Il pianeta dei pesticidi 2.0: sulla scia delle api

Rilevati 259 tipi diversi di pesticidi nelle acque italiane.
Misteriosa ed inspiegabile moria di api in Friuli.

L’Italia pare essersi risvegliata in una realtà per troppo tempo ignorata, ora che ad essere toccata è la salute del consumatore e le tasche delle aziende apicoltrici, ma la lotta contro l’agro-tossico e le multinazionali del settore non è nata ieri.
Da anni, ormai, la mobilitazione dei popoli in ogni angolo della Terra si è fatta sempre più intensa, anche grazie alla testimonianza diretta di chi, come l’ex fumigador Fabian Tomasi, con coraggio ha raccontato la sua esperienza mostrando al mondo i danni provocati dalla diffusione ed esposizione ai pesticidi.fabian-tomasi-1140x789
L’avvelenamento delle risorse idriche non è un fatto recente, la presenza di pesticidi era già stata ampiamente rilevata nel 2014 identificando nella Lombardia la regione con la percentuale più elevata, che oggi può vantare un 70%.
Il primato del biennio 2015/2016, che vede nel glifosato la sostanza maggiormente presente, è detenuto infatti dal Friuli Venezia Giulia con il 90% dei punti delle acque superficiali contaminate (e l’81% di quelle sotterranee), a seguire la provincia di Bolzano, il Piemonte e il Veneto, più dell’80% dei punti in Emilia Romagna e Toscana.
Quella che viene definita un'”inspiegabile” moria d’api, flagello rapidamente diffuso in tutto il mondo, verificatasi in Friuli sopratutto sui campi di mais nel corso di questi ultimi questi due anni non è un caso.
Il Friuli è stata la prima regione, tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014, dove si è verificata la semina e il raccolto del mais Mon810 prodotto da Monsanto.
Un seme geneticamente modificato diffuso dall’azienda Futuragra che recentemente ha dichiarato di esser pronta per un nuovo esperimento, con una semina nelle prossime settimane che coinvolgerebbe la provincia di Pordenone.
Nonostante l’impiego di pesticidi non sia esclusivamente vincolato alla diffusione di semi e monocolture geneticamente modificate, questo fenomeno ha fatto incrementare l’impiego di una sempre più vasta gamma di sostanze agrotossiche tra cui i neonicotinoidi: inibitori nervosi, causa principale della moria di api.
Questi pesticidi, prodotti sopratutto dalla multinazionale svizzera Syngenta e dalla tedesca Bayer, vengono indicati ora come la soluzione all’epidemia che all’inizio del 2016 ha colpito gli ulivi del Salento, la Xylella: batterio che vive all’interno del legno e che ostruisce le “vene” in cui scorre la linfa delle piante, facendole seccare.
Ciò che viene, forse volutamente ignorato, è che la Xylella è, o meglio era, un batterio dormiente che vive negli ulivi pugliesi da oltre 20, risvegliato solo dopo il passaggio della multinazionale statunitense Monsanto che, approfittando di alcuni convegni per promuovere i propri prodotti, ha potuto sperimentare nella zona una serie di pesticidi.
Un business, controllato da una manciata di multinazionali del settore tra cui rientrano, oltre a quelle già citate, DuPont, Cargill e Basf, altra corporation tedesca alla quale Bayer ha recentemente ceduto una quota di azioni per poter completare la fusione con Monsanto.
Basf, Syngenta e Bayer, oltre a condividere la produzione dei neonicotinoidi, stanno conducendo un’azione di lobbying al fine di impedire ripercussioni sulle loro finanze a seguito della moria di un’altra specie colpita dall’impiego della classe di pesticidi in questione: la farfalla monarca.
Attraverso la costituzione del gruppo Farmers for Monarchs, le multinazionali in questione assieme ad altre aziende hanno avviato un processo di greenwashing per impedire che la farfalla monarca venga inserita nella lista di specie in via d’estinzione, elenco che verrà aggiornato nel giugno 2019.
Negli ultimi 20 anni la popolazione delle farfalle monarca è diminuita del 90% a causa della quasi totale scomparsa della specie vegetale Asclepias (fiori californiani) sui quali vengono deposte le uova.
La scomparsa si questa pianta è da ricondurre alla diffusione della qualità di soia geneticamente modificata Roundup Ready, prodotta da Monsanto, e che ha dato il via alla diffusione dell’omonimo pesticida Roundup senza il cui utilizzo le monocolture ogm non renderebbero.
Tra il 1997 e il 2014, negli Stati Uniti, la percentuale di ettari di soia domestica coltivata con semi trattati dal Roundup è aumentata dal 17% al 94%, seguita poi dalle monocolture di cotone e mais con percentuali decuplicate.
Un fenomeno che portò le multinazionali sopracitate a sviluppare pesticidi di nuova generazione, tra cui i neonicotinoidi, che potessero adattarsi bene alla soia Roundup Ready.
E mentre istituzioni e partiti continuano a dibattere sulla pericolosità o meno di ogm e pesticidi, giungendo spesso a conclusioni a totale beneficio e tutela delle multinazionali interessate, sabato 19 maggio le strade di Buenos Aires sono state nuovamente invase dall’annuale mobilitazione contro Monsanto, Bayer e il business dell’agro-tossico.
Ricordando che nell’estate del 2016, non le parole o le leggi, ma una resistenza dal basso lunga 4 anni fece segnare un precedente storico nella lotta contro le multinazionali dell’agrochimica, quando Monsanto dovette rinunciare alla costruzione di un nuovo stabilimento nella provincia argentina di Cordoba.
Malvinas resiste, Malvinas insegna, Malvinas non si dimentica: Fuera Monsanto!FueraMonsanto

PP

Fonti: il fatto quotidianogreenme cnn udinetoday