Dalla cattura alla liberazione: storia di due orango

Il bracconaggio il traffico di animali venduti a zoo e circhi colpiscono le principali foreste del Pianeta.
In Africa, elefanti e rinoceronti, due tra le specie animali maggiormente a rischio di estinzione, sono cacciati per il traffico dei loro corni e, dopo l’amputazione, abbandonati a una morte angosciante.
In Indonesia il bracconaggio è ulteriormente alimentato dal fenomeno della deforestazione; gli animali che riescono a sfuggire agli incendi appiccati a causa del mercato dell’olio di palma o all’abbattimento degli alberi per il traffico illegale di legna vengono catturati dai bracconieri.bjorn_vaughn_haze_kalimantan_1_976x549_bjornvaughn
L’animale simbolo del bracconaggio indonesiano è l’orango, una delle specie maggiormente minacciate in questi ultimi anni a causa dell’agricoltura industriale che spazza via il loro habitat naturale convertendo le foreste tropicali in monocolture intensive di mais, soia, eucalipto o, appunto, palme da olio.
La sopravvivenza di questa specie animale è molto delicata, basti pensare che le femmine di orango partoriscono un cucciolo solo ogni 8/9 anni, circa 4/5 volte nel corso di un’intera vita.
Rikina, Gito, Asaka sono i nomi di alcuni degli orango rimasti orfani, ma oggi ancora vivi grazie al sacrificio delle mamme orango che possiedono un grande istinto materno che le porta a difendere i propri piccoli sino alla morte.
Secondo quanto afferma il dottor Ian Singleton, direttore del Sumatran Orangutan Conservation Programme (Programma di Conservazione degli Orango di Sumatra), la perdita anche solo dell’1% delle femmine all’interno di una popolazione di orango può portare il branco alla deriva e alla conseguente estinzione.

Oggi però vogliamo anche riportarvi una storia a lieto fine, quella di due orango che, sequestrati e strappati dalle foreste indonesiane oltre quattro mesi fa, due giorni fa hanno ritrovato il loro habitat naturale.orango liberato
Gli animali erano stati ritrovati dall’ente PERHILITAN in un borsone abbandonato nel parcheggio di un hotel a 50 chilometri da Kuala Lumpur.
La vendita degli animali era stata pubblicizzata attraverso una pagina Facebook clandestina, attraverso la quale è stato possibile risalire a chi li aveva sequestrati: due indonesiani facenti parte di un’associazione di trafficanti, che sono stati arrestati insieme a due malesiani.
Questo metodo di commercio illegale di animali selvatici ha avuto un’impennata negli ultimi anni, probabilmente anche grazie alla devastazione dei territori e alle richieste che i bracconieri ricevono per conto terzi.
I quattro trafficanti sono stati condannati per possesso illegale di orango e per aver causato volontariamente sofferenza animale, secondo quanto riportano i punti dell’Atto di Conservazione delle specie selvatiche del 2010.
Ma l’aspetto maggiormente importante di tutta questa vicende è che i due orango hanno finalmente ritrovato la libertà e la loro casa.

Fonte: Earth First