I 3 fallimenti di McDonald’s

Ogni tanto, più o meno al ritmo di sei mesi circa tra l’una e l’altra, spuntano notizie sulla presunta ricerca di sostenibilità da parte delle multinazionali.
Il processo solitamente è questo: multinazionale X dichiara che cesserà la deforestazione; Wwf e Greenpeace esultano e ne prendono atto, nulla di effettivo cambia, le foreste continuano a cadere, ma in un silenzio ancora più assordante perché le presunte promesse intanto hanno avuto l’effetto di illudere il consumatore il quale crede che i colossi del commercio si stiano realmente impegnando a tale scopo.
Spesso viene annunciato il 2020 come la data in cui magicamente ogni multinazionale cesserà di deforestare, una scadenza che siamo certi subirà diverse proroghe, ma è comunque un tempo che il Pianeta non possiede: la deforestazione è un morbo in costante aumento.
La promessa di impegnarsi a fermare la deforestazione sbandierata ormai da tutte le multinazionali di qualsiasi settore rientra in quel processo di greenwashing molto caro a queste aziende, ma non è altro che marketing, ovvero il tentativo di ripulire la propria immagine per potersi vendere con più facilità al consumatore inconsapevole, o indifferente e colpevolmente complice.

Dopo P&G, Ferrero, L’Oreal, Unilever, Wilmar, Barilla, Nestlé, Coca Cola e molte altre, ora non poteva che essere il turno di McDonald’s, multinazionale che le sta tentando tutte pur di risollevare le vendite in caduta libera, di fare promesse prive di ogni contenuto che difficilmente saranno mantenute.
Tentativi di risollevare le vendite che tra l’altro stanno miseramente fallendo uno dopo l’altro: la decisione di introdurre un panino vegano nei menù di McDonald’s Italia non ha fatto altro che scatenare la campagna #OccupyMcDonaldsTOUR; la tristissima quanto squallida pubblicità mirata a sbandierare ironicamente quanto l’Happy Mal sia più buono della pizza ha trovato la pronta indignazione e opposizione del popolo napoletano che, come si può vedere in questo video, non rinuncerebbe mai alla tradizione per del cibo spazzatura.

Quindi ora McDonald’s si getta in quel calderone di promesse prive di sostanza che non potranno mai essere mantenute, sia per una totale sfiducia nei confronti di un’azienda leader in crimini ambientali sia perché – e soprattutto – se i propri guadagni sono basati su produzione e commercio di carni e derivati animali è impossibile non contribuire alla deforestazione.
L’industria della carne e dei derivati animali è tra le principali cause di deforestazione. Se poi aggiungiamo il fatto che McDonald’s fa largo impiego di organismi geneticamente modificati, e di olio di palma per le sue fritture, ecco che è fin troppo semplice comprendere quanto le promesse del pagliaccio resteranno tali.

Non può esistere una visione ambientale sostenibile: il solo modo di McDonald’s per essere sostenibile è quello di chiudere ogni suo fast food, ma questo vale per chiunque contribuisca ad alimentare l’industria della carne e dei derivati animali e delle produzioni intensive in generale (monocolture).omdt bologna 4

Carni prodotte da animali alimentati a soia geneticamente modificata, vendute in fast food dove friggono in olio di palma: abbiamo appena elencato i tre alimenti che sono alla base della deforestazione che attanaglia il Pianeta.
Ma se anche per qualche strana ragione McDonald’s riuscisse, non si sa come, a diminuire il proprio impatto sulla deforestazione, rimarrà sempre colpevole di aver contribuito alla scomparsa di quella parte di Amazzonia (l’80%) che è già stata irrimediabilmente rasa al suolo per dare spazio a monocolture di mais, soia, palme da olio e allevamenti animali.

Contribuire all’allevamento degli animali destinati alla macellazione non potrà e non dovrà mai essere considerata un’azione sostenibile, perché implica comunque l’occupazione di territori un tempo liberi da ogni forma di inquinamento; la privazione della casa ai danni di qualche popolazione; lo spreco di innumerevoli risorse (cereali e acqua) per la produzione di un alimento che andrà a sfamare sempre più e solo la parte più “ricca” di popolazione; la morte di quasi 60 miliardi di animali ogni anno e questo aspetto della questione, oltre a non essere accettabile, non sarà mai sostenibile, al di là del numero delle vittime, che devono essere contate prima di tutto come singoli individui e non come numeri, non come massa.Locandina-Occupy-McDonald's

Fonti

Greenbiz

Chi frigge McDonald’s

Deforestazione in aumento

Le principali produzioni a causare deforestazione