 e il 1990, la Chevron tramite l’affiliata Texaco ha sversato intenzionalmente 60 miliardi di litri di acque reflue tossiche nei fiumi dell’Amazzonia ecuadoregna, occupando 500 mila ettari di foresta, causando l’estinzione di due tribù indigene e il decesso di almeno 2.000 persone colpite da casi di cancro. (Per approfondire: Chevron, 22 anni di crimini ambientali a norma di legge.)
Il parco Yasuní è la patria di numerose comunità indigene che tutt’oggi vivono in isolamento, incontaminate da quei processi industriali che per loro rappresenterebbero la morte a causa dell’inquinamento portato dalle operazioni estrattive e conseguenti epidemie a loro sconosciute.
In Perù gli esami condotti su bambini appartenenti a tribù indigene che abitano regioni colonizzati da siti petroliferi, hanno rivelato che il 98% di loro riporta alti livelli di metalli tossici nel sangue.
Amazzonia peruviana che dall’inizio del 2016 ha subito già tre casi di sversamento di petrolio causati dalla compagnia PetroPerù, e che adesso si trova a dover affrontare una nuova minaccia che mette a rischio la libertà dell’area nota come Sierra del Divisor, un parco nazionale costituito nel 2015, e la sopravvivenza delle tribù incontattate che popolano la zona.
Come denunciato da Survival, il governo peruviano avrebbe in cantiere un piano che aprirebbe le porte di questo parco alle compagnie petrolifere, senza alcuna preoccupazione nei confronti delle sorti di chi verrebbe spazzato/a via dalle opere di colonizzazione condotte dalle multinazionali.

Il petrolio distruggerà le sorgenti dei nostri fiumi. Cosa succederà ai pesci? Che cosa berranno gli animali?

Questa la dichiarazione di una delle donne della tribù Matsés, una popolazione indigena che vive sul confine tra Brasile e Perù il cui nome significa gente dell’acqua.Matses-016-Jaguar
Quell’acqua che sta diventando una risorsa sempre più rara sulla Terra, e che rischia di essere irrimediabilmente avvelenata a causa delle opere estrattive condotte dalle multinazionali petrolifere.
Dalla tutela, preservazione e liberazione delle terre colpite dai processi industriali dispensati dal sistema capitalista dipende l’effettiva libertà di ogni specie che popola la Terra.
Il processo che deve condurre alla liberazione animale, umana, della Terra non può prescindere dalla lotta contro il capitale, da cui derivano direttamente tutte quelle espressioni di dominio e prevaricazione mosse ai danni degli animali umani e non umani, e della Terra stessa, la cui libertà determina anche quella di chi la abita.

Fonte: Mongabay