A NoDapl Story: Standing Rock vive!

Il 22 febbraio 2017, dopo mesi di resistenza e lotta diretta dal basso, il campo Oceti Sakowin è stato smantellato attraverso lo spiegamento di un fitto plotone composto da polizia, guardia nazionale ed emissari delle varie società interessate nel progetto Dakota Access Pipeline: oleodotto di 1.886 chilometri che al pieno della capacità sarà in grado di trasportare da i 470.000 ai 570.000 barili di greggio al giorno.
Poco più di un mese dopo, a pochi giorni dal suo completamento, il Black Snake (il nome assegnato dal popolo Sioux a quell’arteria di tubature che attraversa il letto del fiume Missouri) ha visto la sua prima perdita importante: 84 galloni di petrolio (circa due barili) hanno inquinato le zone rurali nei pressi di Crandon, nella tratta di gasdotto appartenente alla Energy Transfer Partners che attraversa il Sud Dakota.
Mentre i progetti di estrazione di combustibili fossili continuano a colpire alcune delle comunità più vulnerabili in tutti gli Stati Uniti d’America, l’importanza della storia dei protettori dell’acqua cresce.

L'ultimo resistente dell'Oceti Sakowi camp

L’ultimo resistente dell’Oceti Sakowi camp

Ad un anno dallo sgombero di Standing Rock è stato realizzato il documentario Black Snake Killaz, che esplora le azioni intraprese dai protettori dell’acqua per impedire la realizzazione dell’oleodotto, mettendo in evidenza la violenta repressione condotta dalle forze dell’ordine contro il popolo Sioux e solidali.
Un’esperienza cruda, fatta di molte azioni in prima linea per proteggere l’acqua, e se anche il Dakota Access Pipeline sia stato infine completato, l’impatto del movimento sarà duraturo e di esempio nella lotta per la liberazione della Terra.

Il documentario è stato realizzato a fini educativi e storici, senza scopo di lucro, non pu essere venduto e le proiezioni pubbliche sono consentite solo a scopi non commerciali o per raccolta fondi a sostegno di lotte affini.