L’olio di palma e il sangue dell’Honduras

Una singola sostanza la cui produzione in un colpo solo nuoce a tutto e tutti.
Da qualche mese ormai cerchiamo di portare alla luce tutti i danni che l’olio di palma causa alla salute delle persone e a terre, popoli e animali delle zone in cui vengono impiantate le monocolture di questa pianta.
Questa volta vorremmo portare all’attenzione di tutti le violenze, gli omicidi, i regimi oppressivi perpetrati dai grandi produttori di olio di palma nei confronti della popolazione di Bajo Aguan, nel nord dell’Honduras.
In questa zona sono 20 mila gli ettari di terra che, sottratti agli agricoltori locali, sono impiegati per la sola coltivazione di palme da olio, ovviamente senza che la gente del luogo ne tragga alcun profitto, anzi, gli honduregni sono quotidianamente soggetti ad atti di repressione da parte delle forze dell’ordine locali e non solo.
Le multinazionali che si sono impadronite di queste terre, oltre ad assicurarsi i favori della polizia del luogo, ingaggiano, come accade in altri contesti, veri e propri sicari in modo da avere pieno controllo e sedare sul nascere tutti quei tentativi di ribellione da parte della popolazione per riavere ciò che gli appartiene.
Negli ultimi quattro anni sarebbero 45 le persone facenti parte di gruppi contadini formatisi col tentativo di riottenere qualche diritto sulle terre ad aver perso la vita, tra di loro anche i due ex vicepresidenti del Movimento Unificato Contadino del Aguan (MUCA).
Pedro Salgado è stato assassinato a colpi d’arma da fuoco da alcuni sicari che successivamente l’avrebbero decapitato, per poi uccidere anche la moglie, Reina Irene Mejia, sempre a colpi d’arma da fuoco.
Lo stesso triste destino è toccato a Matías Valle Cárdenas, anch’egli freddato da sicari incappucciati il cui mandante non verrà mai scoperto, ma ormai sappiamo perfettamente che alle multinazionali non interessano né i diritti né tantomeno la salute delle persone, ma solo poter aumentare sempre più gli introiti.
Nessuna indagine è stata aperta in merito, le vittime in questione ritenute di intralcio per gli affari delle aziende che hanno invaso le piantagioni dell’Honduras non avranno mai giustizia e finiranno tristemente nel dimenticatoio.
Sono oltre 160 i contadini soggetti a processi giudiziari ingiustificati, con l’accusa di aver violato la proprietà privata eretta dalle multinazionali, proprietà tolta loro da un governo troppo debole e facile da corrompere, e più di 3500 famiglie devono subire ogni giorno minacce, persecuzioni ed intimidazioni di ogni tipo.
Omicidi, terrore, prigionia, tutto questo perché possa essere prodotta una sostanza altamente nociva in ogni suo aspetto, dalla coltivazione, all’estrazione, alla produzione, al consumo; ognuno di questi passaggi causa delle vittime.

Viene quindi da chiedersi: è davvero così difficile per noi consumatori rinunciare a tutti quei prodotti contenenti olio di palma la cui produzione provoca la morte di persone, foreste e animali che le abitano?

Una piccola rinuncia potrebbe dare vita a enormi cambiamenti per il benessere globale.
Se non c’è richiesta non c’è mercato, con le nostre scelte possiamo determinare, anche inconsapevolmente, in negativo o in positivo, le sorti di tutti.

Al momento sono le grandi corporazioni a decidere per noi e per il Pianeta.. per quanto ancora glielo permetteremo prima che ognuno di noi torni scegliere autonomamente per la propria vita?