Anche i delfini si truccano

I delfini, le balene, gli orsi polari, le foche e le creature che popolano mari e oceani non hanno bisogno di creme di bellezza, sono affascinanti per natura, eppure sono ormai costretti a vivere in un habitat contaminato dalle sostanze chimiche contenute in prodotti cosmetici e per l’igiene personale delle persone.

L’inquinamento, che sia atmosferico, terrestre o marino, non è un fatto astratto, non è causato da ragioni a noi estranee, è una questione di responsabilità sociale: l’inquinamento di fatto siamo noi.
Deforestazione, utilizzo di sostanze chimiche, estrazioni petrolifere, scarichi delle più svariate industrie, piccole o grandi azioni quotidiane che possono sembrare innocenti, ma che se rapportate al numero di persone che abitano la Terra diventano insostenibili per la salute ambientale.
Le vaste distese d’acqua che ricoprono la Terra stanno diventando la discarica abusiva del genere umano; sempre più sostanze chimiche vengono rilevate in mari, oceani, laghi e fiumi, che la natura impiegherà decenni a smaltire, e che intanto mettono a rischio l’integrità di interi ecosistemi e la sopravvivenza delle specie coinvolte.

Una recente ricerca ha confermato la presenza di parabeni all’interno di delfini, lontre marine e orsi polari, una sostanza chimica che viene aggiunta nella produzione di profumi, cosmetici, dei farmaci a partire dagli anni ’50 e di cibi processati, prevenendo la crescita di batteri nei prodotti da scaffale e dando la possibilità di mantenerli più a lungo sugli scaffali dei negozi e della propria casa.
Circa quindici anni fa, uno studio controverso collegò il cancro al seno umano all’utilizzo di cosmetici contenenti parabeni. Gli effetti di questa sostanza sulle persone rimane tutt’ora incerto, ma gli scienziati sanno che i parabeni rientrano nella categoria degli estrogeni: mimano gli ormoni femminili, mentre per gli uomini sono causa di femminilizzazione.
I parabeni resistono nello strato adiposo delle specie citate; la loro tossicità non è ancora chiara, ma è risaputo che arrestano gli ormoni del corpo.
Parabeni, PCB, DDT e microplastiche in generale, scambiate per plancton dagli animali, vengono assunte ormai quotidianamente dalle specie marine.
L’assunzione di microplastiche da parte degli animali causa loro danni sia di tipo meccanico (abrasioni degli organi interni, occlusioni intestinali spesso letali) che di tipo chimico (avvelenamento).foca plastica

Un recente studio ha evidenziato come i mari, al momento, siano contaminati dalla presenza di oltre cinque miliardi di pezzetti di plastica, per un peso che si aggira attorno alle 270.000 tonnellate.
Questo livello di inquinamento però non è da attribuire esclusivamente all’incosciente operato delle industrie, ma anche alle abitudini quotidiane di ogni singola persona e a come ognuno conduce la propria vita.
Il contributo giornaliero che ognuno di noi può offrire per limitare i danni all’ambiente è fondamentale, nel caso poi dell’inquinamento da plastica è determinante, basti pensare a tutti quei prodotti acquistati quotidianamente, confezionati in vari involucri che nel giro di pochi minuti diventano rifiuti.
Gesti disinteressati che sembrano innocenti, ma che negli equilibri della Terra fanno una grande differenza. I rifiuti di plastica da noi prodotti hanno una vita lunghissima una volta dispersi nell’ambiente.
A ogni nostra azione consegue una reazione che può essere positiva o negativa per la salute del Pianeta che ci ospita; dipende solo da noi, dalla consapevolezza e senso di responsabilità che mettiamo nelle scelte quotidiane, ricordando sempre che non siamo la sola specie sulla Terra e che non è nostro diritto prevalere su chi la abita insieme a noi.

Fonti: Mongabay – ARPAT