Spesso si commette l’errore di ritenere etico, sostenibile e privo di crudeltà tutto ciò che viene segnato con una “V” o dichiarato vegan, ma la cosa non è più così diretta e automatica.
Il termine vegan sta subendo una radicale sdoganatura, una commercializzazione che non si può vedere solo in maniera positiva, come accade spesso al giorno d’oggi; quando una qualsiasi cosa si diffonde sufficientemente diventa inevitabilmente una moda, rischiando di perdere ogni significato e finendo per essere strumentalizzata unicamente a scopo di profitto.
Strumentalizzazione applicata a dovere anche dal più grande distributore italiano di carne rossa: Cremonini, azienda del modenese, proprietaria del marchio Chef Express ormai diffuso in ogni autogrill o snack bar delle stazioni ferroviarie.
Consumando presso locali che riportano il marchio citato non si fa altro che finanziare il più grande macellaio d’Italia, che si acquisti il panino vegano proposto da Cremonini o qualsiasi altro prodotto commercializzato.
Questo è il più classico esempio di come un’azienda che di etico e sostenibile non ha nulla mette sul mercato un prodotto solo sulla carta privo di crudeltà, allo scopo di accaparrarsi anche quella fetta di clientela che viene abbindolata attraverso l’utilizzo di un termine privato del suo significato profondo e dell’unione di qualche giusto ingrediente che possa soddisfare palati e menti alternative.
Come per molti aspetti della vita, anche in questo caso è sbagliato fermarsi alle apparenze: ogni volta che si procede con un acquisto bisogna domandarsi come sia stato fatto quel dato prodotto, ma sopratutto da chi venga commercializzato.
Associato alla sdoganatura del termine vegan vi è anche quello green, molto caro ai grandi marchi e multinazionali che attraverso il suo impiego spacciano una falsa sostenibilità che si ferma al verde del logo introdotto al posto del colore predominante precedente, quasi come se lavasse via i crimini commessi ogni giorno.
L’esempio più lampante ce lo offre McDonald’s: e in Italia chi rifornisce di carne il colosso dei fast food? Ma Cremonini, ovviamente!
Il Gruppo Cremonini, di cui fanno parte Inalca, Montana, Marr e Ibis salumi, si occupa della lavorazione, distribuzione e fornitura, sia al dettaglio che a l’ingrosso, di carni bovine, servendo i supermercati Coop, ad esempio.
Oltre che del marchio Chef Express, Cremonini è proprietario anche delle catene di ristorazione Moto e Roadhouse Grill, e della maggior parte dei distributori automatici presenti in uffici, stazioni, etc.
Avremo modo e tempo di tornare su Cremonini, approfondendo e trattando diversi aspetti che toccano tutt* quant*, vegani e non vegani. Intanto, ora sapete chi si cela dietro il panino falsamente nonviolento commercializzato da Chef Express, quindi non avete più scuse, perché vegan significa ben più di una semplice dieta, come può essere quella Dunkan.
Il cambiamento tanto auspicato non sarà mai raggiunto se, ogni volta che esce sul mercato un prodotto spacciato per green o per etico, si festeggia e si corre ad acquistarlo senza domandarsi da chi venga commercializzato e cosa la sua produzione abbia comportato.
Ci auguriamo di non dover mai assistere a vegani che vanno a consumare da McDonald’s qualora dovesse fare un panino per attirare anche questa fetta di consumatori.
Il termine vegan va necessariamente rivisitato, nutrito di nuovi significati e allargato. Il concetto che sosteniamo e difendiamo ormai da tempo ci sembra abbastanza chiaro: tutto ciò che causa sofferenza animale non deve essere considerato vegan!
E, considerando che l’essere umano appartiene anch’esso alla specie animale, ci auguriamo che nell’ambiente vegano sempre di più si diffonda l’arma nonviolenta del boicottaggio da applicare anche a tutto ciò che causa sfruttamento delle persone, senza dimenticare quello ambientale: la Terra è il primo organismo vivente, la cui sopravvivenza determina quella di ogni altra forma di vita.
Questo si chiama Antispecismo: questa è la strada verso il cambiamento!