Restiamo Terrestri

L’hanno buttato giù dal tetto di casa, senza dialogo, senza preavviso, mentre alcuni schiavi del sistema tentavano di sparargli è stato* scaraventato di sotto come fosse uno scarto, qualcosa da poter sacrificare nel nome del “progresso”, del consumismo, del profitto.
Ha resistito per ore senza mai fermarsi, muovendosi lungo tutta la superficie del tetto quasi a delimitare un perimetro invalicabile, schivando i colpi che arrivavano da sotto sino a quando l’unica cosa rimasta da fare fosse scagliarsi contro quella ruspa che gli stava demolendo casa.
Il suo corpo è scomparso nel vuoto, forse fatto sparire da qualche servo o schiavo del capitale, la sua casa definitivamente distrutta per far spazio a una qualche espressione di dominio che nel tempo cancellerà la memoria dell’accaduto.
La vicenda si è consumata in Borneo, vittima un orango, uno dei migliaia ad essere sfrattati o uccisi ogni anno, ma i numeri non contano, spesso servono solo a sminuire l’accaduto riducendo il tutto ad una cifra, privando ulteriormente una vita della sua importanza.orangutan against rusp.jpg 2
Il Borneo è ormai da decenni terra di conquiste per le multinazionali della cellulosa (per la produzione di carta), minerarie e, sopratutto, dell’olio di palma, che nel tempo hanno ridotto foreste tra le più antiche del mondo a prigioni a cielo aperto, teatro di persecuzioni, repressione, sfruttamento, abbattimenti ed esecuzioni che si perdono nel silenzio di una società che non sa più osservare.
Non si tratta di un fatto isolato, la maggior parte si perdono senza esser mai saliti agli onori delle cronache, catalogati ormai nella normalità del corso degli eventi.
Un’apocalisse quotidiana che non è però esclusiva del Borneo, dell’Indonesia, della produzione di olio di palma per biscotti, creme di bellezza e biodiesel, ma che si abbatte ove vi siano risorse della Terra da poter saccheggiare, privatizzare, o lande libere per natura da poter colonizzare, sulle quali erigere industrie e luoghi di reclusioni rivolti equamente verso ogni specie.
Amazzonia, praticamente scomparsa a colpi di incendi, a beneficio delle monocolture di soia, geneticamente modificata e non, destinata in parte agli allevamenti, in parte alla produzione di ciò può essere reperito sugli scaffali di ogni supermercato, come riportato nel documentario Alma che mostra chiaramente la desolazione lasciata dall’avvento dei predoni capitalisti.
Mais, avocado, cacao, caffè, coltan, carne e derivati, un elenco infinito che tocca ogni prodotto immesso sul mercato, perché non è il cosa, ma il come che fa la differenza: la privazione della soggettività di un vivente ridotto a strumento di guadagno prima e consumo poi, la prevaricazione di una terra e di un popolo, la persecuzione di chi resiste.
Solitamente a questo punto il dito viene rivolto contro l’umanità, intesa come specie dominante sulla Terra e causa di ogni male, auspicando e promuovendo l’estinzione di massa come unica soluzione, un’analisi molto semplicistica, egoistica, perché bisogna rimediare ai danni provocati, utile solo a ripulire un po’ la coscienza ed ostentare per qualche istante superiorità: la vera causa di ogni male.
I dardi sparati verso l’orango dalle persone che ne attendevano la caduta a terra, schiavi e vittime a loro volta di un sistema basato sulla guerra tra classi da esso stesso create, venivano passati direttamente dalle mani dei/delle consumatori/trici, complici più o meno consapevoli e vere pedine del capitalismo, ma che ogni giorno possono spostare gli equilibri, cambiare le sorti di una foresta, far crollare multinazionali e regimi oppressivi.
Il problema è tutto qua, le informazioni e gli strumenti per ribellarsi, cessando di rappresentare la fonte finanziaria di chi muove deforestazione, schiavitù, sfruttamento e guerra ci sono, se si vuole fare la differenza.
Ma come poter provare empatia verso un orango strappato alla propria casa quando al naufragio di alcun* uman* si risponde con disinteresse, indifferenza o spesso anche sollievo, ignorando che non vi è differenza in quanto viventi e che agli occhi del sistema siamo tutt*, prima o dopo, sacrificabili.

Restiamo Terrestri!

VM