Bialowieza: la resistenza tra nazismo e capitalismo

L’ultima foresta primordiale d’Europa, nonché la più antica, che un tempo ricopriva buona parte del continente, ma che ora (dopo decenni di sfruttamento incondizionato) si estende lungo il confine tra Bielorussia e Polonia, ed è proprio la parte polacca che in questi ultimi mesi sta subendo i danni maggiori.
Un saccheggio ordinato dallo stato polacco, più direttamente dallo stesso Ministero dell’Ambiente che recentemente ha pianificato di triplicare il volume di legname proveniente dalla foresta di Bialowieza: da 63.000 m³ a 250.000 m³ fino alla fine del 2021.
La scusa all’origine di questa decisione sarebbe rappresentata dalla crescente presenza dello scarabeo da corteccia, uno stratagemma spesso usato dal sistema capitalista che, dietro un finto progresso mascherato da tutela ambientale, ad oggi ha permesso di incrementare la produzione di pallet e compensato: oltre 50.000 alberi sono già stati abbattuti (con un ritmo di 200/400 al giorno) molti dei quali centenari.
Casa di querce secolari che arrivano a toccare anche i 30 metri di altezza come quella denominata Barile (un albero che vanta 740 centimetri di diametro e che si pensa possa avere almeno 450 anni), di alci e cinghiali, e degli ultimi bisonti e cavalli selvaggi, la foresta di Bialowieza rappresenta una delle ultime roccaforti naturali della Terra, un’oasi che nella storia ha subito più volte opere di saccheggio e colonizzazione.bisonte
Ad avviare l’opera di degrado, che nel corso dei decenni successivi avrebbe smantellato la foresta vergine, fu condotto dall’esercito imperiale tedesco nel corso della prima guerra mondiale, precisamente nel 1915, e che in poco più di tre anni portò alla costruzione di 200 chilometri di ferrovia allo scopo di facilitare lo sviluppo industriale della regione. Questo permise la realizzazione delle prime tre grandi segherie nella zona (Hajnówka, Bialowieza e Gródek) attraverso, ovviamente, l’abbattimento degli alberi e la caccia degli animali che da sempre dimoravano nella foresta: oltre 200 bisonti vennero uccisi in quel periodo.
Ma Bialowieza non è stato solo uno scenario di saccheggio in epoca nazista, dal 1941 diede infatti rifugio a numerosi partigiani polacchi e sovietici che contribuirono alla liberazione della foresta, esattamente come accade tutt’oggi.
L’attuale opera di colonizzazione subita dalla foresta, infatti, non ha lasciato impassibili i cittadini delle zone limitrofe che in questi mesi hanno dato vita a Camp for Forest: una mobilitazione dal basso volta a monitorare la zona colpita e che ha già visto numerose iniziative autonome e auto-organizzate portare al blocco dei camion e dei macchinari utilizzati per l’abbattimento degli alberi.DJIF6AvW0AAsXKO

Un’iniziativa di base della gente mira a fermare la lobby bloccando i raccoglitori, i camionisti, chiudendo le strade, la documentazione e attraverso azioni di contro-informative. Attivisti provenienti da tutto il mondo che partecipano al campo hanno concordato azioni pacifiche e non violente, ma sempre più hanno incontrato repressione dalla polizia e dalle guardie forestali.

C’è ancora molto da imparare. Chiediamo di sostenere la nostra lotta contro il capitalismo! La solidarietà è la nostra arma! (Camp for Forest)

Questo l’appello lanciato dai/dalle resistenti di Bialowieza che come Hambach, Bure, la Val Susa, Standing Rock e altre ancora, non rappresenta la lotta isolata per la difesa di un territorio, ma per la liberazione della Terra in quanto organismo unico da quella macchina chiamata capitalismo che divora ogni cosa nel nome del denaro.C4z2V61WIAAzcyR

Fonti: EFJ Actwemove Insurrectionnews