Giornata della Terra

Una giornata di lotta che ne scandisce molte altre, priva di sterili celebrazioni, ma per il rinnovo della resistenza contro saccheggi, neo-colonialismo e regimi oppressivi.
No, non si tratta della Giornata della Terra sancita dalle nazioni unite come scopettone per ripulire immagine e coscienza di stati e autorità varie, ma di quella che ricorre il 30 marzo a partire dal 1976, quando migliaia di persone si riunirono per protestare contro l’esportazione di altra terra dalla Palestina in Galilea.
Quel giorno, oltre alle centinaia di persone tra ferit* e arrestat*, 6 palestinesi furono assassinati, preludio di quell’interminabile genocidio che prosegue tutt’oggi per mano dello stato di Israele.
Da quel giorno il 30 marzo di ogni anno palestinesi e solidali in tutto il mondo si riuniscono per manifestare contro l’assedio israeliano, per la liberazione della Palestina e l’indipendenza.
Un assedio che solo sabato scorso, nel corso delle manifestazione che hanno visto migliaia di persone radunarsi lungo alcune delle recinzioni che delimitano la Striscia di Gaza, ha provocato 316 feriti e 3 uccisioni: Mohammad Jihad Sa’ad (20 anni), Adham Nidal ‘Amara (17 anni), Tamer Hashem Abu al-Kheir (17 anni), assassinati dall’esercito israeliano.
Striscia di Gaza spesso affiancata alle foreste cilene dell’Araucania e del Bio Bio in relazione al fenomeno di land grabbing, strumento repressivo caro a stati e multinazionali al fine di ottenere il monopolio sulle terre, e che in questo caso vede un minimo comune denominatore: la presenza fisica o il sostegno economico/militare da parte dello stato di Israele.
Grazie al contributo di Elbit Systems e della Bluebird Aero Systems, entrambe multinazionali israeliane, le munizioni, i velivoli armati con sistema a pilotaggio remoto UAV, i droni usati nel corso della Grande Marcia di Ritorno, le tecnologie militari impiegate nella persecuzione del popolo palestinese sono le stesse usate per reprimere e soffocare la Resistenza Mapuche.
Popoli Resistenti, naturale risposta a quelle politiche totalitarie produttrici di barriere materiali e morali, ma che non discriminano quando si tratta della standardizzazione di un sistema repressivo che non conosce confini, finalizzato a soffocare quelle espressioni di lotta che rappresentano l’ultimo baluardo contro il saccheggio della Terra.

RS

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fonti: reteitalianaism infopal