Hidroituango: l’acqua trasformata in arma

Nel percorso di disuguaglianza sociale, uno dei pilastri del sistema capitalista, il controllo e la privatizzazione delle risorse idriche della Terra ha un ruolo centrale: rendere l’elemento vitale per eccellenza un lusso rivolto solo a chi può disporre delle cifre imposte dal mercato; isolare e reprimere bacini e corsi idrici per farne uno strumento di guadagno.
I progetti idroelettrici, che da ormai un paio di decenni stanno colonizzando buona parte del Sud America, vanno a collocarsi in questo contesto di dominio.
In Colombia nel 2010, precisamente nel dipartimento di Antioquia, hanno preso il via le opere di costruzione della diga Hidroituango: il più grande progetto idroelettrico nella storia del paese che dovrebbe diventare operativo entro il 2028.
Hidroituango, che al suo completamento raggiungerà i 220 metri di altezza, un serbatoio di 70 chilometri di lunghezza che conterrà fino a 2.720 milioni di metri cubi di acqua, nasce su un nucleo di terreni a 171 chilometri da Medellin (capitale del dipartimento di Antioquia): il secondo più grande agglomerato urbano dopo Bogotà.
Il progetto idroelettrico interessa direttamente il rio Cauca (fiume che scorre lungo la cordigliera occidentale e centrale delle Ande), uno dei più importanti del paese, che con il suo letto lungo 1.350 chilometri copre più di 150 comuni garantendo l’approvvigionamento a circa 10 mila persone, oltre a rappresentare una fonte vitale per le specie vegetali ed il resto dei viventi che popolano quelle terre.
Fiume che già nel 2007 è stato soggetto ad grave caso di inquinamento dovuto alla ricezione giornaliera di 500 tonnellate di acque reflue provenienti dalle sette miniere d’oro che utilizzano prodotti quali il mercurio, otto cave di sabbia, oltre ad un paio di miniere di carbone e di bauxite spalmate rispettivamente tra le provincie di Popayan e Cali.
La costruzione di Hidroituango, che tra gli altri aspetti inonderà 2 piccole città (Orobajo en Sabanalarga e il villaggio di Barbacoas en Peque), prevede la temporanea deviazione del rio Cauca costituita da due gallerie da utilizzare come discariche per lo smaltimento di rifiuti e che verranno bloccate al completamento dei lavori.
Quasi 170.000 abitanti ripartiti in 12 diversi comuni, tra cui Briceño, Puerto Valdivia, Cáceres, Tarazá e Caucasia, vivono nell’area interessata dai lavori per la realizzazione del progetto, le cui così dette “opere di compensazione” hanno già mostrato i danni che la costruzione della diga porta con se.

Per mesi abbiamo denunciato il rischio per la vita che l’abbattimento della foresta ha comportato intorno alle persone che abitano le spiagge del fiume Cauca. Abbiamo visto come il taglio della copertura copertura boschiva è stato condotto senza criterio e tutela nei confronti della popolazione, hanno lasciato gli alberi abbattuti sulle rive del Cauca, altri sono stati direttamente gettati nel fiume o sepolti, ma non smaltiti nei depositi destinati a tale scopo.

Una delle tante testimonianze di chi abita le zone interessate, che nelle prime settimane di maggio 2018 sono state colpite da un violento alluvione mostrando, così, tutte le fragilità di un progetto condotto senza criteri di salvaguardia nei confronti della Terra e dei viventi.
Testimoni di come l’acqua premeva sulle barriere costruite per deviare il fiume, oltre 600 contadini sono stati costretti ad evaquare assistendo alla distruzione delle loro avitazioni trascinate via dalla forza repressa del fiume.
Il piano di tutela dei selvatici previsto dal progetto non è mai stato applicato, solo alcune lucertole sono state messe in salvo grazie all’intervento di una contadina, mentre bradipi, martejas (ghiri), serpenti e altri animali scappavano o venivano trascinati via dalla furia dell’acqua.

Hidroituango, per cui sono stati investiti oltre 3 milioni di dollari e che ha tra i suoi azionisti di maggioranza (oltre a varie compagnie nazionali, istituti e imprese di Medellin) anche la multinazionale Total, ha provocato l’esproprio forzato di oltre 300 famiglie e l’assassinio di almeno 4 ambientalisti dall’inizio dei lavori, tra cui quello di Nelson Giraldo Posada, 31 anni, il cui corpo nel settembre del 2013 è stato rinvenuto nel municipio di Ituango.
L’attivista, a cui erano stati rivolti numerosi colpi di arma da fuoco e infine sgozzato, era uno dei membri del movimento Rios Vivos, gruppo che lotta contro i progetti idroelettrici e lo sfruttamento delle terre colombiane.

RS

Fonti: portafolio semana altreconomia – debatehidroituango