Si chiama HARLAN, si legge VIVISEZIONE

Vi ricordate di Green Hill? Ormai dovrebbe essere abbastanza conosciuto l’ex allevamento di beagle destinati ai laboratori di vivisezione: più di 2500 erano i cani rinchiusi in quei casermoni in provincia di Brescia.

Ma gli orrori non terminano con la chiusura di Green Hill: in Italia abbiamo la sfortuna di ospitare un altro allevamento di animali destinati alla vivisezione, Harlan, con ben due sedi, una in provincia di Udine e un’altra a Correzzana, sempre nel bresciano.

Harlan sfrutta vite in nome del denaro e non del progresso scientifico… vogliamo aprire gli occhi e accorgercene tutti quanti? Mentre noi stiamo ancora qui a domandarci se sia giusto o meno, in quei luoghi di morte e sofferenza ci sono migliaia di vittime innocenti che subiscono le peggiori torture!

Forse Harlan non è noto come lo era l’allevamento di beagle, forse perché al suo interno non sono rinchiusi solo teneri cagnolini, forse perché non vi è ancora stato un interesse da parte dell’opinione pubblica con i vari servizi di Striscia la Notizia o di qualche parlamentare dai comportamenti ambigui, dei quali tra l’altro facciamo volentieri a meno.

Per far chiudere certi posti, come abbiamo visto, servono le persone, serve una coscienza collettiva, un’unione di numeri che faccia capire pacificamente quanto quella determinata cosa sia sbagliata.

Harlan tiene prigionieri molti più animali di Green Hill: scimmie, topi, conigli, cani e forse gatti, tutti destinati ai laboratori di vivisezione, tutti destinati ad ingrassare le tasche delle multinazionali farmaceutiche.

La vivisezione non è una scienza attendibile e noi ripudiamo questa pratica per scelte etiche, perché siamo contrari ad ogni forma di sfruttamento che sia essa commessa su animali, persone o ambiente… ma oltre a questo vi sono ragioni scientifiche per le quali andrebbe abolita.

Anche un bimbo capirebbe che un farmaco o una qualsiasi sostanza testata su un topo non potrà mai dare gli stessi risultati che darebbe se testata sull’organismo umano; siamo tutti animali, ma ognuno reagisce in modo diverso.

Oltre a questo vi è anche da tenere presente lo stress al quale sono sottoposti gli animali: i lunghi viaggi per giungere nei laboratori e la prigionia alla quale sono costretti alterano le reazioni del loro organismo alle sostanze che gli iniettano.

Se la scelta etica non è sufficiente, allora pensate al fatto che dopo aver torturato ed ucciso milioni di animali ogni anno per poter commercializzare sempre nuovi prodotti (farmaceutici, per l’igiene personale, per la bellezza, per la pulizia della casa) i test continuano su di noi perché solo a quel punto si saprà veramente che effetto potrà avere quella sostanza sull’organismo umano.

Vi consigliamo di cercare su youtube se siete interessati ad approfondire le conferenze del dottor Tettamanti e del dottor Cagno.
Noi, invece, vi proponiamo un breve filmato che spiega la vita, la sofferenza e la morte delle scimmie da laboratorio.

Ricordate sempre: noi possiamo scegliere per la nostra esistenza, ma le nostre scelte determinano l’esistenza di chi si ritrova poi in una gabbia, in uno stabulario, vivisezionato e torturato senza rispetto alcuno, senza motivo condivisibile.