Santiago è morto – di Olmo Vallisnera

Un omicidio con la complicità di quell’impero italiano, Benetton, che negli ultimi decenni ha colonizzato la Patagonia argentina, e che mostra tutta l’ipocrisia di chi nasconde il proprio operato dietro pubblicità ingannevoli volte ad ingrassare le tasche di pochi sulla pelle di chi resiste.
Assassinato da quel regime capitalista che divora ogni cosa, ma i ribelli non muoiono mai, Santiago vive in chi lotta per la liberazione della Terra e totale da ogni dinamica di dominio e prevaricazione.
Riportiamo di seguito lo scritto di Olmo.santiago

Bip. Bip, il rumore del telefono che indica l’arrivo di un nuovo messaggio. Apro gli occhi, l’orologio segna le cinque del mattino, mi siedo sul letto e aspetto. Aspetto qualche minuto per svegliarmi bene, tanto lo so di cosa si tratta.. Alle cinque del mattino i messaggi non sono mai positivi. Prendo il telefono dal comodino, lo guardo, aspetto ancora interminabili secondi e poi decido, leggo il messaggio. E’ un caro compagno argentino, lo stesso compagno che mi aveva avvertito un mese fa dell’avvenuta morte di Santiago, poi non confermata. Quel giorno ero andato trafelato a casa di un amica che ha la connessione veloce. Le notizie in diretta dell’emittente di Buenos Aires erano terribili, parlavano con certezza della morte del ragazzo anarchico, il telegiornale diceva che alcuni gendarmi avevano parlato in forma anonima. In quei momenti scrissi di getto, di rabbia, poi tutto rientrò. I poliziotti ritrattarono e rimase il mistero della scomparsa. Il mio amico mi disse che tutt@ erano sicuri della sua morte, era solo questione di tempo e il corpo sarebbe stato trovato. Il governo argentino cercò di depistare in tutti i modi: Santiago è scappato perché colpevole, Santiago in Bolivia, Santiago nascosto come un vero sovversivo. Infami, con le mani sporche di sangue tentavano di farlo apparire un pericoloso latitante. Ricordo le frasi concitate, del mio amico, al telefono in quei giorni: Compagnero, hai mai visto un rivoluzionario tornare a casa dopo che è stato rapito dallo Stato? Hai mai visto un combattente per la libertà tornare a casa dopo che il braccio armato dello Stato lo ha torturato? Hai mai visto una multinazionale della violenza, come Benetton, lasciare tornare a casa un suo nemico? Io non rispondevo, non riuscivo a trovare le parole, dissi solo: No, non l’ho mai visto. Alba ancora lontana, seduto sul letto apro i messaggi. Un breve messaggio, troppo breve: E’ morto. Nelle ultime 48 ore i media di mezzo mondo hanno dato la notizia della morte, un corpo, ripescato a poche centinaia di metri dal luogo dove Santiago era stato prelevato, sembra confermare il tutto ma, la famiglia ha chiesto riserbo, rispetto. Aspettano l’autopsia. Il corpo devastato è vestito come era vestito Santiago al momento della scomparsa, i dreads sono simili, troppo simili e in tasca hanno trovato la carta d’identità. Quella di Santiago. A questo punto anche i compagni argentini sono certi, l’autopsia è solo una terribile attesa di una conferma. Il giovane militante anarchico tatuatore è morto, e sarebbe morto due mesi fa, appena dopo il suo sequestro, gettato nel fiume Chubut come carta straccia, immondizia. Bisogna però considerare un’altro aspetto, Il ritrovamento è particolarmente sospetto, perché l’area era già stata perlustrata più volte. Potrebbe essere stato messo nel fiume da poco, prelevato da qualche buca e buttato in una zona in cui sarebbe stato trovato, troppa la pressione internazionale. I primi di settembre decine di migliaia di argentini erano scesi in piazza nella capitale Buenos Aires per protestare dopo la scomparsa di Santiago Maldonado, 28 anni, attivista radicale. Nella Plaza de Mayo, luogo terrificante della memoria della dittatura argentina, erano presenti, assieme a migliaia di giovani attivisti anche tanti bambini. Il capo del governo, Mauricio Macri, in quella occasione, disse di non preoccuparsi, sarebbe tornato sano e salvo, invece lo avevano ammazzato quel primo agosto. Sorridevano mentre sputavano menzogne. Santiago era un anarchico internazionalista per la liberazione della terra, non era un membro del popolo Mapuche ma ne condivideva le lotte. Il 1 Agosto 2017, circa 500 membri della Gendarmeria Nazionale Argentina avevano represso una protesta nel nord-est di Chubut, nella Patagonia argentina, a nord di Esquel. L’azione era stata messa in campo dai membri della comunità Mapuche “Pu Lof en Resistencia del departamento Cushamen”. A seguito dello sgombero dell’area, la Gendarmeria ha perseguito i manifestanti fin dentro i campi, entrando nei territori della comunità e sparando con armi automatiche. Durante questo inseguimento Santiago è sparito. Le testimonianze di chi stava scappando, riportano che è stato catturato e caricato in un furgone, che riportava le scritte della polizia. Da questo momento in poi, non si è saputo più nulla di lui. Santiago è solo l’ultimo morto di una serie lunghissima, sono decine le uccisioni in Patagonia, impero dei Benetton che in europa fa le gigantografie coi bimbi colorati, United Colors, pubblicità progresso del cazzo, e in Patagonia è il male assoluto. Santiago lo sapeva. Lo sapeva che le multinazionali chiudono sempre il cerchio. Lo sapeva che i pezzenti della Patagonia continuano a morire per mano di criminali che vestono i bambini ricchi di magliette divertenti e riempiono le loro bocche di hamburger. E lo sappiamo anche noi il motivo che spinge l’imperatore italiano a sequestrare le terre e a incendiare le case dei Mapuche. Masse interminabili di pecore occupano un milione di ettari. Prima sfruttate per il loro mantello, mantello che le protegge dal freddo, e poi fatte a pezzi e vendute nei fast food. Si, il cerchio si chiude. Solo che i Mapuche non mollano, li dovete ammazzare tutti. Non vi è bastato rubargli le terre, i figli, trascinarli fuori dalle loro case, no, li dovete ammazzare, perché non si arrenderanno mai. Preferiscono morire piuttosto che abbandonare i loro fiumi, le montagne, l’aria. Fra pochi giorni tutto verrà dimenticato, i media non possono fermarsi, come panzer schiacciano ogni alito di ricordo. Ci saranno nuove notizie, notizie più interessanti, nuove sfilate, nuovi hamburger, nuovi attori da idolatrare, nuove magliette da indossare. Ma noi anarchici, pezzenti e reietti non dimentichiamo, mai. Per la liberazione umana, animale e della terra, solidarietà incondizionata e complice a chi, in continue privazioni, lotta per la libertà. Che la terra ti sia lieve Santiago, eri un ragazzo. Bastardi.

Appello dalla Rete in Difesa del Popolo Mapuche:
MILANO, SABATO 25 NOV , ORE 14: 30 PRESIDIO SOTTO IL CONSOLATO ARGENTINO, VIA AGNELO 2
A SEGUIRE PRESSO IL NEGOZIO BENETTON DI PIAZZA DUOMO

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