Un popolo in galera

Ogni palestinese è stato incarcerato almeno una volta da Isreale e almeno un suo famigliare o un conoscente ha sperimentato la realtà della detenzione per motivi politici, perpetrata dall’occupante.

Un aspetto ormai consolidato all’interno di quello schema repressivo standardizzato che, contrariamente alle politiche dell’accoglienza, si abbatte su popoli e terre senza distinzione alcuna è rappresentato dalla ritorsione ai danni dei/delle solidali.
I precedenti più eclatanti provengono senza dubbio dall’America Latina, Chile e Argentina sopratutto dove i/le solidali nonmapuche vengono identificati e quotidianamente perseguitati nell’ambito di un’opera intimidatoria volta a fiaccare il sostegno offerto alla Resistenza Mapuche.
Persecuzione sistematica spesso applicata con effetto retroattivo, e che più di una volta si è tradotta con l’uccisione di attivist* per mano dello stato di turno.
O come accade in relazione alla resistenza nelle ZAD o per la foresta di Hambach dove la repressione, che si tratti di attivist* o giornalist*, molte volte viene applicata a livello economico, attraverso multe mutabili in periodi di detenzione se l’interessat* torna a sostenere direttamente la lotta sul campo.
Provvedimenti che possono essere applicati anche solo con la presunzione da parte delle autorità che un reato, normato come tale dal sistema, possa verificarsi.
Un panorama repressivo che si va arricchendo di misure volte a sanzionare e condannare la più classica e comune espressione di disobbedienza civile: la pratica del boicottaggio.
Oggetto in questione la campagna BDS, più volte etichettata come razzista e antisemita in questi ultimi tempi, allo scopo di screditarne operato e scopo, fenomeno che in Spagna sta già sortendo i primi effetti.
Cinque attivist*, accusat* di incitamento all’odio e alla violenza, rischiano 4 anni di carcere per essersi oppost* all’esibizione di un cantante filo-israeliano in occasione del festival Rototom Sunsplash di Benicàssim del 2015, mentre altr* 3 (tra cui una ex deputata in carica tra il 1989 e il 2000) sono sotto processo con l’accusa di finanziamento al terrorismo per aver raccolto e devoluto 8.400 euro a Gaza.
Sulla scia di un’ondata volta a criminalizzare chi semplicemente mostra i fatti, martedì 5 febbraio il senato degli Stati Uniti ha approvato il DDL anti BDS, una misura che consente ai governi statali e municipali di punire le compagnie che boicottano, disinvestono o applicano sanzioni ai danni dello stato di Israele.
Il DDL, ora al vaglio della camera dei rappresentanti, prevede anche lo stanziamento di ulteriori 3 miliardi e 300 milioni di dollari nel sostegno militare delle truppe israeliane e l’estensione degli aiuti alla Giordania in ambito di sicurezza dei confini.
Presunzione di reato, rastrellamenti preventivi, distorsione della realtà funzionale a tutelare interessi economici ghettizzando soggetti scomodi al sistema.
Estensioni di quelle dinamiche di annientamento del vivente subite, tra gli altri, dal popolo palestinese.presos-palestinos
Come descritto in un report pubblicato recentemente west climbing bank, progetto di Acciaieria (palestra di arrampicata popolare all’interno del Collettivo ZAM di Milano), di cui vi proponiamo un estratto e che potete leggere in versione integrale sull’omonimo sito.

Uno dei dispositivi repressivi più utilizzati è la detenzione amministrativa, una forma di incarcerazione preventiva autorizzata senza sentenza ne giudizio, da parte di un giudice o una corte, che prevede l’arresto e la detenzione per sei mesi, prorogabili all’infinito.
Scopo dichiarato: anticipare gli attacchi dei “presunti terroristi” incarcerandoli prima di un eventuale azione.
Scopo reale: arrestare arbitrariamente e ingiustificatamente donne, uomini, bambine e bambini palestinesi così da poterli detenere nelle carceri israeliane, spesso anche per anni, contravvenendo a qualsiasi legge internazionale.
Questo è il tentativo di spaventare la popolazione applicando pene esemplari, incarcerando chi viene reputato perno delle comunità palestinesi.
La detenzione amministrativa è un controsenso giuridico in quanto non esiste reato.
Si suppone la colpevolezza dell’arrestato per un’azione che non ha mai compiuto e lo si incarcera semplicemente perché è palestinese.
Abbiamo conosciuto numerose storie di prigionieri politici palestinesi che hanno attraversato esperienze tragiche, dimostrando grande determinazione e resistenza.
Abbiamo conosciuto un prigioniero che ha trascorso letteralmente METÀ della sua vita nelle carceri israeliane, più di dieci anni consumati con rinnovi semestrali, alternando speranza a rassegnazione.
La durezza della prigione porta al suicidio molti detenuti e molte detenute, mentre coloro che sopravvivono si portano dietro gli strascichi psicologici, fino alla fine dei propri giorni.
<<E’ necessario salvare la propria umanità, quanto di più buono e costruttivo abbiamo dentro per restare umani, sensibili, capaci di avere rapporti umani, cioè tutto quello che l’aguzzino vuole toglierci.>>
I momenti peggiori della sua prigionia sono stati l’arresto e la scarcerazione, accomunati dalla medesima assenza di prospettiva: una detenzione senza fine certa, in condizioni indegne e il ritorno nella comunità come individui abbruttiti e dis-umanizzati.
<<Nel frattempo, fuori dal carcere, la comunità nella quale sono cresciuto non è più la stessa. Trovare lavoro, pagare le spese e mantenere la propria famiglia iniziano ad essere questioni più individuali e sempre meno collettive. Sono fallite le esperienze dell’autorità palestinese, che ha tradito il suo popolo aprendo le porte all’individualismo economico.>>
Mantenere la propria umanità è difficile, in un ambiente malsano e degradato ed è quindi necessario dare alle persone un luogo dignitoso e confortevole in cui coltivare relazioni sane e rispetto reciproco. Sarebbe altrettanto utile raccogliere gli sforzi della intera comunità, anche con il sostegno dei solidali di tutto il mondo, per risolvere uno dopo l’altro i problemi di chi soffre all’interno della popolazione palestinese, sia dentro che fuori dai campi.
(continua su westclimbingbank)

RS

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Fonti: nena news – nytimes