Carne rossa cancerogena? Mangiamoci gli insetti! Storie di specismo moderno

Lo specismo è uno di quegli aspetti della società moderna a non conoscere frontiere né limiti di sfruttamento.
Animali rinchiusi negli allevamenti, braccati nelle foreste, strappati da mari, oceani, laghi e fiumi, privati di ogni libertà, soggettività e dignità nel nome del consumismo e del capitalismo.
Ma la cultura del dominio, figlia dell’antropocentrismo, che il genere umano esprime sulle altre specie viventi che popolano il Pianeta, non conosce pace né sazietà, quasi come fosse una gara verso l’estinzione di ogni specie nel minor tempo possibile.
L’esaurimento di ogni risorsa di cui la Terra dispone sembra ormai diventato l’obiettivo principale, un monopolio magistralmente messo in scena da governi, industrie e multinazionali che si spartiscono le varie fette della torta cercando di accaparrarsi per primi quelle più ghiotte.
La Terra è stata ridotta alla pari di un grande supermercato attraverso il quale le grandi corporazioni possono arricchirsi ai danni delle foreste, delle immense lande d’acqua, colonizzando territori, schiavizzando popoli e animali alla costante ricerca di nuove frontiere dello sfruttamento.
In quest’ottica nasce così il novel food, ovvero il via libera da parte del Parlamento Europeo alla commercializzazione per uso alimentare degli insetti.
In principio, circa due anni fa, l’impiego in cucina degli insetti veniva “giustificato” dalla necessità di trovare una rapida soluzione alla fame nel mondo che, invece che passare attraverso una gestione più intelligente e responsabile delle risorse agrarie, si basa sullo sfruttamento di ulteriori specie animali.
La fotografia della società attuale mostra come da una parte del mondo (quella sfruttata dai mercati) vi siano quasi un miliardo di persone che ancora soffrono la fame, mentre dall’altra parte (quella che per il mercato rappresenta una fonte di lucro) sono quasi un miliardo le persone affette da obesità; ma entrambe le categorie hanno la stessa causa in comune, ovvero l’industria della carne e dei derivati animali.
Le foreste scompaiono per fare spazio alle monocolture industriali di mais e soia, spesso geneticamente modificati, che però non sono destinate ai popoli bisognosi, ma all’ingrasso degli animali negli allevamenti.
Ora che l’O.M.S. ha dichiarato che le carni rosse sono cancerogene, i consumi non faranno altro che spostarsi sullo sfruttamento di altre specie animali, visto che a prevalere sono le scelte dettate da ragioni salutistiche invece che empatiche.
Nel calderone specista finiscono così anche gli insetti che verranno sfruttati a livello industriale per la produzione di barrette proteiche destinate al mercato del fitness e, aspetto che è ancora al vaglio della Commissione Europea, probabilmente utilizzati come mangime per gli animali negli allevamenti e per l’acquacoltura (gli allevamenti ittici).
In questo modo verrebbe nuovamente stravolta la natura erbivora degli animali rinchiusi negli allevamenti che, costretti in schiavitù nell’attesa di essere giustiziati per il consumismo umano, saranno anche costretti a cibarsi di altri animali.
Una storia che si ripete, perché una delle ragioni scatenanti del morbo della mucca pazza fu determinata dal modo in cui venivano alimentati gli animali negli allevamenti, messi all’ingrasso con le farine animali per accelerarne la crescita e la commercializzazione.
Sono sufficienti una manciata di anni e qualche nuova normativa affinché il genere umano dimentichi gli errori commessi in passato decidendo di riproporli.
Ma in questo caso l’errore non consisterebbe nell’approvazione o meno dell’impiego di insetti per l’alimentazione degli animali negli allevamenti, bensì nel fatto che venga ancora accettata l’esistenza degli allevamenti animali, continuando così a promuovere quella cultura della prigionia e dello sfruttamento dettata da ragioni alimentari.acqua e cereali
Quindici chili di cereali e quindicimila e cinquecento litri d’acqua per la produzione di un solo chilo di carne: se queste risorse primarie fossero distribuite con intelligenza all’intera popolazione del mondo, invece che destinate all’ingrasso degli animali promuovendone la schiavitù, il problema della fame nel mondo sarebbe risolto da anni, o magari non sarebbe mai esistito.

Fonte: Il Fatto Quotidiano