Coca Cola: etichetta, tappo… soliti crimini!

Il mese scorso, Coca Cola ha pubblicato un nuovo video sul proprio canale YouTube per lanciare un nuovo packaging per il suo più classico prodotto.

Di certo non si può negare la bravura di Coca Cola nel marketing: la multinazionale statunitense prima fra le bibite gassate e non è di sicuro anche tra le prime al mondo a livello pubblicitario. Ma, come sempre, vi chiediamo di andare oltre l’immagine che l’azienda vuole dare di sé. Si tratti di Coca Cola o di altri, il percorso migliore che ognuno di noi può compiere è sempre quello di non fermarsi alle apparenze, ma di partire da esse per poi scavare più a fondo e non accontentarsi mai: solo così potremo davvero avvicinarci il più possibile alla verità.

Coca Cola, come ormai è ben noto a tutti e comprovato, non si è fatta scrupoli nel 2003 nel privare di acqua l’India meridionale per poter “dissetare” con bevande gassate e zuccherate (uno sfizio in più, insomma) chi della popolazione mondiale poteva permettersi di comprarle. Come dichiarato dall’attivista indiana Vandana Shiva, per produrre un solo litro di Coca Cola se ne sprecano ben nove d’acqua. Tutto questo mentre in moltissime zone del mondo, ben celate con cura dai megariflettori dei media “occidentali”, le persone muoiono non solo di fame, ma anche di sete, se non per avvelenamento per acqua
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Oltre all'”innovativo” tappo, anche la Coca Cola Company ha deciso di sfoderare la nuova moda verde che sta investendo le multinazionali, o, per meglio dire, che le multinazionali stanno adottando nel tentativo di ripulirsi l’immagine e accaparrarsi nuove fasce di consumatori. Ma non basta cambiare il colore al proprio logo (vedi McDonald’s) per cancellare i crimini quotidiani di queste aziende.
La Coca Cola, però, è andata oltre (come già avevamo scritto un anno fa) lanciando la nuova linea di bottiglie con etichetta verde che, al posto di zucchero e aspartame, conterrà Truvia, un composto a base di stevia.
In commercio da quasi un anno, la CocaCola Life nelle ultime settimane sta invadendo anche il mercato italiano, ma, come vi abbiamo detto, non basta un’etichetta per cancellare i crimini.
Truvia infatti è prodotta da Cargill, multinazionale americana che controlla il prezzo di ogni singolo alimento in circolazion e che da tempo ambiva la privatizzazione della pianta stevia.
Fate attenzione: questo composto non è unicamente a base di stevia, probabilmente usata in piccolissime quantità, considerando che costa 700 euro al chilo. Il tutto è arricchito anche da rebiana (glucosio della stevia sintetizzato) ed erythritol (alcol dello zucchero approvato per uso additivo degli Stati Uniti).

In sintesi, il vestito potrà cambiare, ma la sostanza resta sempre la stessa e vogliamo rivolgerci sopratutto ai giovani nel dire: siate voi stessi, non seguite falsi miti che vogliono solo i vostri soldi. Ciò che conta è la naturalezza e quella prima o dopo paga sempre.

Per concludere, vorremmo sottolineare che quando parliamo dei vari crimini di una o dell’altra corporazione di turno ci riferiamo solo a quelli visibili in superficie e che quindi conosciamo e di cui possiamo scrivere: fermiamoci allora a pensare a quanto stia nascosto dietro a tutto questo, che già di per sé dovrebbe inorridirci e convincerci una volta per tutte che questo è un sistema malato e che di queste multinazionali più niente compreremo, mai più saremo complici. Magari McDonald’s e Coca Cola non si limitano ad abbattere fetta dopo fetta l’Amazzonia e a inquinare ed esaurire fonti d’acqua di altri paesi, ma investono nel mercato delle armi, tanto per dirne una. Queste sono ovviamente supposizioni, ma se non siamo certi quali siano le malefatte nascoste, di una cosa siamo sicuri: se ci sono dei crimini in superficie, più grossi ce ne sono sicuramente in profondità. Mai essere complici, sempre opporsi e boicottare.