E alla fine arriveranno i pesci

L’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) dichiara ufficialmente che il consumo di carni rosse è causa di cancro, dettaglio tra l’altro già sbandierato da tempo; Assocarni corre immediatamente ai ripari rassicurando i consumatori che le carni vendute in Italia sono di ottima qualità. A nostro avviso entrambe le questioni non hanno alcuna rilevanza.
Le espressioni di giubilo successive alla notizia non si sono fatte attendere da parte di animalisti, vegani e antispecisti (che hanno messo in pausa l’antispecismo?), perdendo per l’ennesima volta di vista l’obiettivo principale di chi lotta per la liberazione animale, ovvero auspicarla e raggiungerla attraverso il risveglio delle coscienze e la responsabilizzazione delle scelte quotidiane che possano condurre il consumatore al rispetto della vita a 360°.
Il fatto che la carne rossa sia stata dichiarata cancerogena non conduce alla liberazione animale, anzi, sposta l’attenzione su un aspetto sterile quanto egoistico, quello salutistico, trascurando quelli che sono i veri crimini che si celano dietro la produzione di carne e derivati animali: schiavitù, sfruttamento e morte.
Più volte abbiamo sottolineato che il veganismo non è una dieta o una scelta da abbracciare per ragioni di salute, ma la forma più pura di rispetto per la vita di ogni specie.
Accogliere le dichiarazioni dell’O.M.S. come una vittoria rischia solo di abbassare la guardia e soprattutto perdere di vista i valori della liberazione animale, tralasciando tra l’altro il fatto che ora nutrizionisti, dietisti ed esperti di turno consiglieranno il consumo di carni bianche, cacciagione e pesce.
Ecco, i pesci, gli ultimi a essere considerati, mietuti a miliardi ogni anno senza che le loro urla di sofferenza siano udibili dall’orecchio umano, l’emblema della privazione della libertà, strappati dal loro habitat e consegnati a una morte agonizzante che sopraggiunge per soffocamento. Costretti a sanguinare.
Adesso che il consumo di carni rosse è stato messo sotto accusa per ragioni salutistiche anziché etiche, come si potrà impedire che lo sfruttamento animale si sposti su altre specie come polli, tacchini, consumo di uova, pesci etc.?
Queste sono le ragioni per cui sosteniamo che la liberazione animale si potrà definire tale solo se giungerà tramite il risveglio delle coscienze e non attraverso l’approvazione di leggi, provvedimento da condannare perché non rappresenta altro che un’imposizione istituzionale dall’alto che non ha nulla a che vedere con i principi dell’antispecismo, o per sterili motivi di salute.
L’obiettivo è quello di salvare la vita agli animali rinchiusi negli allevamenti e non solo, è ovvio, ma non verrà raggiunto percorrendo queste strade, perché basta il luminare di turno a dichiarare che consumare carne rossa magari una volta alla settimana non fa male, a rimettere tutto in discussione, riducendo il veganismo alla dieta del venerdì.
Le energie investite nei festeggiamenti per le dichiarazioni dell’O.M.S vanno immediatamente reinderizzate a diffondere la verità, quell’informazione pulita che denuncia lo sfruttamento animale e tutti quei crimini collaterali provocati dall’industria della carne e dei derivati animali: deforestazione, oppressione dei popoli, fame nel mondo.

La carne rossa è cancerogena? Corriamo subito in soccorso di quelle specie animali che adesso cadranno nel vortice del consumismo: questa secondo noi dovrebbe essere la reazione primaria dell’attivista antispecista!siamo tutti terrestri striscione

Finché una persona non comprenderà l’effettiva parità tra ogni essere vivente, finché non vedrà che non si tratta di una piramide, ma di una pianura che ci accoglie tutti allo stesso modo, allora lo specismo non sarà stato debellato. La motivazione è ciò che rende una scelta importante.