QUANTO SANGUE PER UNA ZUPPA!!!

Gli squali vengono pescati e mutilati: di loro interessano solo le pinne. Il resto si ricaccia in mare. (foto di Paul Hilton, Pew Environment Group – National Geographic)

73 milioni di squali perdono la vita ogni anno,  uno degli esseri viventi più antichi del Pianeta, esistente già da prima dell’era dei dinosauri, rischia rapidamente di estinguersi grazie allo sfruttamento continuo delle risorse ittiche, perché le sue carni, e in particolare le sue pinne, possano soddisfare i desideri gastronomici umani.

Dal 1996 al 2010 il numero delle specie minacciate è passato da 15 a 180 e alcune, come lo squalo tigre e lo squalo toro, sono già diminuite del 90%.
Lo sfruttamento dei mari è estremizzato e questo nuoce ad un equilibrio globale determinato dalla sopravvivenza delle creature viventi che abitano questi ambienti.

La vita degli squali e dei pescecani (e quella di molte altre specie) è minacciata ogni giorno dalla pesca: molti muoiono accidentalmente, rimanendo intrappolati nelle reti con le quali vengono catturati tonni e pescispada, ma la maggior parte viene cacciata per il mercato che gira intorno alle loro pinne.

Distesa di pinne tagliate da un numero inimmaginabile di squali… pensare a quanti potrebbero essere solo che quelli cui appartenevano un tempo le pinne in questa foto è infinitamente drammatico… (foto di Paul Hilton, Pew Environment Group – National Geographic)

La zuppa di pinne di pescecane (dannosa per la salute, dato l’elevato contenuto di mercurio presente nelle pinne) è considerata una prelibatezza in molti Paesi: il suo costo sono milioni di vite… ai pesci catturati vengono tagliate via pinne dorsali e coda e tutto questo mentre sono ancora vivi.

(foto di Paul Hilton, Pew Environment Group – National Geographic)

Una volta privati degli arti, vengono rigettati in mare: una lunga agonia li attende, agonia che culmina con la morte per dissanguamento o per soffocamento. Lo squalo, infatti, per respirare ha bisogno di muoversi e senza pinne questo gli è impossibile.

Noi riteniamo che ogni morte sia crudele, che ogni sfruttamento sia evitabile; dietro azioni del genere non vi è l’istinto di sopravvivenza, non vi è nessuna necessità particolare, ma solo il bisogno di incrementare un mercato alimentare che potrebbe fare benissimo a meno di tanta sofferenza.

Il problema è che i governi di tutto il mondo forniscono enormi finanziamenti all’industria della pesca. L’Europa, ad esempio, sborsa quasi 1 miliardo e mezzo di euro ogni anno (soldi pubblici, soldi nostri) per mantenere i pescherecci e renderli sempre più efficienti, denaro che potrebbe essere diversamente investito, in modo più etico e utile per l’intera società.

L’Italia, che nei propri mari ospita 43 diverse specie, detiene il triste primato per la più alta percentuale di squali la cui vita viene ogni anno minacciata dalla pesca sportiva, praticata su ogni costa del nostro Paese.

Il ciclo della vita di questi animali è molto lento rispetto alla maggior parte dei pesci: impiegano molto tempo a crescere, a raggiungere la maturità sessuale, la loro prole è ridotta e hanno lunghi periodi di gestazione… la sopravvivenza della loro specie è in serio pericolo.

Esistono casi che mantengono viva una fiammella di speranza, come quello del Costa Rica, che ha bandito l’importazione di pinne di squalo. Da tempo la Repubblica di questo Paese ha vietato questa barbara pratica nei propri mari ed ora non contribuirà più in nessun modo ad incrementare questo mercato di sofferenza, non facendo neanche più uso di quelle provenienti da altri Paesi.