La deforestazione si allarga a macchia d’olio… di palma!

Il Camerun potrebbe presto diventare la nuova Indonesia, in termini di deforestazione, degrado ambientale, colonizzazione delle terre da parte delle multinazionali per potenziare l’ormai onnipresente mercato dell’olio di palma.
Questo allarme deve far riflettere: in primo luogo perché rende l’idea di come le foreste tropicali del Sud-Est asiatico ormai siano state violentate e prosciugate di risorse naturali e biodiversità.
L’Indonesia, infatti, recentemente è stata insignita del triste primato di paese col più alto tasso di deforestazione, in gran parte causata dalle monocolture di palma da olio, superando il Brasile in questa gara malata a chi sta peggio. Tra il 2010 e il 2012 l’Indonesia ha perso 60.000 chilometri quadrati di foresta.
In secondo luogo deve preoccupare l’assalto che molto probabilmente subirà il Camerun da parte delle corporazioni interessate. Multinazionali che, non trovando più terreni sfruttabili nel Sud-Est asiatico, punteranno tutto sulle foreste tropicali africane.

L’Herakles, multinazionale statunitense, già un anno fa aveva avviato le opere di conversione delle foreste del Camerun in monocolture di palme da olio destinate alla produzione del nefasto “bio”carburante, che di sostenibile ha solo il nome.

Le ruspe dilaniano la foresta tropicale africana.

Le ruspe dilaniano la foresta tropicale africana.

Il processo avviato dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale nel finire degli anni 80, che avrebbe dovuto fornire al governo camerunense maggiori risorse economiche per facilitare la gestione del paese, non ha fatto altro che aprire le porte a chi aveva interessi nello sfruttare le risorse di quelle terre. La “legge forestale del Camerun” che avrebbe dovuto tutelare le risorse naturali nel paese si è presto rivelata inefficace, come la concessione delle terre da parte del governo locale alle multinazionali interessate.

Un esempio per comprendere meglio a cosa ci stiamo riferendo: in Liberia 310.000 ettari di terreno sono stati dati in concessione alla Sime Darby che potrà mantenere il monopolio su quelle terre per circa 60 anni, un affare che alla multinazionale malese costerà appena 5 dollari l’ettaro.

Nascoste dietro la scusa di utilizzare terre degradate per le monocolture di palme da olio, le multinazionali hanno iniziato a depredare aree con un altissimo tasso di biodiversità vegetale e animale, casa per specie in via di estinzione come elefanti e scimpanzé.cameroon-elephants

Un’altra strategia utilizzata dalle multinazionali per poter svolgere indisturbate il loro lavoro di colonizzazione risiede nel dichiarare di possedere certificazione RSPO. Solo una forma di pubblicità, in quanto l’organo, gestito da corporazioni devastanti come Wilmar, Cargill, Sime Darby, P&G e altre, non assicura alcuno standard di sostenibilità ambientale ed è deficitario nella gestione ponderata delle terre.wwf & rspo

Nessuna legge fermerà mai la devastazione che il mercato dell’olio di palma sta esportando nelle foreste tropicali del Pianeta; la soluzione per fermare tutto questo è solo nelle nostre mani, siamo noi attraverso le nostre scelte quotidiane a poter impedire che questi processi perdurino nel tempo.

Non acquistate i prodotti che contengono: olio di palma biologico e non, olio/grasso vegetale, palmate, palmitate, palmeth, palmitico, E451.

Volantino A5 disponibile sul sito www.earthriot.org alla sezione "materiale"

Volantino A5 disponibile sul sito www.earthriot.org alla sezione “materiale”

Fonte: Mongabay