Non saranno gli insulti ad aprire le gabbie!

L’anno non poteva chiudersi in modo più squallido di quello offerto da quel manipolo di animalari che, attraverso gli insulti rivolti a Caterina, la ragazza che ha ringraziato l’esistenza della sperimentazione animale, hanno contribuito ad infangare e far arretrare di qualche decina di anni il duro lavoro di controinformazione che i VERI attivisti svolgono a sostegno di una ricerca priva di sofferenza alcuna.
Un episodio molto triste quello che è accaduto, ma che se osservato dalla giusta angolazione può offrire spunti propositivi in vista del nuovo anno o comunque aiutarci a capire per quale ragione le cose non cambino e quanto sia necessario il diffondersi del concetto di nonviolenza.
Un concetto al quale possiamo ricondurre ogni cosa, tenendo ben presente che non esiste solo la violenza fisica, ma anche quella verbale e psicologica e sono esattamente questi ultimi due aspetti quelli su cui vogliamo porre particolare attenzione in questo caso.
Quella esercitata su Caterina, la ragazza vittima di insulti e minacce di morte, è un esempio lampante di violenza verbale e psicologica, espressa da chi evidentemente non ha capito quali siano i principi che animano la lotta per la liberazione animale (ovvero animali umani e non umani).
Il fatto cui abbiamo assistito non è altro che l’ennesima espressione di chi pensa di risolvere i problemi o trovare soluzioni insultando il prossimo, imponendo le proprie scelte senza spiegare perché siano state fatte, additando la persona di turno ritenendosi superiore ad essa, dimenticando completamente che tutt* un tempo abbiamo consumato carne, preso farmaci e ci siamo appoggiati a cure testate.
Questi episodi sono quelli che danneggiano il movimento, che fanno apparire violenti, nazisti, fascisti tutte quelle persone che invece lottano per un’uguaglianza tra le specie, per la liberazione di ogni forma di vita.
L’aspetto maggiormente triste è che nessuno tra le persone che non si sono fatte scrupoli nell’attaccare si è impegnato a spiegare a Caterina che lei ha tutto il diritto di poter vivere in salute a questo mondo, ma che il suo vivere in salute, come per chiunque altro, non dovrebbe dipendere dalla vita, la morte, la sofferenza di altri esseri viventi i quali sono altrettanto degni di vivere in libertà sullo stesso Pianeta.
Nessuno tra loro si è prodigato a spiegarle perché la sperimentazione animale sia da abolire, quanto questa tecnica sia obsoleta, sorpassata, rischiosa e non offra alcuna garanzia a chi poi è costretto ad assumere il farmaco di turno.
Nessuno le ha menzionato quante persone muoiano ogni anno per aver ingerito un farmaco immesso sul mercato senza che si conoscano i reali effetti sull’organismo umano.
Nessuno le ha spiegato che, dopo averla testata su animali che per questo sono condannati a morte, la tale molecola viene sperimentata su cavie umane tenute all’oscuro di ciò che viene loro iniettato e che gli provocherà gravissimi effetti collaterali, patologie di cui prima non soffrivano, spesso anche la morte.

No, queste persone non si sono prodigate in questo, solo insulti e commenti privi di contenuti, utili solo a sfogare frustrazioni personali di cui il movimenta antispecista non ha alcun bisogno.

La lotta non è contro Caterina o altre persone che necessitano di soluzioni valide per le patologie delle quali sono affette, ma contro un sistema basato sullo sfruttamento della vita altrui, che si tratti degli animali per quanto riguarda l’industria farmaceutica o della carne; dell’ambiente soffocato dal dilagante falso progresso; delle milioni di persone schiavizzate e private delle principali risorse necessarie per la sopravvivenza… al consumatore, ultimo anello di questa catena di sfruttamento.

Quello di cui c’è estremo bisogno è informazione, propositività, spiegazioni, documentazioni e non insulti o espressioni di egocentrismo: servono umiltà e pazienza affinché la ricerca alternativa possa avere la giusta visibilità che l’industria farmaceutica tradizionale tenta in tutti i modi di sottrarle per un mero scopo economico.

Noi non abbiamo la presunzione di giudicare il prossimo per le sue scelte né di dare spiegazioni scientifiche che assumono tutt’altro peso se fornite da chi quotidianamente lavora perché possano trovarsi metodi alternativi alla sperimentazione animale.

Per questo invitiamo Caterina e tutt* coloro che ritengono che la sperimentazione animale sia l’unica soluzione a visitare il sito di I-Care, assicurando che, per fortuna, chi si è macchiato di questa brutta figura è solo una minoranza di un movimento che ogni giorno lotta per l’uguaglianza e il rispetto di ogni forma di vita.

