PELLICCE: QUANDO LA MODA VESTE DI SANGUE

La pelliccia, gli inserti in pelliccia, i vari accessori e capi in pelle sono una delle espressioni più palesi della crudeltà alla quale l’animale umano può arrivare, in assoluto una delle forme di sfruttamento e di violenza nei confronti della vita di altre creature tra le più inutili.

Non esiste la necessità di vestirsi con capi di abbigliamento che fino a qualche giorno prima magari scorrazzavano liberi in natura, sono solo il lusso e la moda a spingere perché vengano acquistati determinati prodotti. Si tratta solo del desiderio costante dell’animale umano di affermare di essere la specie dominante e superiore sul Pianeta, ma che con queste azioni dimostra solo di essere la più barbara.

Non intendiamo essere accusatori e giudici del comportamento altrui; i nostri principi ci muovono a segnalare ogni forma di sfruttamento esistente al Mondo sperando che sia spunto di riflessione per rendersi conto di quanta inutile sofferenza dilaghi in esso.

Il mercato delle pellicce e dei capi in pelle, purtroppo, è molto vasto. In questo caso, vorremmo puntare il riflettore su tre diverse situazioni in cui vengono sacrificate delle vite innocenti per la produzione di assurdità palesemente figlie di una moda e di un mercato dell’apparenza, che ogni anno chiede il suo tributo di corpi unicamente all’insegna del lusso e della vanità.

La pelliccia di Karakul (o Persiano) viene ricavata scuoiando i cuccioli appena nati di questo agnello dal pelo nero, altre volte estraendo direttamente il feto ancora nel grembo materno… tutto questo unicamente per la lucentezza del suo pelo.
Si stima che ogni anno vengano allevati e poi uccisi per il mercato della pelliccia dai quattro ai cinque milioni di agnelli karakul e che siano necessari trenta feti per la produzione di un solo capo. Vi pare che tutto questo possa davvero essere giustificabile in qualche modo?

Ma all’assurdo non vi è mai fine e allora ecco i giubbottini in pelliccia per i nostri cagnolini: visoni, ermellini sacrificati perché certe persone possano vantarsi di aver vestito il proprio animale domestico con un altro animale evidentemente ritenuto non altrettanto degno di poter vivere ed esser lasciato libero.
Ovviamente l’opera di convincimento della pubblicità per spingere ad acquistare certi prodotti è innegabile complice di tutto questo e quello che viene affermato serve solo a sminuire i sensi di colpa di chi produce, ma soprattutto di chi compra: la pelliccia è un materiale naturale che permette al vostro cane di respirare al 100% e ancora una risorsa rinnovabile.
Viene da pensare che se i cani vestiti con questi capi potessero parlare prima ci insulterebbero e poi si metterebbero a piangere.

L’ultimo orrore della moda vede rivestite di sofferenza anche le automobili,  come la fiat 500 completamente rivestita all’esterno in pelle di pitone, e, ancora peggio, un mezzo ecologico come la bicicletta che possiamo trovare ora con il sellino in pelle di pitone o agnello, il rivestimento in vitello e i manubri in avorio.

La causa dell’esistenza di un mercato di sofferenza come questo non è neanche da attribuire unicamente a chi produce, ma piuttosto a chi compra, a chi ne fa uso, perché, se non ci fosse domanda, certi allevamenti e fabbriche di morte non esisterebbero. Sempre e in ogni caso, sono le nostre scelte a poter fare la differenza e determinare nel bene o nel male le sorti di altre creature viventi che come noi e con noi (e non per noi) abitano questo Pianeta.