McVegan: dal land-grabbing al consumer-grabbing

Un processo di lapidazione delle istanze di liberazione iniziato tempo fa, nel marzo del 2015 quando, agli albori dell’Expo che da li a poco si sarebbe tenuto a Milano, McDonald’s Italia annuncio il lancio di un panino vegano che sarebbe stato presentato nel corso di quella che è stata una vetrina di esposizione per le multinazionali.
Dal land-grabbing, pratica cara alle corporation che prevede l’accaparramento di terre da convertire in monocolture e allevamenti (neo-colonialismo), al consumer-grabbing, ovvero un’opera volta ad assicurarsi anche quella fascia di consumatori e consumatrici sulla carta più critici e ostili.
Sulla carta, perché in questi anni ogni tentativo da parte del capitalismo di ridurre l’antispecismo in un business ha ricevuto diversi, troppi consensi da parte di chi sostiene di lottare per la liberazione animale, ma evidentemente più preoccupat* a reperire “alternative” vegan, piuttosto che conseguire il reale scopo di questo atto politico ignorando, inconsapevolmente o meno, di finanziare lo stesso sistema di sfruttamento globalizzato che il veganismo stesso dovrebbe contrastare.
Un fenomeno di greenwashing, perché d questo si tratta, ovvero una pulizia dell’immagine da fornire esternamente volta a mantenere invariata la realtà dei fatti, che all’inizio del 2017 ha visto salire in cattedra anche Unilever, multinazionale leader in quanto a sperimentazione animale e land-grabbing, con il lancio di 500 prodotti “vegan” e vegetariani attraverso la collaborazione con l’organo di certificazione European Vegetarian Union.logo_evn
Ora McDonald’s ci riprova, con un progetto ben più amplio e a lungo termine di quello proposto in occasione dell’Expo2015, e che sta vedendo la “sperimentazione” del McVegan in Finlandia per il momento, allo scopo di sondare il terreno prima di lanciare il prodotto in ogni punto vendita presente nel mondo.
Icona di consumismo e capitalismo, simbolo di quell’industria della carne e dei derivati animali da cui hanno origine le principali forme di dominio ambientale, animale e sociale elargite dal sistema, così McDonald’s tenta di mettere le mani anche su chi dovrebbe rappresentare l’opposizione a quest’opera di omologazione e mercificazione del veganismo.
Un processo che si allinea ad un quadro ben più grande chiamato “benessere animale”, quel fenomeno (sostenuto anche da diverse associazoni animaliste) che vuole fornire un’immagine più compassionevole della schiavitù animale, lasciando però inalterata la sorte degli/delle stess*.
Fenomeno sdoganato da Compassion in Word Farming, associazione americana fondata da allevatori, che negli anni ha già rilasciato diversi premi a multinazionali come Barilla, Coca Cola, McDonald’s appunto, KFC, Burger King, Aamadori e Cremonini.
Queste ultime due aziende sono a loro volta i fornitori ufficiali di carne di pollo e di manzo di McDonald’s Italia.mcdonalds verde marcio bigger
Ma Cremonini è proprietaria, oltre che di Inalca, Manzotin, Marr, Montana e Ibis (azienda che gli garantisce il monopolio dei distributori automatici), anche della catena Roadhouse che l’estate scorsa ha lanciato il VeggieBurger, e di ChefExpress con cui controlla gli autogrill e attraverso la quale, già nel 2013, diffuse la prima proposta di panino vegano lanciata da chi costruisce le propie fortune sulla prevaricazione animale.
E se in quanto a land-grabbing McDonald’s vede già in Burger King il suo naturale alter-ego con circa 2000 ettari di foresta brasiliana e oltre 800.000 di quella boliviana convertite in monocolture di soia geneticamente modificata grazie all’opera di Cargill e Buge, non passerà molto tempo prima di vedere altre catene di fast food e multinazionali in generale pratiche volte alla svendita degli ideali di liberazione attraverso la mercificazione degli stessi.
Ma se lo vende McDonald’s allora non è vegan, se lo vende Burger King non è vegan, se lo commercializza Unilever non è vegan, perché il veganismo non è una scelta alimenta, non è una moda né tanto meno un marchio, ma il primo passo verso il percorso antispecista e quella lotta politico/radicale chiamata liberazione animale.

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