#Rzine4 – La pratica del Boicottaggio

Incentrato su La pratica del Boicottaggio, il 4° numero di R propone una disamina su Antispecismo e Anticapitalismo, tra mercificazione degli ideali di Liberazione, derive welfariste e modaiole, lotte settoriali e territorializzanti, offrendo spunti teorico/pratici per rendere il proprio quotidiano una mobilitazione permanente contro le vari forme di dominio sdoganate dal sistema. R_Mercificazione_Copertina_Web_2

Applicato nel quotidiano ed espresso senza trascurare alcuna vittima di sfruttamento, schiavitù e dominio, il boicottaggio rappresenta senza dubbio una delle pratiche più efficaci, oltre a rappresentare uno strumento diretto contro il sistema a disposizione di tutt*.
Il termine boicottaggio (boycott), come la pratica stessa, si diffonde sul finire del 1800 a seguito dell’opera di isolamento condotta da un’organizzazione a sostegno dei braccianti irlandesi contro Charles Cunningham Boycott: amministratore terriero che sottopagava e sfruttava i propri dipendenti.
Adottata anche come espressione di disobbedienza civile, ovvero l’opposizione a pratiche che, normalizzate e rese legali dal sistema per tutelare e giustificare l’operato del sistema stesso, minano la libertà dell’essere e dell’ambiente, negli anni la pratica del boicottaggio si è resa protagonista di numerose lotte di liberazione, integrandone l’azione diretta.
Multinazionali, marchi e prodotti rappresentano i primi destinatari del messaggio spedito da consumatori/trici attraverso il boicottaggio. In quanto espressioni del monopolio applicato dal sistema capitalista sul quotidiano, aziende, lobby e corporation raffigurano anche quell’obiettivo che permette di esprime il proprio dissenso direttamente al sistema stesso.
Si parla di consumatori/trici perché è così che il mercato identifica le persone subordinandole ad esso: soggetti ai/alle quali destinare prodotti che consegnano l’illusione della scelta, mentre al tempo stesso garantiscono il controllo su chi rappresenta una mera fonte economica. Al lato pratico si tratta di dare un peso politico a quelle che all’apparenza possono sembrare azioni prive di un particolare significato, esprimendole non più accettando passivamente ciò che il mercato indica di comprare, ma attraverso un’analisi critica di ciò che comporta sul piano globale l’acquisto di quel determinato prodotto: supermercati e discount, più o meno piccoli che siano, vanno visti come urne elettorali.
Ogni volta che si acquista un prodotto si esprime il proprio apprezzamento/consenso verso la multinazionale di riferimento, dandogli non solo un sostegno economico, ma consegnandogli anche la delega a proseguire con le opere di sfruttamento che possono celarsi dietro un dato marchio.
Autodeterminazione, ovvero la consapevolezza di come ogni propria azione possa mutare il corso degli eventi, spostando consumatori/trici dal ruolo di complici inconsapevoli delle forme di sfruttamento più svariate, ad elementi attivi del processo di liberazione di Terra e viventi.
Una possibile fragilità di questa pratica può essere attribuita ad una diffusa espressione settoriale della stessa, non tenendo presente il destinatario ultimo del messaggio, ma la necessità del momento, finendo per trascurare aspetti importanti.
Il veganismo, punto di partenza del percorso Antispecista, se espresso con cognizione di causa (ignorando le derive salutiste, dietiste e modaiole espressioni di un latente antropocentrismo) e nel rispetto dei valori che dovrebbero contraddistinguerlo, tra cui l’anticapitalismo, rappresenta il primo passo per definitivamente le distanze da un sistema che, direttamente o indirettamente, punta al dominio di ogni singol* vivente.

R è reperibile in due modi: presso i tavoli informativi organizzati da Earth Riot nel corso di festival, conferenze e presidi o scrivendo a [email protected] se interessat* a ricevere più copie da distribuire a vostra volta.

R – old school, do it yourself Zine by Earth Riot
(numeri precedenti e proposte di spedizione)

VM