Rastrellamento Mapuche

L’esecuzione di Camilo Catrillanca il 14 novembre del 2018 si può registrare come il preludio di un’operazione repressiva che da quel giorno ha visto un dispiegamento di forze armate in costante aumento, principalmente nelle foreste dell’Araucania e del Bio Bio: storici teatri della centenaria persecuzione delle comunità Mapuche.

Foto: Newen Mapuche

Foto: Newen Mapuche

Raggiunto da colpi d’arma da fuoco mentre si trovava sul trattore con suo figlio, Camilo è stato il primo Mapuche a cadere per mano del Comando Jungla: squadrone della morte addestrato in Colombia, costituito, normalizzato e inserito da Pinera all’interno del corpo dei carabineros del Chile.
Dall’inizio del 2019 ad oggi sono almeno 30 le persone arrestate senza criteri particolari, solo per essere Mapuche, in quella che è a tutti gli effetti un’operazione di rastrellamento volta all’estinzione di un’intero popolo.
Donne e bambini, giovani e meno giovani, sino alla recente reclusione di 8 membri della comunità Temucuicui (di cui Camilo ne era il lonko) tra cui figura anche un/una Mapuche di pochi mesi.
Qualsiasi oggetto, utensile, attrezzo rinvenuto dai carabineros nelle case delle varie comunità viene automaticamente associato a qualche caso di incendio o sabotaggio, oppure usati come escamotage per legittimare l’opera di criminalizzazione in quanto tali arnesi potrebbero essere impiegati nel corso di azioni in un ipotetico futuro: la legge della retroattività applicata alla veggenza.
Un’escalation repressiva ai massimi storici dai tempi della dittatura Pinochet, che vede però numerose analogie tra quel periodo e l’attuare regime instaurato da Pinera: un atteggiamento di totale asservimento verso le multinazionali.
Nel caso della militarizzazione delle foreste dell’Araucania (regione del Chile) si tratta del supporto offerto dallo stato ai gruppi Matte e Angelini, presenti nella zona sin dagli anni ’70 e che anche in questo caso collocano l’Italia al centro della persecuzione delle comunità Mapuche.
Angelini, che in periodo elettorale ha sovvenzionato la campagna dell’attuale presidente Pinera, pur essendo una delle multinazionali di punta del panorama cileno è stata fondata da imprenditori italiani.
Decima potenza economica del Chile, il gruppo oggi diretto da Roberto Angelini Rossi (nato a Ferrara nel 1948) e fondato dall’omonimo Anacleto, controlla buona parte del paese grazie alla costituzione nel 1989 della società per azioni AntarChile.
Attraverso AntarChile, il Grupo Angelini gestisce i servizi forniti dall’impresa COPEC, compagnia petrolifera cilena che vanta oltre 630 distributori sparsi per il paese.
L’impresa peschereccia Corpesca e il marchio Orizon (a sua volta acquisito dal colosso General Mills) che si occupa della lavorazione, produzione e vendita del pescato, tutte aziende che vedono come direttore, neanche a dirlo, Roberto Angelini.
Ma gli introiti maggiori derivano da Celco (compagnia Arauco), un’altra società per azioni che permette ad Angelini, da oltre 30 anni, di mantenere il monopolio sulle risorse naturali offerte dalle foreste dell’Araucania, tramite il controllo delle compagnie Celulosa Arauco y Constitución e della Forestal Milinco (di proprietà del gruppo Matte).
Complicità italiana che accompagna a livello pratico ogni azione condotta dai carabineros e dalle forze speciali cilene (FF.EE) dotate di elicotteri prodotti da Leonardo, mentre munizioni, sistemi radar, droni e tecnologia UAS (veicoli aerei e di terra privi di equipaggio) vedono il contributo dello stato di Israele attraverso le apparecchiature vendute da Elbit Ssystems e dalla Bluebird Aero Systems.

Carabineros cileni forniti di armamenti e velivoli prodotti da Leonardo.

Carabineros cileni forniti di armamenti e velivoli prodotti da Leonardo.

Una quotidiana, sistematica criminalizzazione della Resistenza Mapuche che, come spesso accade in questi casi, viene pressoché ignorata a livello mediatico, finita tristemente nel dimenticatoio una volta scemato il clamore suscitato dall’assassinio di Santiago Maldonado, solidale nonmapuche.
Una morte tutt’altro che vana, ma che non dovrebbe essere necessaria al fine di sviluppare una coscienza internazionalista e la conseguente solidarietà internazionale verso un popolo la cui persecuzione è il frutto della complicità di tutt*, nel momento stesso in cui decidiamo che non ci riguarda.

RS

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