Schiavi del sistema

Lottare per la liberazione animale ignorando che la stessa non può prescindere da quella per la liberazione umana e delle Terra.
Lottare per la liberazione animale rimanendo però schiavi di quello stesso sistema basato sul dominio ambientale, animale e sociale.

Queste sono le due contraddizioni che caratterizzano l’ambiente vegan, caduto ormai da tempo in un pericoloso letargo e smarrito tra gli scaffali dei supermercati alla ricerca ossessiva dell’ultimo prodotto industriale vomitato dal mercato.
Non ci riferiamo però a chi parla di veganismo in chiave salutista, per promuovere una scelta alimentare o la ricetta del mercoledì.
Questo non si può neanche definire veganismo, ma “alimentazione a base vegetale”, perché il veganismo è opposizione diretta e radicale al sistema antropocentrico e quindi non può essere associato a qualcosa che viene promosso per interessi personali.
Ci riferiamo invece a chi questa opposizione (espressa attraverso la lotta antispecista) dovrebbe concretizzarla ogni giorno: nel proprio personale quotidiano e attraverso l’informazione fornita a terzi. Ma invece offre il fianco al mercato, inneggia alla vittoria e urla al cambiamento per una gabbia più grande o per il nuovo surrogato vegetale che riporta alla mente ciò che è frutto di schiavitù animale, l’importante è che riporti la scritta “vegan” anche se il termine viene usato senza alcun criterio.
Recentemente la Algida, azienda che fa parte del gruppo Unilever (multinazionale che finanzia il mercato dell’olio di palma e si serve della sperimentazione animale), ha annunciato l’arrivo tra i propri prodotti di un cornetto gelato vegan, ennesima espressione del tentativo di mercificazione delle istanze di liberazione che il mercato sta conducendo ormai da tempo.
Oggi però non vogliamo concentrarci sui crimini ambientali, animali e sociali condotti da questa multinazionale, o sul fenomeno ribattezzato “capitalismo vegan” che sta asfaltando la lotta, ma sulla reazione dell’ambiente antispecista a questa notizia.
Premettiamo.
Veganismo e antispecismo non sono la stessa cosa: il primo deve condurre al secondo divenendo parte integrante di quella lotta che si batte contro ogni forma di dominio e prevaricazione. Però è anche vero che allo stato attuale delle cose, per come in questo momento viene concepita e servita la società, nessuno può definirsi antispecista nel senso più puro del termine: accendere la luce, usare l’auto, utilizzare un pc, produrre un qualche genere di rifiuto ecc. determina danni non indifferenti.
La forza dell’antispecismo però è data proprio da questo aspetto, quello di non sentirsi mai arrivati, spinti ogni giorno a cercare di fare meglio di quello appena trascorso, perché la liberazione totale passa anche attraverso la propria.
E invece troppo spesso si assume passivamente il comportamento del mercato come un’inevitabile processo che intanto, prima o dopo, avrebbe colpito anche l’antispecismo, lasciandosi andare alla rassegnazione e accontentandosi di un cambiamento che tale non si può definire, dimenticando che la lotta non è per la liberazione del vegano, ma per la liberazione animale.
La ricerca del proprio auto-miglioramento lascia il passo alle giustificazioni, a trovare nel prossimo i punti deboli per poterlo criticare, invece che spiegargli perché quel dato comportamento non è corretto.
Ci lamentiamo come se le vite in gioco fossero le nostre, senza spendere mai una parola per chi sta marcendo in una galera, ulteriore espressione di quel sistema basato sulla cultura del dominio, perché la liberazione animale l’ha espressa in senso pratico.
Il punto è che non ci stiamo battendo per eleggere l’attivista antispecista dell’anno, ma per difendere e diffondere i valori di questa lotta, rammentando e rammentandoci ogni giorno quale sia l’obiettivo ultimo: quella liberazione totale (animale, umana, della Terra) che tale potrà essere solo se il sistema di dominio vigente verrà smantellato, un’utopia se si continua a chinare il capo di fronte all’illusione del cambiamento spacciata dal mercato.
Un’utopia che però può diventare realtà, una realtà che si chiama antispecismo!