Green Hill non è finito: quelle ispezioni concordate

Nel corso del processo contro la dirigenza di Green Hill sono state presentate numerose mail rinvenute negli hard disk dell’azienda, dalle quali si evince che le ispezioni, sia da parte di Roberto Silini che di Chiara Giachini, venivano puntualmente preannunciate.
Quelli che sarebbero dovuti essere controlli a sorpresa, volti a verificare l’applicazione di leggi e regolamenti (volte comunque a garantire l’operato dell’azienda stessa), erano in realtà delle farse.
A Green Hill sapevano quando sarebbero arrivati i controllori, sempre!
Anche quando a controllare, nel 2012, vennero funzionari del Ministero della Salute.
Ecco la farsa del “benessere animale” messa per l’ennesima volta a nudo: un concetto utile solo ad istituzioni, aziende e multinazionali per riempirsi la bocca, offrire una facciata perbenista funzionale a ripulire l’immagine di chi costruisce le proprie fortune sulla schiavitù del vivente.
Quando i viventi in questione sono reificati e considerati mera fonte di profitto, il solo concetto di “benessere animale” concepibile è quello che prevede la liberazione degli stessi.
Fatti, questi, che fanno crollare anche la presunta utilità delle tanto agognate (sopratutto da esponenti politici pentastellati nella spasmodica ricerca di visibilità) telecamere nei macelli: figlie di quella politica dei “piccoli passi” così sostenuta da numeros* animalist*, e che sta contribuendo a sgonfiare e rallentare quella che è la vera lotta per la liberazione animale.motivazioni sentenza ispezioni silini 2

SM

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