Consumismo… di Terra e viventi

Quattro persone assassinate ogni settimana!
Questa è la media dei/delle difensori della Terra uccisi solo nel corso del 2017, una stima senza dubbio falsata dall’impossibilità di poter ricostruire un quadro veritiero di quella che è la realtà dei fatti, a causa di insabbiamenti, occultamenti e sistematiche sparizioni che rendono relativo il conto delle vittime.difensori della terra uccisi 2017
Non ci piace parlare di numeri, non è questo l’aspetto a dover generare scalpore, un prato non è meno importante di una foresta, l’uccisione di un* attivista deve produrre la stessa rabbia che se si trattasse di 2.000, ma riportare determinati dati aiuta a mostrare l’evoluzione di quel processo di criminalizzazione della resistenza che colpisce chi si oppone alla devastazione della Terra.
Un fenomeno volto a giustificare la repressione dell’oppress* legittimando, al contrario, l’operato dell’oppressore di turno: stato o multinazionale che sia, il tutto racchiuso sotto la grande campana del capitalismo.
Il 60% delle uccisioni registrate nel 2017 si sono verificate in America Latina (in un quadro di 22 paesi monitorati), forte è ancora l’eco di rabbia scatenato dagli omicidi di Santiago Maldonado e Rafael Nahuel, giustiziati dallo stato argentino nell’ambito dell’opera di repressione ai danni delle comunità Mapuche.santiago
Parallelamente, il Brasile nel 2017 ha toccato un primato storico con 57 omicidi, mai così tanti in un solo paese e nell’arco di un unico anno solare.
Nelle Filippine sono 48 le persone uccise, tra cui gli/le 8 abitanti di un villaggio assassinat* dall’esercito governativo per essersi opposte all’esproprio delle terre convertite in piantagioni intensive di caffè.
In Africa sono 23 le vittime tra chi lotta contro la caccia e il traffico di avorio e animali selvatici, nati liberi e strappati al proprio habitat naturale per finire come attrazione in parchi a tema o negozi.
Tra gli strumenti repressivi maggiormente impiegati da stati e multinazionali (la cui complicità e collaborazione è all’ordine del giorno) ci sono gli squadroni della morte: gruppi paramilitari con lo scopo di spalleggiare o instaurare regimi oppressivi basati sulla persecuzione dei popoli, tramite omicidi, spostamento forzato di civili, sequestri, stupri, torture e reclutamento illecito di persone.
La Colombia, dove recentemente si è svolto l’addestramento dei soldati che sono andati a comporre il Comando Jungla costituito dallo stato cileno per dar caccia ai/alle Mapuche, è tra i paesi maggiormente colpiti da questo fenomeno, sviluppatosi già sul finire degli anni ’90 grazie all’avvento della Coca Cola e del diffondersi di diversi stabilimenti.
Un fenomeno sostenuto successivamente anche da Dole, Chiquita e Del Monte che, tramite terzi, ricorrono abitualmente a l’utilizzo di squadroni della morte per il controllo delle piantagioni, come la multinazionale italo/spagnola Poligrow in relazione al monopolio delle monocolture di palme da olio, un business a cui si affianca l’azienda colombiana Daabon che rifornisce di olio di palma (proveniente da terre espropriate nel 2010 a 123 famiglie) marchi del “biologico” come Rapunzel e Allos.marchi odp bio
Mercato dell’olio di palma che nel 2017, sempre in Colombia, ha causato almeno una vittima accertata, Hernan Bedoya: assassinato da gruppi paramilitari per essersi opposto allo sviluppo di monocolture di palme da olio e banane che hanno sottratto terreni agricoli alle comunità locali.
Squadroni della morte impiegati anche dalle multinazionali Drummond e Prodecco per il controllo delle miniere in Colombia e Venezuela, supportate in questo anche dalla tedesca RWE che, non contenta dell’opera di devastazione condotta ai danni della foresta di Hambach, importa carbone anche da questi paesi contribuendo ai regimi oppressivi vigenti.
Nel 2017, per la prima volta nella storia, il settore agroindustriale (allevamenti, monocolture, monopolio dei semi e mercato dei pesticidi) ha scavalcato quello minerario per quanto riguarda la persecuzione di chi lotta contro lo sfruttamento della Terra e di chi la abita, a conferma di come sempre di più siano le scelte fatte quotidianamente da consumatori e consumatrici a rivestire un ruolo chiave nel determinare o meno questi fenomeni repressivi.Los-agrotóxicos-matan
Non importa dove si viva, le scelte fatte nel quotidiano possono spostare gli equilibri di un’intera lotta, sostenere o meno chi resiste per la liberazione della Terra e di ogni vivente, oltre al fatto che report di questo tipo non devono intimidire, ma scatenare una presa di coscienza tale da portare sempre più persone ad esporsi in prima persona, se l’obiettivo è quello di sovvertire il sistema costruito da multinazionali e stati complici.

VM

Fonte: laizquierdadiario