“Stop Coal”: occupata la miniera di Hambach

Protect the climate – stop coal

Questo recitava lo striscione che sabato 4 novembre ha aperto il corteo di oltre 25.000 persone che ha preso le strade di Bonn, a 50 chilometri da Hambach, dove da anni la multinazionale RWE conduce un’opera di conversione della foresta originaria in miniera a cielo aperto per l’estrazione di lignite (un carbone povero).hambi5n4
La manifestazione arriva alla vigilia del summit COP23: conferenza climatica di due settimane alla quale prenderanno parte 197 paesi, presieduta dallo stato pacifico delle Figi duramente colpito dagli impatti del surriscaldamento globale che, tra le cause principali, annovera proprio l’estrazione e l’utilizzo di combustibili fossili.
Quasi un quinto delle emissioni di CO2 dell’UE provengono da centrali elettriche a carbone di cui solo Germania e Polonia sono responsabili della metà, la prima con 77 impianti all’attivo.
Al corteo di sabato hanno preso parte anche 1.000 ciclist* provenienti proprio da Colonia (la città più vicina alla foresta di Hambach), giungendo a Bonn dopo un percorso di 30 chilometri al fine di sottolineare la necessità di abbandonare i combustibili fossili, dimostrando direttamente le possibili alternative.
La mobilitazione anti-capitalista per la difesa del clima è proseguita poi domenica 5 novembre quando migliaia di attivist* appartenenti al gruppo Ende Gelande, supportat* a loro volta dai/dalle Pacific Climate Warriors, hanno lasciato il corteo autorizzato partito da Buir (Germania) per dirigersi alla miniera di Hambach, riuscendo con i loro copri a bloccare diversi punti di accesso e costringendo la RWE ad arrestare l’opera estrattiva di tre degli escavatori di carbone.
Iniziativa auto-organizzata che ha subito l’immediata opera di repressione da parte delle forze dell’ordine, portando all’arresto di due difensori della Terra detenut* al carcere di Achen per una notte e un giorno, senza accesso legale, e rilasciat* solo nel pomeriggio del 7 novembre (poche ore fa).hambi5n6

È inaccettabile che sia “legale” sacrificare i villaggi e le foreste per l’estrazione di carbone e combattere il cambiamento climatico bruciando il carbone. Se le leggi tutelano la distruzione dei mezzi di sussistenza, allora dobbiamo superarli. Ai nostri occhi le nostre azioni sono legittime.
(Dorothee Häussermann, portavoce di Ende Gelände)

La difesa del clima è alla base della lotta per la liberazione della Terra, e quindi totale, resistenza dal basso contro i meccanismi di dominio sdoganati dal capitalismo che vedono nelle multinazionali dell’energia i suo agenti principali.
Il cambiamento climatico (o surriscaldamento globale), rappresenta una forma di prevaricazione indiretta che, anche inconsapevolmente, coinvolge tutt* quant*.
Un fenomeno che determiniamo nel giornaliero, anche attraverso le scelte più semplici, ma che nell’insieme generano una ricaduta su l’ambiente tutto e sul vivente, alimentando così quel sistema che vede il controllo e la conseguente strumentalizzazione delle risorse della Terra: fonte di lucro per le aziende del settore energetico.

Respect Existence or Expect Resistancesolidarity

Fonti: Earth First Journal Enough is Enough