Beef not Trees – La battaglia per la Terra

La Terra è in saldo, fascismo e capitalismo le due facce di quella stessa moneta che ne svende valore e monopolio a stati e multinazionali.
Siamo sull’orlo di una crisi globale che investirà tutt* a prescindere dal luogo in cui si vive.
La crisi climatica, invece di allarmare, sta diventando un business, con mercati finanziari e multinazionali alla finestra a tifare per quei governi e regimi oppressivi che apriranno al saccheggio delle terre, mettendo il profitto davanti all’integrità di risorse che non gli appartengono e, direttamente o indirettamente, alla libertà di ogni singolo vivente.
In periodo elettorale i vertici di Deutsche Bank hanno dichiarato come Bolsonaro rappresentasse il candidato ideale per gli interessi dei mercati.
Se Macrì e Piñera, rispettivamente presidente argentino e cileno, tentano di reprimere la Resistenza Mapuche svendendo le terre ancestrali alle multinazionali (tra cui l’italiana Benetton) il primo, addestrando squadroni della morte (Comando Jungla) per rastrellare le foreste dell’Araucania e del Bio Bio il secondo, il neo-presidente del Brasile ha già fatto proclama di genocidio contro tutte quelle popolazioni indigene che saranno di ostacolo alla sua sete di potere.

Chile: Pinera presenta il Comando Jungla, squadrone della morte costituito per dare la caccia alle comunità Mapuche

Nel gennaio 2012, Jair Bolsonaro è stato arrestato per aver pescato all’interno della stazione ecologica di Tamoios, dove tale pratica è considerata un crimine ambientale, e in quell’occasione dichiarò di esser stato vittima di persecuzioni politiche.
Mesi dopo l’accaduto il futuro presidente chiese la licenza per tornare a Tamoios ad espletare quello che lui ritiene un diritto di cittadino brasiliano stabilito dalla Commissione per lo sviluppo della pesca (Sudepe) di pescare in qualsiasi mare.
Questo era il diritto, sosteneva, di un brasiliano, ma è stato informato che la Stazione Ecologica in questione non è sotto la giurisdizione del Ministero della Pesca – e quindi di Sudepe – ma del Ministero dell’Ambiente.
Premettendo che la pesca, come qualsiasi altra forma di prevaricazione espressa da un* vivente su un’altr* vivente, non va classificata come crimine in quanto tale affermazione avvallerebbe la necessità di regolamentazioni che legittimerebbero l’esistenza del sistema stesso subordinano ad esso il concetto di Liberazione e reprimendone il significato, ma come estensione di un dominio che può essere cancellato solo attraverso l’autodeterminazione, il suddetto caso permette di comprendere l’avvicendarsi degli eventi.
La licenza richiesta all’epoca da Bolsonaro non fu fatta a caso, ma al preciso scopo di chiarire un punto sul quale oggi si basa il futuro del Brasile, ovvero: gli ambientalisti avevano incatenato la virilità brasiliana che può essere espressa solo andando a caccia, uccidendo altri animali, i brasiliani non possono fare ciò che vogliono al loro ambiente a causa dei regolamenti.
La volontà di accorpare il ministero dell’ambiente e quello dell’agricoltura, subordinando l’integrità delle terre al dominio del capitalismo monopolistico, nasce da quell’episodio.

non un centimetro di terra sarà demarcato per riserve indigene o quilombo (discendenti di comunità africane che si librarono dalla schiavitù nelle piantagioni).
Facciamo il Brasile per le maggioranze.
Le minoranze devono inchinarsi alle maggioranze.
Le minoranze si adatteranno o semplicemente scompariranno.

La memoria va a Chico Mendes, ambientalista freddato da colpi di arma da fuoco nel dicembre 1988 dal figlio di un allevatore, epilogo di una lotta partita nel 1975, quando gli allevatori iniziarono a tagliare la foresta amazzonica con il pieno sostegno della dittatura militare.
Mendes trasmise il coraggio per resistere ai suoi compagni, spronandoli a difendere ciò che è libero per natura, e mentre allevatori e servi della dittatura avanzavano con bulldozer e motoseghe per abbattere alberi, loro formavano cordoni e blocchi per proteggere la foresta.

pensavo di combattere per salvare la foresta pluviale amazzonica.
Ora capisco che sto combattendo per l’umanità.

La violenza funzionale alla tutela degli interessi economici di stato e lobby è ormai la routine in Brasile, dove nel solo 2017 sono stat* uccis* 110 indigen* e 57 ambientalisti.
Carne, bibbia e pallottole rappresentano il credo di Bolsonaro che il neo-presidente rivendica circondandosi da ex ufficiali militari e di sicurezza, ostentando una ferma opposizione contro l’aborto e l’uguaglianza di genere, e brandendo i più classici strumenti fascisti: censura e persecuzione.
Oltre a circa 700 persone indicate da amici di Bolsonaro come potenziali “nemici comunisti”, 141 giornalist* brasilian* avrebbero già ricevuto minacce di morte a seguito della diffusione di notizie che svelavano il sostegno economico fornito da alcuni imprenditori alla campagna elettorale di Bolsonaro, per garantirne l’elezione e la conseguente tutela degli interessi.
Gli interessi di quella fetta di mercato rappresentata dai primi due fattori a provocare il cambiamento climatico: industria mineraria e agrobusiness.
Le multinazionali minerarie, provenienti da tutto il mondo, occupano già buona parte della foresta amazzonica brasiliana con diversi progetti estrattivi: le australiane Mirabela Nickel e BHP, le canadesi Belo Sun, Kinross Gold e Yamana Gold, la svizzera Glencore, le britanniche Anglo-American e Rio Tinto, e la statunitense Alcoa.
Sono invece 240 mila gli ettari di terra già convertiti in monocolture di soia geneticamente modificata, produzione esclusivamente rivolta all’industria della carne e dei derivati animali e controllati rispettivamente da 5 compagnie: LD (Louis Dreyfus), Bonge, ADM, Cargill e Monsanto.
I contadini a cui sono state portate via le terre hanno dichiarato (video) che la coltivazione della soia, di cui l’80% è destinata al mercato cinese, venga portata avanti come fosse alimento prodotto al mondo, destinato però ad un’industria specifica e contribuendo alla schiavitù di altri viventi.
Il Brasile di Bolsonaro è lo specchio di ciò che il sistema capitalista attende da tempo, ed è ormai chiaro che non esistono studi scientifici che tengano, si tratta della sistematica negazione della realtà, una distorsione dei fatti funzionale al profitto.
E se lo sfruttamento della foresta amazzonica viene erroneamente percepito come qualcosa di distante, si pensi allora alle posizioni espresse da Salvini che, in linea con l’approccio nazionalista ed imperialista di Trump, Macrì e Bolsonaro, ha dichiarato che bisogna sfruttare al massimo il legno italiano per produrre mobili italiani, il tutto condito con la solita promessa di posti di lavoro.
Il manzo è più importante per loro rispetto agli alberi, rispetto alla vita di qualsiasi vivente escluso quella dei diretti interessati, e per loro va inteso il sistema tutto perché non esistono “poteri” buoni.
La battaglia per la Terra è iniziata, in certe zone già da tempo e attende solo di potersi espandere, ma attraverso l’autodeterminazione, una responsabilizzazione individuale e una coscienza collettiva che non lasci spazio a derive, infiltrazioni e protagonismi funzionali alla strumentalizzazione della lotta di Liberazione per torna conto personali come già accaduto troppe volte in passato.
Commettere un errore non è un danno, reiterarlo nel tempo è complicità.

RS

Fonti: pagina12 telesurtv dire – enoughisenough commondreams