Green Hill non è finito: le origini della Marshall Bioresources

L’utilizzo di animali (umani e non) nella ricerca scientifica e medica ha origini lontane, che vede la sua origine addirittura nel quinto secolo a.c.
Ma è nel secolo scorso che la vivisezione diventa prassi normata e obbligata, costituendosi a sistema industriale ed economico in grado di macinare miliardi di vite ogni anno, commutandole in milioni di dollari di fatturati.
Nel 1937 Emilio Segrè crea in laboratorio il primo elemento chimico artificiale, il tecnezio, attraverso reazione nucleare.
Due anni prima nei laboratori della IG Farben (il colosso farmaceutico oggi noto come Bayer) venne sintetizzato il primo sulfamidico: antibatterico comunemente impiegato per trattare infezioni enteriche e del tratto urinario.
Negli stessi anni si perfeziona il processo di sintesi della penicillina: è l’inizio di una nuova era nella chimica e nella farmacologia.
L’anno successivo, negli Stati Uniti, uno sciroppo antibiotico, l’Elixir Sulfanilamide (prodotto utilizzando un liquido antigelo) provocò la morte di 107 persone, molte delle quali in tenera età.
Fu allora che la Food and Drugs Administration (FDA) promulgò il Food, Drug and Cosmetic Act, con il quale si obbligavano le aziende a testare la tossicità dei propri preparati.

L’inizio dell’impiego massiccio di test di tossicità su animali.
L’inizio del grande business della sperimentazione animale.
Ed è anche l’inizio della storia della Marshall Bioresources.

L’azienda viene infatti fondata nel 1939 da Gilman Marshall e sua moglie Ina.
I due, già allevatori di furetti utilizzati per la caccia ai piccoli roditori, ben compresero le opportunità date dalla nuova legislazione.
Diversificarono così il loro business iniziando a “produrre” anche furetti per la sperimentazione.
L’industria chimica cresce durante gli anni della guerra e quelli immediatamente successivi, e con essa cresce anche il business della sperimentazione animale.
Nel 1962, a seguito dello scandalo del talidomide (sedativo all’epoca regolarmente prescritto alle donne in gravidanza e ritirato a seguito dei numerosi casi di malformazione nei neonati), l’FDA implementa la regolamentazione degli studi pre-clinici dei composti, imponendo test di sicurezza ed efficacia dei nuovi farmaci su varie tipologie di animali.
Nello stesso anno Rachel Carson pubblica Silent Spring, in cui per la prima volta si sottolinea l’enorme tossicità dei prodotti chimici utilizzati nell’agricoltura.
I numeri del massacro crescono esponenzialmente.
Cresce anche la Marshall Bioresources, che inaugura in questi anni il suo primo allevamento di cani beagle nello stato di New York.
Sarà la colonia madre, quella dalla quale negli anni partiranno i cani verso Europa, Giappone e Cina, a fondare le altre colonie chiuse. le altre fabbriche del docile e maneggevole Marshall Beagle.
Con il tempo la Marshall Bioresources amplia il suo catalogo: non solo furetti e beagle, ma anche cani meticci e da caccia, mini pigs, oltre a topi e guinea pigs.

Nel 1993 viene fondata la Marshall Pets, specializzata nella vendita di giochi ed accessori per animali da compagnia, soprattutto, ovviamente, furetti (per i quali, quelli catalogati come “da compagnia” esiste anche un sito apposito, ma anche cani, gatti, cavalli, roditori e uccelli.

Nel 1994 apre il suo primo allevamento in Europa, a Lione (Francia) e tra il 2000 ed il 2002 in Cina e in Italia, quello conosciuto col nome di Green Hill.

Nel 2009 acquisisce la B&K ed apre in Giappone.

Pur essendo ora una multinazionale con sedi in tutto il mondo, la Marshall continua ad essere gestita come azienda familiare, con a capo l’ultimo capostipite della dinastia: Scott Marshall.
Ovviamente, la Marshall ha sempre sostenuto di avere grande cura del benessere degli animali allevati, ma la realtà è ben diversa.
Negli Stati Uniti, l’USDA (Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America) ha più volte citato l’azienda per il mancato rispetto delle leggi nazionali in materia di “benessere”: spazi insufficienti, trattamenti chirurgici anche invasivi condotti da personale non specializzato in condizioni non adeguate, pessime condizioni di trasporto (tanto che, nel 1991, la Swiss Air si rifiutò di imbarcare un carico di beagle a causa delle condizioni deplorevoli in cui erano tenuti), e personale insufficiente.
La Marshall, azienda finalizzata al profitto, ovviamente utilizza ogni metodo per aumentare le entrate e diminuire i costi di gestione.
Come accadeva a Green Hill, in molti altri allevamenti di sua proprietà migliaia di animali vengono gestiti da un unico veterinario.
Si risparmia sui materiali (centinaia di cani morti a Green Hill per aver ingerito la segatura utilizzata come lettiera), si risparmia sulla manutenzione.
Nel 1991 un incendio scoppiato nell’allevamento di North Rose (NY) uccise 151 femmine di beagle incinta e 449 cuccioli a causa del malfunzionamento dei caloriferi elettrici, un difetto già rilevato tre anni prima, ma i caloriferi non erano mai stati né sostituiti né riparati, tanto che due giorni prima del disastro si era verificato un altro incendio nella struttura.
Scott Marshall nel 2015 fonda una nuova compagnia: Butler Evergreen.
L’idea è quella di produrre e commercializzare marijuana terapeutica nell’area dismessa di Butler, dopo la chiusura dell’unica fabbrica della zona e della prigione.
Durante la conferenza stampa di presentazione Marshall afferma che ci sono molti punti di contatto tra la creazione e commercializzazione di marijuana terapeutica e il settore in cui opera la multinazionale in questione, ovvero la ricerca biomedica.

Scopo della neonata azienda è quello di utilizzare la tecnologia più avanzata nell’agricoltura nella bioscienza e nella produzione per la creazione e commercializzazione di una intera linea di prodotti medicali naturali, non fumabili (dimenticatevi le canne) per combattere malattie come il cancro, l’epilessia, la SLA, il Parkinson: due patologie le cui origini sono spesso da associare al contatto con pesticidi (il Paraquat sopratutto, prodotto da Syngenta, vietato in Europa, ma impiegato ancora in Sud America).
Ma la Butler Evergreen non ottiene la licenza statale e ben presto termina ogni operazione.

Anche se l’allevamento sito a Montichiari è stato chiuso, la Marshall continua “produrre” schiavi e vittime in diverse parti del mondo.
Lo sfruttamento del vivente non si è mai arrestato: Green Hill non è finito!

Continua…
SM

Fonti: mpnnow – auburnpub –