6 thoughts on “Non saranno gli insulti ad aprire le gabbie!

  1. Condivido a pieno i contenuti e apprezzo la forma succinta e chiara con la quale avete espresso la posizione di tanti tra noi.
    Il movimento antispecista, che secondo me ESISTE, dispone delle risorse in termini di informazione e solidità etica, dispone della necessaria pacatezza e articolazione per diffondere il proprio messaggio e queste sono le occasioni in cui appare del tutto evidente QUANTO ci dobbiamo “smarcare” da simili idioti ( animalari in primis, ma anche personaggi che si rifanno in maniera blatante ai principi dominanti di tradizioni politiche autoritarie ad esempio ).

  2. mi auguro che stavolta la stampa, i tg ecc.diano voce a questo messaggio ma ne dubito.la stampa dedica tempo solo ai pro vivisez.e non alla ricerca sostitutiva….

  3. Pingback: Di uomini e di topi | Cambiando!

  4. Mi permetto un giudizio sintetico che poi, se avete pazienza di leggere, cerco di sviscerare (termine poco adatto, visto il contesto) nel resto del commento.

    In breve, trovo spesso che le posizioni anche di chi si definisce animalista anziche’ animalaro soffrono di quello che viene generalmente chiamato ‘bias di conferma’, riducendo ogni proposta a visione parziale del problema, tesa piu’ ad identificare buoni e cattivi, in un mondo che nella sua totalita’ vive invece di grigi.

    Ora, se il presupposto usato per sostenere che la SA non serva (affermazione gia’ di per se perentoria, in quanto categorizza la discussione tra un bianco e un nero, tra buoni e cattivi) e’ il presupposto che ci sono persone ai quali i farmaci attualmente in commercio hanno provocato problemi (il che e’ assolutamente vero), o che sia richiesta una fase di sperimentazione sull’uomo successiva a quella sull’animale e questa comporti rischi (il che e’ altrettanto vero, le fasi sul uomo credo siano in realta’ 3 addirittura), si sta facendo uso di anomalie delle quali siamo a conoscienza per contraddire una tesi che sembra non avere in realta’ argomenti a suo favore. Il bias di conferma si presenta infatti quando la visione di alcune devianze rispetto al caso medio sono usate come contro-dimostrazione del caso stesso.

    Nel nostro caso, il caso medio, e’ che i farmaci funzionano, realta’ che diamo per scontata ed acquisita spesso perche’ non si conosce (e non lo conosco nemmeno io) il processo incredibilmente complesso che sta dietro alla sintetizzazione e commercializzazione di una nuova molecola (processo che coinvolge un numero di campi incredibilmente vasto, dagli aspetti scientifi, a quelli legali e industiali).

    In sintesi, e’ facile contare quanti subiscono danni a causa dei farmaci, difficile se non impossibile contare quanti li utilizzino (e li abbiano utilizzati) nel mondo ottenendo lo scopo che essi dovrebbero avere: guarire, limitando gli effetti collaterali causati dall’assunzione di molecole estranee al nostro organismo.

    A dimostrazione della mia tesi, non credo sia necessario un grafico, riporto un dato. Siamo ~7 miliardi, qualche centinaio di anni ci si contava con numeri a 6 cifre, non a 9. Quindi i farmaci in media, funzionano, funzionano bene, e utilizzare le varianze come argomento per contraddire questa cosa, non e’ che un esercizio di stile.

    Inoltre, citare “gli interessi dell’industia del farmaco che osteggia metodi alternativi”, parlare di massimi sistemi tirando in ballo lo schivismo e i sistemi produttivi (che dimostrate di non conscere, per gli argomenti di cui prima) non contribuisce alla vostra credibilita’, se non tra chi in maniera preconcetta accetta queste affermazioni come dati di fatto, di per se veri e senza bisogno di dimostrazione (detti assiomi in logica o dogmi nelle fedi ed ideologie, non vi suggerisco da quale delle due parti voi tentiate ad ogni costo di collocarvi)

    Concludo riportando una frase dal vostro articolo
    “Noi non abbiamo la presunzione di … dare spiegazioni scientifiche”
    questa consapevolezza dovrebbe, per decenza, impedirvi di assumere posizioni su argomenti, appunto, scientifici, e far si che vi limitiate a disquisire di etica appunto, esattamente come una qualunque fede religiosa, che antepone i propri dogmi alle evidenze della realta’.

    Buona vita (che vi ricordo, e’ mediamente il doppio piu’ lunga di un quella di un vostro simile nato 200 anni fa)
    j

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