L’industria della carne è alla frutta

L’industria della carne è palesemente in crisi. Questo è ciò che traspare dalla campagna di pubblicità ingannevole e fuorviante lanciata da FederCarni, che invita i macellai italiani all’utilizzo di una particolare busta di carta per insacchettare i prodotti venduti, sulla quale compaiono indicazioni atte a promuovere il consumo di carne.federcarne sacchetto Campagna, questa, che fa eco a quelle altrettanto vergognose portate avanti da Coop e Slow Food – di cui abbiamo parlato nelle ultime settimane – che promuovono un concetto di “benessere animale” basato sulla morte dell’animale stesso.

Il numero di persone che cessano il consumo di carne e derivati animali è in costante aumento. Addirittura un mostro dell’hamburger come McDonald’s è in crisi, ed ecco che una delle industrie maggiormente impattanti a livello ambientale, animale e sociale corre ai ripari, usando a suo favore quelle stesse patologie provocate dal consumo di carne.
Sui sacchetti in questione infatti sono riportate frasi quali:

  • “no all’obesità, si alla carne”
  • “no ai grassi, si alla carne”
  • “no al colesterolo, si alla carne”

Non è però un mistero che obesità, diabete e malattie cardiovascolari sono le tre principali patologie causate dal consumo di carne.
Per rafforzare gli slogan appena citati, sul retro della busta di carta è riportato uno studio americano, ovvero made in uno dei paesi con il più alto tasso di persone affette da obesità e malattie cardiovascolari.federcarne immagini

Ma per screditare questa campagna rivolta solo al disperato tentativo di non perdere ulteriori consumatori e quindi fonti di guadagno, dovrebbe bastare la scritta riportata sull’angolo del sacchetto che invita il cliente a seguire i “giusti consigli dell’amico macellaio”, e non quelli del proprio medico.

Però oggi non vogliamo soffermarci particolarmente sull’aspetto salutistico della questione.
Abbiamo già sottolineato più volte il fatto che agli animali negli allevamenti vengono somministrati farmaci, antibiotici e sono nutriti con mangimi geneticamente modificati, anche se in etichetta non è obbligatorio riportarlo (ecco, potreste domandare questo al vostro amico macellaio).
Oggi vogliamo invece fare un po’ d’ordine e di chiarezza in merito alla decisione che molti stanno facendo di cessare il consumo di carne e derivati animali, che non ha nulla a che vedere con la scelta di una dieta piuttosto di un’altra, o con presunti disordini alimentari.

“No agli squilibri alimentari”, “No alle cattive diete” sono altre due frasi riportate sulla busta di carta, evidentemente figlie dell’ignoranza, del pregiudizio o forse più semplicemente appositamente mirate a screditare un movimento fondato sulla nonviolenza, sull’uguaglianza e sulla libertà di ogni essere vivente, e non sul denaro, perché di questo si tratta.

Il veganismo – e quindi l’antispecismo – non è una forma di restrizione alimentare, non è una dieta, non è una moda, è la riscoperta della natura, il rispetto di ogni forma di vita, il rifiuto di ogni forma di prevaricazione ambientale, animale, sociale.
I valori che animano il movimento antispecista non si esprimono solo nella foto di un piatto vegan pubblicata sul social network di turno; c’è bisogno anche di quello per sfatare il mito che si tratti di un’alimentazione povera, monotona e non salutare, ma la questione va ben oltre.
Si tratta della cultura della nonviolenza, un concetto che pone sullo stesso piano ogni essere vivente.

L’industria della carne e dei derivati è l’emblema della cultura del dominio che questa società da troppo tempo ormai applica sull’ambiente, sulle specie animali ritenute inferiori e quindi sacrificabili e su quella fetta di popolazione terrestre che non rappresenta una buona fonte di guadagno, ma solo un’ulteriore anello del sistema da poter sfruttare.

FederCarni tenta di non perdere troppi consumatori, aiutata anche da supermercati come Despar, che espongono al loro esterno cartelloni con su riportata la frase “Consumare carne tre volte alla settimana aiuta il tuo corpo”, e siamo certi che presto faranno appello affinché il “nobile” mestiere del macellaio non scompaia.despar carne
Ma nell’infliggere schiavitù, torture e morte ad altri esseri viventi cosa c’è di nobile?

Il consumo di carne e derivati animali è solo una questione culturale. Fin da piccoli si viene allevati in questo modo, con l’aiuto delle pubblicità e di un sistema basato sullo sfruttamento delle altre specie viventi. Un sistema che non può accettare di perdere l’industria della carne perché rappresenta troppi interessi e guadagni, ma che sta già crollando, solo che non vogliono che si sappia.

Non deve interessare se la carne faccia bene o male, perché non è di un prodotto che stiamo parlando, ma di vite che vengono spezzate ogni giorno per il gusto del palato, per ragioni economiche e perché è di abitudine.
La sola cosa che deve interessare è che è profondamente ingiusto porre la propria esistenza su quella di un altro essere vivente, a qualsiasi specie esso appartenga.

Ma, se per caso l’ignobile campagna avviata da FederCarni vi convincesse, vogliamo domandarvi questo: è più saggio fare affidamento sulle informazioni messe in circolazione da chi non vuole perdere guadagni o da chi come noi e molte altre realtà non ha alcun interesse economico?

Da una parte ci sono i soldi, dall’altra il concetto di nonviolenza, di uguaglianza e di libertà. Fate la vostra scelta e ricordate che nessuno ha il diritto di imporvela, perché anche in quel caso si tratterebbe di un atto di prevaricazione, ma è giusto che siate coscienti di cosa finanziate quando acquistate carne, pesce e derivati animali.

di S. Strummer