Sbagliando si impara, dice il detto, ma non è il caso dell’Unione Europea, che, dopo dodici anni dal proliferare del morbo della mucca pazza, ha dato nuovamente il via libera all’utilizzo di farine animali negli allevamenti ittici a partire dal 1° giugno scorso e in quelli suini e di polli dal 2014.
Pare che al momento rimanga il divieto di utilizzare proteine animali solo in quelli bovini e ovini.
Sono già state dimenticate quindi le 225 morti causate da l’encefalopatia spongiforme bovina (morbo della mucca pazza) scatenato proprio dal modo in cui gli animali venivano alimentati: da erbivori vennero costretti a diventare carnivori, sviluppando questa malattia che contagiò 190.000 persone.
Le farine animali si ottengono essiccando gli scarti di macelleria, come gli organi, le cartilagini, le ossa e il sangue; un trattamento termico che però dodici anni fa non fu sufficiente ad impedire l’attivarsi dei prioni, particelle infettive a base proteica. Ma allora perché l’UE permette di nuovo il loro utilizzo?
Gli allevatori cantano vittoria per questa decisione, perché, hanno dichiarato, reperire materiale proteico è sempre più difficile, soprattutto a causa dell’inquinamento dei mari per quanto riguarda l’acquacoltura… un inquinamento provocato anche dalle stesse fabbriche che producono le farine animali.
Insomma, l’ennesima decisione dell’Unione Europea che avvantaggia pochi e danneggia molti: l’Ambiente ne soffre, miliardi di animali continuano a morire dopo esser stati alimentati contro natura dai resti di loro simili (o, nel caso dei pesci, nutriti di altri erbivori che in natura non incontrerebbero mai) e i rischi per la salute delle persone (disinformate e tenute tali) tornano ad aumentare.
Il nostro pensiero ormai lo conoscete: ogni essere vivente deve avere la possibilità di vivere appieno la propria vita in totale libertà. I governi e le istituzioni compiono continuamente passi indietro, ricalcando errori già commessi.
Sta alle singole persone, a noi, capire quale sia la strada giusta da percorrere per cambiare un sistema sempre più malato e finalizzato unicamente alla sovrapproduzione e al consumismo estremo.