Non è tutto vegan quel che è “vegan”

Una grande confusione e disinformazione aleggia ormai da troppo tempo all’interno nell’ambiente vegan in merito a cosa si possa definire tale oppure no.

Pomo della discordia è Cremonini, non il cantante, ma il più grande macellaio italiano, una multinazionale nostrana con sede in Emilia-Romagna, famosa per essere il maggiore distributore di carne rossa del paese.

Società appartenenti al gruppo Cremonini.

Società appartenenti al gruppo Cremonini.

Il gruppo Cremonini è proprietario di varie aziende che gli hanno permesso di inserirsi in ogni ambiente: Inalca, Montana, Marr, Ibis, Roadhouse grill e Chef Express. Il gruppo, un tempo proprietario della catena di fast food Burghy, poi assorbita da McDonald’s, è divenuto il principale fornitore della multinazionale americana attraverso Inalca, che rifornisce di carne rossa anche i supermercati Coop.

La società Marr si occupa di rifornire alberghi, ristoranti, villaggi turistici e mense, mentre i marchi Montana e Ibis salumi hanno monopolizzato i distributori automatici (ora di proprietà Cremonini) presenti negli uffici, nelle stazioni ferroviarie, negli aereoporti etc.

La catena Chef Express, invece, ha occupato ogni bar delle stazioni ferroviarie e gli Autogrill, proponendo anche panini con i quali potersi accaparrare anche la fetta di consumatori vegan. Ed eccoci al pomo della discordia.immagine panino chef express

Il veganismo è una scelta di vita che non prevede il consumo di alcun alimento di origine animale e di sostanze che per esser prodotte hanno causato sfruttamento e morte animale (carne, pesce, uova, latte e i suoi derivati, miele, olio di palma etc.).
Una scelta basata sul principio della Nonviolenza, ovvero il rifiuto dello sfruttamento di un essere vivente per la sopravvivenza di un altro, nel rispetto di ogni forma di vita che abita il pianeta e del pianeta stesso.
Le scelte che ognuno di noi compie nel quotidiano determinano il nostro impatto sulla Terra e di conseguenza sulle innumerevoli forme di vita che la popolano.

Ma qual è la differenza tra consumare alimenti di origine animale e acquistare prodotti sulla carta etici, ma commercializzati da chi provoca sfruttamento e morte animale?

A nostro avviso nessuna, per questo il boicottaggio è un mezzo di lotta indispensabile verso la liberazione animale e umana e la preservazione del pianeta.

La scelta vegan non deve rappresentare una nuova forma di industrializzazione, la ricerca di surrogati sintetici e industriali che sostituiscano carne, formaggio o uova, ma, al contrario, un mezzo per allontanarsi dalle produzioni intensive che stanno mettendo in ginocchio la Terra.
Un punto di partenza e non di arrivo, che spinga verso uno stile di vita sempre più etico, sostenibile e consapevole, attraverso la spesa di ogni giorno e anche il boicottaggio di quei marchi che con il loro operato provocano tortura e sofferenza di animali, oppressione dei popoli, inquinamento ambientale.

La mercificazione dei termini strategicamente attuata dalle multinazionali coinvolge anche quello vegan, sempre più sdoganato, ma privato di ogni significato e associato a caso a prodotti che rappresentano l’esatto contrario.

Prodotto P&G: multinazionale che testa i propri prodotti sugli animali e fa largo impiego di olio di palma e OGM.

Esultare perché la Mulino Bianco ha fatto una linea di biscotti priva di derivati animali, perché all’Autogrill si trova un panino definito vegan o perché una determinata multinazionale lancia una linea di prodotti indicati come tali non è la strada verso un effettivo cambiamento, non è rivoluzione, è solo il mercato, lo stesso che uccide più di 50 miliardi di animali ogni anno, che si è accorto che sta perdendo una fetta di clientela e tenta di riafferrarla con artigli e caramelle.
Anziché esultare dovremmo indignarci ed esser disgustati di come la causa, la lotta, perché di questo si tratta e non di moda, dieta o tendenza, stia subendo le influenze e le catene di un mercato che punta unicamente al mero guadagno.

In sintesi, augurandoci che si tratti veramente di disinformazione e non di disinteresse o smarrimento di quale sia il vero problema, ora lo sapete: acquistare un qualsiasi prodotto presso le catene Autogrill e Chef Express significa finanziare l’industria della carne; consumare prodotti sull’etichetta vegan, ma nella realtà commercializzati da multinazionali che possiedono altri marchi che causano sofferenza animale significa di fatto finanziare quella sofferenza.flyer pasqua retro

Ma la cosa veramente importante è che il cambiamento non va cercato tra gli scaffali dei supermercati, sperando nell’uscita di surrogati sintetici industriali, frutto magari di inquinamento ambientale e sfruttamento dei lavoratori.

Il vero cambiamento si potrà intravedere solo abbandonando i luoghi simbolo dello sfruttamento, privilegiando l’autoproduzione e l’utilizzo di alimenti semplici e naturali.

La ricerca della coerenza è un processo che non deve mai arrestarsi, perché se non si è coerenti con la scelta etica che è stata fatta, allora non si ha alcun diritto di fare la morale a chi invece consuma abitualmente carne, pesce, uova, latte e derivati animali, rischiando di far perdere credibilità alla causa e penalizzando chi invece vorremmo salvare.

2 thoughts on “Non è tutto vegan quel che è “vegan”

  1. Ecco bravo, fai un po di chiarezza… sono stufo di discutere con certi veg !!!

    • Se si tratta di una questione di disinformazione faremo di tutto perché ogni dubbio venga sgretolato, abbracciare questa scelta deve rappresentare un punto di partenza, non di arrivo.

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