Cage Free: il greenwashing su maxischermo

Piccoli passi o disinformazione?
Piccoli passi per facili, piccole, non-vittorie?
Bello il maxi-schermo contro McDonald’s allestito a Time Square, ma a che serve se non si fornisce una vera informazione?37381230_426743454491296_2309711396062887936_n
Certo, è più facile far credere alle persone che comprare uova da galline allevate a terra sia rivoluzionario.
È più facile far credere alle persone che ci sia qualcosa di utile e dignitoso nell’esultare ogni volta che una multinazionale dichiara di voler adottare una politica aziendale cage-free, poco importa se parallelamente devasta l’ambiente, sfrutta i propri dipendenti ecc.
L’associazione animalista promotrice di questa iniziativa è complice del processo di greenwashing (pulizia dell’immagine) condotto da multinazionali criminali come Nestlé, per fare un nome tra tanti.
A Nestlé, il cui curriculum è ormai noto a tutt*, tra esperienze nell’ambito del land grabbing e della sperimentazioni su viventi in generale, recentemente si è unita la multinazionale Kraft-Heinz, nell’ambito di una campagna per cui le aziende aderenti si impegnano a cessare la produzione di uova allevate in gabbia entro il 2025.open-wing-alliance-logo-FINAL-black©
Sarebbe interessante conoscere il parere dei/delle dirett* interessat* che non solo non vedono mutare il proprio destino, condannat* comunque allo sfruttamento a vita, ma dovranno anche attendere 7 anni per poter muovere “liberamente” le ali mentre producono allo sfinimento contro ogni natura.
Tale campagna, che ricorda tanto le finte promesse in merito alla deforestazione per cui è previsto il blocco entro il 2020, quando ormai di verde saranno rimasti solo i loghi delle multinazionali, è promossa da Open Wing Alliance: coalizione di associazioni animaliste di cui fa parte anche Animal Equality. CugUDvmVIAABSX_
Nei sui comunicati, invece di gioire per il promesso impegno di multinazionali come Kellogg’s, Mondelez, Rana, Barilla e Ferrero, perché non spiega che alle galline recluse cambia ben poco, se non nulla, tra la non-vita in una gabbia grande quanto loro stesse e l’essere allevate a terra, in capannoni talmente sovraffollati da potersi muovere a malapena, al punto da sviluppare cannibalismo tra di loro?
Perché l’associazione in questione, tra le pioniere del concetto di benessere animale, non spiega che questi grandi marchi si ripuliscono bellamente l’immagine per una pura operazione di marketing?
Perché finge di dimenticare tutti i motivi per cui andrebbero, ugualmente, boicottati?
Vittorie apparenti per ottenere facili consensi.
Quante volte, cercando di far riflettere su questi aspetti, ci si sente rispondere “almeno loro fanno qualcosa per gli animali”.
Fermatevi un attimo però e domandatevi cosa cambia realmente per gli animali, e non solo per loro.

TT