Ex carabinero: “i Mapuche non mi hanno sparato, è stato un collega”

i Mapuche non mi hanno sparato, quello che mi ha sparato era un altro carabinero, i miei superiori hanno fatto una parte falsa e mi hanno costretta a mentire.

Il 16 maggio 2017, nel corso di uno dei numerosi raid contro le comunità Mapuche, un carabiniere rimane ferito ad una gamba.
Opera di ordinaria quanto quotidiana repressione del popolo Mapuche, l’incursione vede coinvolta la comunità di Tirùa nella regione del Bio Bio (Chile), già teatro di persecuzioni e rastrellamenti sin dall’epoca della dittatura di Pinochet.
Nel corso dell’operazione l’ormai ex caporale delle forze speciali Manuel Colipàn, che a seguito della vicenda ha chiesto di essere rimosso dal corpo dei carabineros dopo 5 anni di servizio, viene raggiunto da colpo di arma da fuoco.carabineros ferito
Una volta soccorso i superiori gli ordinano di far ricadere l’accaduto sulla comunità Mapuche, dichiarando di esser stato colpito da un uomo armato incappucciato.
Dopo due anni di insabbiamenti, omertà e rimorsi, Colipàn svela di esser stato ferito da un collega e non da membri della comunità Mapuche, un precedente che considerando il corso degli eventi potrebbe non essere isolato.
Un’ulteriore tassello all’interno di quel quadro che vede la sistematica criminalizzazione della Resistenza Mapuche, vero ostacolo al dominio capitaliste, in generale, all’opera di neo-colonizzazione condotta dalle multinazionali energetiche, minerarie e dell’agrobusiness.
Una criminalizzazione costruita anche consegnando all’opinione pubblica un’immagine distorta dei fatti che possano legittimare la repressione di un popolo, disegnando come terrorist* chi lotta per il recupero delle terre ancestrali e la difesa della stessa.

PP

Fonte: cooperativa