Land Grabbing: deforestazione globalizzata

Incendi e ruspe: queste le armi utilizzate dalle multinazionali per esportare il loro falso progresso, una nuova colonizzazione che non vede risparmiata alcuna foresta, nessun territorio, nessun popolo.

Il modus operandi delle grandi corporazioni è sempre lo stesso: scelgono le zone più povere del Pianeta, ma con i climi più favorevoli e dove i governi sono facilmente corruttibili. Ottenuta la concessione dei terreni, parte il processo di conversione delle foreste, che, da bacini di biodiversità, vengono tramutate in sterili monocolture intensive attraverso feroci incendi o mangiate dalle braccia delle ruspe.

Negli ultimi due mesi, a Sumatra gli incendi si sono alternati e continuano tuttora ad alternarsi con una frequenza inquietante e distruttiva; la violenza dei roghi sviluppa un fumo che riesce a giungere sino a Singapore dove l’indice dell’inquinamento ormai è sempre sullo stato di allerta.

Le foreste di Sumatra in fiamme.

Le foreste di Sumatra in fiamme.

Gli incendi appiccati a Sumatra hanno uno solo scopo: creare nuove aree per le monocolture di palme da olio e di acacia, dalle quali ottenere olio di palma e carta a livello industriale.

Le corporazioni che detengono il monopolio per questo mercato sono sempre le stesse: la tedesca Wilmar e la malese Sime Darby su tutte, entrambe membri dell’RSPO, entrambe fondatrici di questo organo di facciata che dovrebbe garantire la produzione sostenibile di olio di palma, ma che in realtà serve solo a coprire i crimini ambientali perpetrati da queste corporazioni.

La stessa distruzione, per i medesimi motivi, sta avvenendo anche in Camerun. In questo caso è la ditta statunitense Herakles a dettare legge attraverso le ruspe che senza pietà violentano le foreste rendendole deserti.

Le ruspe dilaniano la foresta tropicale africana.

Le ruspe dilaniano la foresta tropicale africana.

Anche qui la monocoltura è sempre la stessa, quella di palme da olio, ma in questo caso l’olio viene destinato esclusivamente al mercato dei biodiesel, nonostante l’olio di palma non risponda ai requisiti necessari per essere considerato un carburante green.

Gli abitanti di Acerra ne sanno qualcosa (e a riguardo vi proponiamo questo video per farvi un’idea), ma nonostante i danni provocati dalla combustione di olio di palma si conoscano, a Livorno è stato inaugurato un nuovo stabilimento dove verrà bruciata anche questa sostanza.

Ma il Camerun non è il solo paese africano ad esser stato colonizzato da questo tipo di mercato; ecco, infatti, che ritroviamo la Sime Darby, detentrice del 6% della produzione mondiale di olio di palma, che, non contenta dei danni causati in casa propria, esporta deforestazione anche in altri continenti.
In Liberia la Sime Darby ha infatti ottenuto dal governo 310.000 ettari di terreno per un monopolio su queste terre che durerà 60 anni, un affitto che alla corporazione malese costerà appena 5 dollari l’ettaro.
La multinazionale malese può contare su un grande sostegno da parte degli Stati Uniti e dell’Europa, che ricordiamo essere detentrice del primato nella deforestazione tropicale a causa dell’importazione di carne (al contrario di chi pensa che quella venduta sia tutta made in italy) e prodotti contenenti soia e olio di palma, provenienti da quei paesi asiatici e africani dove il tasso di desertificazione è più alto.
Europa che sostiene la Sime Darby anche attraverso le banche… ecco che si possono trovare partecipazioni dei tedeschi di Deutsche Bank, degli inglesi di Hsbc e Standard Charter e della Banca Intesa con emissioni di obbligazioni e strani raggiri dei fondi pensione.

I modi e i mezzi per sabotare questo mercato, per non essere complici della desertificazione e dei regimi oppressivi che queste multinazionali stanno esportando del Mondo sono molte, l’importante è non restare a guardare!

Campagna STOP OdP

Campagna STOP OdP