Vedanda: la colonia del rame

Una rivolta pressoché ignorata o su cui circolano notizie frammentarie che distorcono la realtà dei fatti: ovvero quella di un distretto (Thoothukudi o Tuticorin) dello stato Indiano del Tamil Nadu da oltre 100 giorni in mobilitazione contro la fabbrica di rame appartenente alla multinazionale Vedanta.proteste vedanta
Il 12 febbraio 2018, gli abitanti della città meridionale di Tuticorin, a seguito dei numerosi ed esponenzialmente crescenti casi di tumore tra la popolazione, hanno dato vita ad una protesta per l’immediata chiusura dell’impianto in questione.
Vedanta, multinazionale britannica con sede a Londra, attraverso la consociata Sterlite Copper gestisce una fonderia aperta a Tuticorin nel 1996 e per cui era previsto un piano di ampliamento che l’avrebbe portata dalla produzione di 400.000 tonnellate di rame all’anno alle 800.000, divenendo così la più grande struttura al mondo con sede in un’area urbana.
Il dipartimento è composto da 8 città e 27 villaggi, per un totale di oltre 4.000 persone che vivono entro un raggio di 10 chilometri dall’impianto.vedanta sterlite
Nel corso degli anni, da quando la fonderia ha aperto, gli abitanti di queste zone hanno visto aumentare i casi di tumore (circa uno per ogni famiglia), aborti spontanei, malattie della pelle e respiratorie, ed un livello di mortalità crescente sopratutto nei bambini tra i 6 e gli 8 anni.
Lo scorso 27 marzo Vedanta ha arrestato l’impianto, inizialmente per lavori di manutenzione della durata di 15 giorni, ma che in realtà lo vedrà chiuso sino al 6 giugno prossimo per i più volte comprovati e reiterati danni ambientali che sta provocando nell’area, oltre alle rilevate inadempienze nei pagamenti e lo sfruttamento dei lavoratori da parte della multinazionale britannica.
Ma questa non è la prima volta che l’impianto viene fermato.
Chiuso per la prima volta nel ’98, ad appena due anni dalla sua inaugurazione, e nuovamente nel 2010 a seguito di verifiche che più volte rilevarono inadeguatezze negli impianti necessari allo smaltimento dei rifiuti contenenti arsenico, venne poi riaperto provocando nel 2013 un nuovo caso di inquinamento a causa di una massiccia perdita di gas.
Sempre in India, l’attuale eascalation a livello mondiale dell’impiego di bauxite (minerale utilizzato nella realizzazione di alluminio, carta vetrata, materiali lucidanti e nelle operazioni di fratturazione idraulica (fracking) per l’estrazione di gas e petrolio da scisti di roccia) ha spinto Vedanta alla realizzazione di un progetto per l’apertura di una miniera sulle colline Niyamgiri, nel cuore delle terre popolate dalla tribù Dongria Kondh, la cui resistenza al momento ha arrestato questa minaccia.
Vedanta, che tramite la controllata Cairn Oil & Gas conduce anche progetti per lo sviluppo delle risorse petrolifere in India (Rajasthan) e Sudafrica, non è nuova a pratiche di inquinamento e persecuzione dei popoli, come testimoniano gli abitanti dei villaggi adiacenti all’area occupata dalla Konkola Copper Mines, società che, subordinata alla multinazionale britannica, si occupa dell’estrazione e della fusione di rame in Zambia, paese da cui proviene circa l’80% della produzione annua.
Nel 2014, un commento di Anil Agarwal (portavoce di Vedanta che detiene il 71% della società) innesco le proteste della popolazione.
Mentre gli abitanti dei villaggi colpiti dalle opere minerarie condotte dalla KCM assistevano alla conseguente distruzione delle terre e delle fonti di sostentamento, Agarwal dichiarava che grazie all’estrazione di rame in Zambia, Vedanta per quasi un decennio aveva accumulato 1 miliardo di dollari all’anno.

Le acque reflue provenienti dalla controllata KCM tramite cui Vedanta estrae rame in Zambia

Al culmine delle proteste in corso a Tuticorin, lo stesso portavoce ha serenamente commentato che la sua compagnia è vittima di una cospirazione straniera che la vuole fuori dall’India, dichiarazione questa scaturita a seguito della decisione della corte di Madras che ha ordinato il blocco del piano di ampliamento della fonderia di rame.
Il provvedimento tardivo, che ancora una volta conferma l’incoerenza e l’inefficienza delle istituzioni, è frutto di una mossa di auto-preservazione in quanto giunto solo dopo l’uccisione di 11 manifestanti il 22 maggio scorso, vittime che nei giorni seguenti sono salite a 13.

PP

Fonti: Earth FirstScroll FortuneIndia econimictimes