OGM: vogliamo l’etichetta obbligatoria!!!

Il rischio di consumare quotidianamente prodotti contenenti organismi geneticamente modificati si fa sempre più evidente, ma è possibile che in questi ultimi 10/15 anni le persone li abbiano già inconsapevolmente portati sulla propria tavola.
Per anni, infatti, il mais geneticamente modificato e i prodotti derivati sono stati tranquillamente commercializzati senza l’obbligo di etichettatura che attestasse se essi contenessero OGM oppure no, mentre solo per la soia transgenica era obbligatoria.
Questa decisione era stata presa dalla Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia per la sicurezza alimentare americana, lo stesso organo che in questi giorni, negli Stati Uniti, sta procedendo con l’approvazione di un salmone geneticamente modificato (si tratterebbe del primo animale transgenico messo in commercio).
Questo pesce OGM avrebbe avuto origine dall’intreccio dei geni di una specie di salmone del Pacifico e di quelli di un’anguilla; il motivo? Ottenere il doppio della resa da ogni singolo esemplare e poterlo vendere ad un prezzo inferiore rispetto al salmone naturale.
Ancora una volta, il guadagno viene prima di ogni cosa a discapito della sicurezza ambientale, della sopravvivenza delle varie specie, della salute delle persone e della sicurezza alimentare.
Non è dato sapersi con certezza quali rischi l’introduzione in natura di un salmone GM possa portare alla vita di quello selvatico, se possa causarne l’estinzione e quindi drastici cambiamenti all’intero ecosistema, aspetti che, ricordiamo, riguardano tutti da vicino.
Test condotti avrebbero evidenziato come il 95% degli esemplari di salmone GM sarebbero sterili, incapaci di accoppiarsi con le specie selvatiche, ma resterebbe ugualmente quel 5% i cui effetti sulla natura sono sconosciuti.
Altro aspetto sconosciuto è rappresentato dalle reazioni allergiche che si potrebbero verificare in alcune persone, ma questi sono tutti rischi che evidentemente non vengono presi in considerazione visto che questo salmone, molto probabilmente, verrà commercializzato privo di apposita etichetta a certificare che si tratta di un OGM.
Il problema, quindi, si ripropone: oltre allo stravolgimento della biodiversità e della varietà tra specie naturali, i consumatori si vedranno imporre l’acquisto di un alimento geneticamente modificato ignari che esso lo sia. Ciò che conta per i produttori è di riuscire a vendere e guadagnare il più possibile.
Le corporazioni che accumulano profitti attraverso le manipolazioni genetiche da mesi stanno facendo pressioni sull’Unione Europea al fine di poter commercializzare, anche in Europa, alimenti e prodotti OGM privi di etichettatura che ne evidenzi la presenza.
Ma, intanto, la domanda che viene da farsi è: quanti alimenti OGM di importazione o contaminati stiamo già consumando? Da quanto tempo? Con quali rischi?
Nessuno ha saputo ancora rispondere in modo esaustivo a questi semplici quesiti, oppure ha voluto convincere i consumatori che non esiste alcun rischio in merito.
Esprimere un proprio parere sull’argomento OGM è di estrema importanza per evitare che gli organi decisionali facciano il bello e il cattivo tempo, escludendo a priori la volontà delle persone e leccando così ulteriormente i piedi alle multinazionali del settore.
Ricordiamo a tutti, e lo faremo fino alla data della sua scadenza (15 aprile 2013), dell’esistenza di un questionario online promosso dall’UE proprio per conoscere il parere dei cittadini sul tema OGM e Biologico.
Compilarlo significa far valere la propria volontà, un primo passo verso la tutela della propria salute e di quella ambientale, un fermo segnale per dimostrare alle istituzioni che fingono di ascoltarci che invece i cittadini informati e contrari esistono, che l’opposizione consapevole c’è e che non ha paura di farsi sentire!