Coltan e cobalto: la tratta degli schiavi umani e animali

I crimini collegati al mercato del coltan e del cobalto, estratti dalle miniere delle Repubblica Democratica del Congo e impiegati per la costruzione delle batterie di smartphone, PC e telefoni cellulari, sono ormai di dominio pubblico.
L’estrazione di questi minerali, che va avanti da anni, ha dato vita a una guerra civile in Congo funzionale al controllo delle miniere da parte di gruppi armati direttamente assoldati dalle multinazionali del settore. L’80% del minerale esportato nel mondo proviene da questo paese.
Un report ha rivelato che il vicino esercito del Rwanda ha guadagnato 250 milioni di dollari statunitensi in meno di 18 mesi vendendo coltan, nonostante il paese non ne sia particolarmente ricco, un contrabbando in cui sarebbero implicate anche le forze armate di Uganda e Burundi.
Sempre in Congo, il gigante cinese Zheijang Huayou Cobalt Ltd (Huayou Cobalt) controlla le miniere di estrazione di cobalto, altro minerale impiegato nella produzione di batterie di smartphone e automobili, che poi rivende a tre aziende: Ningbo Shanshan e Tianjin Bamo in Cina e L&F Materials in Corea del Sud.
Queste ultime tre aziende lo lavorano e a loro volta riforniscono multinazionali ben più note al consumatore: Ahong, Apple, BYD, Daimler, Dell, HP, Huawei, Inventec, Lenovo, LG, Microsoft, Samsung, Sony, Vodafone, Volkswagen e ZTE.
Il consumatore in questo modo assume un ruolo determinante in questa catena di sfruttamento che, attraverso l’acquisto di prodotti appartenenti ai marchi indicati, finanzia direttamente i crimini provocati dal mercato di coltan e cobalto: sfruttamento del lavoro minorile e violazione dei diritti umani.
Nelle miniere del Congo sono circa 40.000 i bambini impiegati nelle estrazioni minerarie, mandati a lavorare per turni anche di 24 ore senza le dovute protezioni come mascherine e guanti. Tra settembre 2014 e dicembre 2015 sono almeno 80 i bambini ad aver perso la vita nel sud del paese, ma il numero potrebbe essere anche maggiore.cobalt
Le multinazionali del settore, per assicurarsi il controllo delle miniere e un ciclo produttivo molto sostenuto, scendono a patti con i gruppi armati locali i quali, pagati direttamente in armi, si vendono a queste aziende dando vita a regimi oppressivi contro il loro stesso popolo.

Ma la violazione dei diritti umani non è il solo crimine condotto in Congo dalle multinazionali del settore; l’area principale dalla quale viene estratto il coltan comprende anche il Parco Nazionale di Kahuzi Biega, casa dei gorilla di montagna.
Nell’area del Parco Nazionale è stata condotta un’opera di deforestazione per facilitare le operazioni estrattive e questo ha causato la riduzione delle risorse di cibo disponibili per i gorilla che hanno visto la loro popolazione dimezzarsi: di 258 esemplari che risiedevano nell’area protetta solo 130 sono ancora in vita.Coltan_diagram-1
Negli ultimi cinque anni la presenza di gorilla nell’aera dei bassipiani orientali del Congo è calata del 90% e in tutto il paese ne rimangono ormai solo 3.000, questo anche a causa dello stato di povertà patito dalle popolazioni locali dei minatori, che sono spinti a cacciare questi gorilla per poi rivenderne la carne agli eserciti ribelli che controllano le zone di estrazione mineraria.

Una catena di eventi che vede implicate una manciata di multinazionali che, grazie al sostegno ricevuto dal mercato, ovvero ai soldi spesi dal consumatore, seminano devastazione, schiavitù e morte in Congo, per produrre tecnologia macchiata del sangue di questo paese.
Pare che non vi siano alternative all’utilizzo di coltan e cobalto per la produzione degli oggetti tecnologici incriminati, sebbene un geologo dell’Università di St Andrews, il dottor Adrian Finch, recentemente ha documentato il ritrovamento di questo minerale all’interno di vulcani estinti nella remota regione del Nord Motzfeldt in Groenlandia.
Ma in realtà l’alternativa maggiormente efficace è davanti ai nostri occhi: ridurre o azzerare l’acquisto di smartphone, telefoni cellulari, PC e automobili prodotti dalle multinazionali citate e non solo.
Il mercato dell’usato è ormai molto forte anche nel settore tecnologico: PC e cellulari vengono acquistati e gettati con una rapidità allarmante, generando una domanda maggiore e giustificando così le azioni condotte dalle multinazionali.
L’equazione alla fine è sempre la stessa: il consumismo ti consuma, ma soprattutto consuma popolazioni, territori e animali che vengono schiavizzati e sfruttati nell’ombra, spesso senza che la verità possa esser svelata agli occhi del mondo.

Fonti: Il ManifestoAskanews Cellurar-news